9 settembre 2007

Il Papa in Austria: gli articoli di Giornale e Corriere


Vedi anche:

VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA IN AUSTRIA (7-9 SETTEMBRE 2007): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL PAPA IN AUSTRIA

Politi ritorna se stesso: tenta di far scontare al Papa il trionfo di Loreto ma avrà una brutta sorpresa

IL PAPA IN AUSTRIA: VIDEO DI SKY

Padre Lombardi: stamattina il Papa ha pronuciato una delle più belle omelie che abbia sentito

Povertà, castità ed obbedienza sono risposte attuali!

Messaggio del Papa ai funerali di Pavarotti

Il Papa in Austria: la parola ad Alberto Bobbio

IL PAPA IN AUSTRIA: NUOVI VIDEO DI SKY

Politica e religione tra Europa e Stati Uniti dopo l’11 settembre: un bilancio (Rubbettino Editore)

Il Papa in Austria: gli articoli del Mattino e del Foglio

Il Cristianesimo è più di una morale, è il dono di un'amicizia!

Conversazione del Santo Padre con i giornalisti durante il volo per Vienna

Il Papa al Santurio di Mariazell: la pioggia incessante non scoraggia le migliaia di pellegrini

Il diritto umano fondamentale, il presupposto per tutti gli altri diritti, è il diritto alla vita stessa

IL PAPA: SOLO LE PIETRE PARLERANNO DI CRISTIANESIMO?

PROGRAMMAZIONE TELEVISIVA E RADIOFONICA PER IL VIAGGIO IN AUSTRIA

VISITA PASTORALE DEL PAPA A LORETO (1-2 SETTEMBRE 2007): LO SPECIALE DEL BLOG

I comandamenti del Papa: un decalogo di soli «sì»

di Andrea Tornielli

Papa Ratzinger rilegge il decalogo trasformando i «no» dei comandamenti in altrettanti «sì». Lo ha fatto nell’omelia della messa celebrata davanti al santuario di Mariazell, ricordando che «il cristianesimo è di più e qualcosa di diverso da un sistema morale, da una serie di richieste e di leggi. È il dono di un’amicizia che perdura nella vita e nella morte». Ma proprio per questo «il cristianesimo porta in sé una grande forza morale» e permette di rileggere il decalogo «con Gesù Cristo e la sua Chiesa» rivelandolo come «un grande ammaestramento».

I primi tre comandamenti (Io sono il Signore Dio tuo: non avrai altro Dio fuori di me; non nominare il nome di Dio invano; ricordati di santificare le feste) sono «un sì a Dio, un Dio che ci ama e ci guida, che ci porta e, tuttavia, ci lascia la nostra libertà, anzi la rende vera libertà». Il quarto comandamento (onora il padre e la madre) