1 luglio 2007

Rassegna stampa del 1° luglio 2007


Vedi anche:

La lettera del Papa ai Cinesi: qualche commento

Riflessione sulla lettera del Papa alla Chiesa cinese

LETTERA DEL PAPA ALLA CHIESA CATTOLICA CINESE

Quel rivoluzionario di Ratzinger...






Buona domenica, carissimi amici :-)
Come sapete, oggi la stragrande maggioranza dei quotidiani non e' in edicola, salvo qualche eccezione, che prontamente segnaleremo.
Iniziamo, dunque, la rassegna stampa di oggi con i commenti alla lettera del Papa alla Chiesa cinese. Parleremo, di seguito, della Messa tridentina e di altri argomenti interessanti.
In particolare commenteremo l'editoriale di stamattina di Antonio Socci su cui ho molto da dire e molto da contestare
:-)
Raffaella


«Cina, libertà religiosa ma la Chiesa non vuole abbattere il regime»

di Andrea Tornielli

È un invito all’unità della Chiesa cinese, una mano tesa alle autorità di Pechino, l’offerta di indicazioni concrete per risolvere alcuni problemi senza creare ulteriori fratture o tensioni. La lettera di Benedetto XVI ai cattolici della Cina, pubblicata ieri, parla alla Chiesa, ma anche al governo.
Il Papa desidera manifestare la sua vicinanza e la riconoscenza «per la sofferta testimonianza di fedeltà offerta dalla comunità cattolica». Si dice convinto che «la normalizzazione dei rapporti con la Repubblica Popolare cinese richiede tempo e presuppone la buona volontà delle due parti», manifestando al tempo stesso disponibilità e apertura per nuove trattative: «Questa pesante situazione di malintesi e di incomprensione, infatti – chiarisce Ratzinger – non giova né alle autorità cinesi né alla Chiesa cattolica in Cina», una Chiesa che non chiede alle autorità politiche «nessun privilegio». Il Papa sottolinea che la Chiesa «non è legata a nessun sistema politico» e dunque anche in Cina «ha la missione non di cambiare la struttura o l’amministrazione dello Stato» ma di annunciare Gesù. Un passaggio chiave, quest’ultimo, per rassicurare Pechino del fatto che i cattolici in quanto tali chiedono rispetto per la libertà religiosa e non lavorano per abbattere il regime sotto impulso del Vaticano. Infatti, «la Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile» anche se «non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia». Ed è chiaro che la Chiesa «chiede allo Stato di garantire ai cittadini cattolici il pieno esercizio della loro fede, nel rispetto di un’autentica libertà religiosa. Per risolvere i problemi bisogna dunque superare i conflitti, anche se «non è accettabile un’arrendevolezza» verso le autorità politiche «quando esse interferiscano indebitamente in materie che riguardano la fede e la disciplina della Chiesa».

Benedetto XVI invita poi i cattolici cinesi alla comunione e al perdono reciproco, perché in Cina la Chiesa è una sola. L’Associazione Patriottica, l’organismo del governo di Pechino che controlla la Chiesa ufficiale, non è nominata nel corpo del documento ma solo in una nota. Il riferimento è però chiaro quando sono citati gli «organismi, voluti dallo Stato ed estranei alla struttura della Chiesa» che vogliono «guidare la vita della comunità ecclesiale». Vanno riconosciuti l’autorità civile e i suoi diritti, ma «vanno rispettati i superiori diritti di Dio», ed è evidente che la finalità dell’Associazione Patriottica di rendere autonoma, autogestita e indipendente la Chiesa «è inconciliabile con la dottrina cattolica».
Il Papa precisa però che non vi sono elementi che si oppongano al dialogo con le autorità politiche e «all’accettazione del riconoscimento» da queste concesso alle comunità cattoliche e ai loro pastori, «a condizione che esso non comporti la negazione di principi irrinunciabili della fede e della comunione ecclesiastica». Anche se quasi sempre, nota con rammarico il Pontefice, «nella procedura di riconoscimento intervengono organismi che obbligano le persone coinvolte ad assumere atteggiamenti, a porre gesti e a prendere impegni che sono contrari ai dettami della loro coscienza di cattolici».

Ratzinger ricorda poi com’è nata la gerarchia cosiddetta «clandestina», auspicando che i pastori di queste comunità «possano essere riconosciuti come tali dalle autorità governative».

Molti altri vescovi «sotto la spinta di circostanze particolari» sono stati consacrati senza il mandato pontificio ma, in seguito, «hanno chiesto di poter essere accolti nella comunione con il Successore di Pietro» e l’hanno ottenuto. Benedetto XVI spiega che è importante che questo sia risaputo e comunicato ai fedeli, per evitare problemi di coscienza. Quanto ai vescovi ordinati senza mandato e rimasti illegittimi, il Papa chiarisce che anche questi «esercitano validamente il loro ministero nell’amministrazione dei sacramenti, anche se in modo illegittimo» e auspica vivamente che chiedano la piena comunione con Roma.

Per quanto riguarda infine l’annoso problema della nomina dei vescovi, Ratzinger spera «che si trovi un accordo con il governo» sulla scelta dei candidati e sul loro riconoscimento ufficiale. Il documento si conclude con l’invito al «comandamento d’amore che Gesù ci ha dato, di amare i nostri nemici e di pregare per coloro che ci perseguitano».

© Copyright Il Giornale, 1° luglio 2007


Sessant’anni di persecuzioni e clandestinità

di Redazione

La comunità cattolica cinese ha sofferto una prima persecuzione negli anni ’50, con l’espulsione dei vescovi e dei missionari stranieri, l’imprigionamento di quasi tutti gli ecclesiastici e dei responsabili dei vari movimenti di laici, la chiusura delle chiese e l’isolamento dei fedeli. Risale alla fine degli anni ’50 la creazione degli organismi statali quali l’Ufficio per gli Affari Religiosi e l’Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi, con lo scopo di guidare e «controllare» ogni attività religiosa. Nel 1958 avvennero le prime due ordinazioni episcopali senza il mandato papale.
Nel decennio 1966-1976, la «rivoluzione culturale» coinvolse violentemente la comunità cattolica, colpendo anche quei vescovi, sacerdoti e fedeli laici che si erano dimostrati più disponibili verso le autorità governative. Negli anni ’80, con le aperture di Deng Xiaoping, ha avuto inizio un periodo di tolleranza religiosa con qualche possibilità di movimento e di dialogo, che ha permesso la riapertura di chiese, seminari e case religiose, e una certa ripresa della vita comunitaria. Ancora una volta, il sangue dei martiri era stato seme di nuovi cristiani: la fede era rimasta viva nelle comunità. Il nuovo clima non mancherà, però, di suscitare diverse reazioni all’interno della comunità cattolica. Alcuni vescovi, non «volendo sottostare a un indebito controllo» da parte dello Stato, hanno dato vita a comunità clandestine e si sono fatti consacrare di nascosto per garantire la trasmissione della fede e dei sacramenti. Il Papa nella lettera spiega che la clandestinità «non rientra nella normalità della vita della Chiesa» e auspica quindi che questi vescovi siano riconosciuti. Sono quindi subentrate divisioni e tensioni tra le comunità clandestine e quelle ufficiali, che avevano accettato il riconoscimento e il controllo statale.
Un dato significativo è quello dei numeri: i cattolici nel 1948 erano più di tre milioni. Oggi sono stimati tra gli otto e i dodici milioni.

© Copyright Il Giornale, 1° luglio 2007


Il Papa striglia Pechino: basta perseguitare i cristiani

di CATERINA MANIACI

La Chiesa in Cina deve essere una, pienamente cinese e pienamente cattolica. Il Papa vuole manifestare tutto il suo amore e la sua vicinanza alla martoriata comunità cattolica in Cina e nello stesso tempo proclama che essa deve avere la possibilità di essere libera, deve poter godere «di un'autentica libertà religiosa».
Fatti salvi questi irrinunciabili principi la Santa Sede «auspica l'apertura di uno spazio di dialogo con le autorità della Repubblica Popolare Cinese, in cui, superate le incomprensioni del passato, si possa lavorare insieme per il bene del popolo cinese e per la pace nel mondo». È questo il nucleo centrale della annunciata e attesa Lettera del Santo Padre Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese. E, indirettamente, alle autorità di Pechino, anche se - viene sottolineato più e più volte - il testo tratta questioni eminentemente religiose, non è quindi un documento politico, né vuole essere un atto di accusa contro il potere. Ma - come si legge in una dichiarazione diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede - non può «ignorare le note difficoltà che la Chiesa in Cina deve affrontare quotidianamente». Del resto, a sottolineare il carattere spirituale del documento, il Papa lancia una Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, il 24 maggio di ogni anno. Come si legge in una nota di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa, alla Radio vaticana, «non erano mancati i messaggi dei papi precedenti per la Chiesa e il popolo cinesi», ma in questo caso «ci troviamo davanti a un documento ampio, esplicito, pubblico, che dice a tutti con grande chiarezza e serenità che cosa è e che cosa vuol essere la comunità della Chiesa cattolica che vive nel più popoloso Paese del mondo, dove deve affrontare ancora una situazione difficile a seguito delle incomprensioni e limitazioni che ne impediscono la vita e la crescita in piena libertà». Si tratta, dunque, della «risposta a domande nate in situazione di sofferenza e disorientamento».
Annunciata da mesi, molto attesa anche dal governo cinese - che ne ha avuto copia in anteprima - la Lettera, 50 pagine nell'edizione italiana, ha anche due edizioni in cinese, tradizionale e semplificato. Ad accompagnarla, una nota esplicativa nelle stesse lingue, quattro pagine che ricapitolano la storia della Chiesa cattolica in Cina, dal martirio alla "tolleranza". Il Papa vuole mettere fine ai contrasti tra fedeli e non parla mai di Chiesa "patriottica" o "nazionalista".
Ai fedeli chiede un cammino verso una completa comunione e ribadisce una necessaria "normalità" della Chiesa cinese, con l'invito a vescovi e fedeli a superare le divisioni, a manifestare pubblicamente la loro fede, senza più clandestinità, e l'abolizione delle norme straordinarie fin qui concesse alla Chiesa in Cina. La «dolorosa ferita» delle ordinazioni episcopali non autorizzate da Roma è profonda e rappresenta «una grave violazione della disciplina canonica», scrive il Papa nella Lettera, la questione è delicata e ogni caso deve essere studiato a sé.
Del resto, la maggior parte dei vescovi consacrati senza l'autorizzazione papale sono già stati riconosciuti dalla Santa Sede. Nessuna legittimità per l'Associazione patriottica, organismo voluto dallo Stato, estranea alla struttura della Chiesa: le sue dichiarate finalità di attuare "i principi d'indipendenza e autonomia, autogestione e amministrazione della Chiesa", in realtà «sono inconciliabili con la dottrina cattolica».
E in Cina, quali sono le reazioni alla Lettera papale? Mentre a Pechino circolano voci di un imminente annuncio della nomina del nuovo vescovo di Pechino, si diffonde anche la notizia che gli organizzatori cinesi della mostra "Leonardo da Vinci a Tienanmen" avrebbero inviato un messaggio sia al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, sia al ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, in cui si farebbe riferimento ad una probabile visita di Benedetto XVI in Cina in autunno. Come scrive padre Bernardo Cervellera, direttore dell'agenzia Asianews, «la lettera rimane un messaggio nettamente spirituale, ma proprio per questo scuoterà la Cina molto di più di qualunque bega politica».

© Copyright Libero, 1° luglio 2007


Il Papa avrebbe ricevuto un invito dagli organizzatori di una mostra dedicata al genio di Leonardo da Vinci

In autunno Benedetto XVI a Pechino?

Nella Lettera ai cattolici della Repubblica cinese, pubblicata ieri, un appello alla libertà religiosa

CITTA' DEL VATICANO

Papa Benedetto XVI il prossimo autunno potrebbe essere a Pechino.
Una visita tanto attesa dai cattolici cinesi sulla quale però non è arrivata nessuna conferma ufficiale. Al Pontefice sarebbe giunto un invito dagli organizzatori della mostra d'arte "Leonardo Da Vinci a Tienanmen".
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Una notizia che arriva proprio nel giorno in cui viene pubblicata l'attesa Lettera del Papa ai cattolici della Repubblica Popolare Cinese.
Una "piccola enciclica" di 28 pagine, che contiene un forte appello per la libertà religiosa, come diritto da tutelare e garantire. Un segnale importante di distensione dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare, nella prospettiva della normalizzazione delle relazioni diplomatiche.
Benedetto XVI si rivolge sempre ad un'unica Chiesa in Cina, senza fare cenno alle nomine episcopali illegittime, che nell'ultimo anno hanno rappresentato il maggior motivo di attrito con le autorità cinesi. Nessun accenno neanche allo stato di separazione tra Chiesa ufficiale e quella clandestina.
Toni prudenti verso le autorità centrali, senza proclami contro l'Associazione patriottica e la Chiesa filogovernativa volti a rimarcare l'autorità vaticana sui vescovi e sulle nomine.
Una vera Lettera pastorale, con passaggi dottrinali, rivolta ai 10-12 milioni di cattolici cinesi, che nel loro paese vivono una situazione non semplice.
La decisione di inviare una Lettera ai cattolici cinesi era stata annunciata lo scorso 20 gennaio al termine di una riunione di due giorni in Vaticano per analizzare i problemi ecclesiali più gravi e urgenti che riguardano la Chiesa in Cina, primo fra tutti quello della libertà religiosa.
La riunione, presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, era stata convocata da Benedetto XVI «nel desiderio di approfondire la conoscenza della situazione della Chiesa cattolica nella Cina Continentale». Presenti all'incontro alcuni esponenti dell'Episcopato cinese (Hong Kong, Macao e Taiwan) e coloro che, per la Santa Sede, seguono più da vicino la questione.
Un documento per incoraggiare la «luminosa testimonianza, offerta da vescovi, sacerdoti e fedeli, i quali, senza cedere a compromessi, hanno mantenuto la propria fedeltà alla Sede di Pietro, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Con particolare gioia» si era constatato che «oggi la quasi totalità dei vescovi e dei sacerdoti è in comunione con il Papa».
«Sorprendente, inoltre – sottolineava il comunicato della Santa Sede –, è stata la crescita numerica della comunità ecclesiale che, anche in Cina, è chiamata ad essere testimone di Cristo, a guardare in avanti con speranza e a misurarsi, nell'annuncio del Vangelo, con le nuove sfide che la società sta affrontando». Era inoltre emersa in maniera ferma «la volontà di proseguire il cammino di un dialogo rispettoso e costruttivo con le Autorità governative, per superare le incomprensioni del passato».

© Copyright La Gazzetta del sud, 1° luglio 2007


*** La notizia di una possibile visita del Papa a Pechino era circolata tempo fa come si evince da questo post pubblicato nel blog collegato Curiosità su Papa Ratzinger - Benedetto XVI : Vatican "gossip" del 14 maggio 2007.
Raffaella

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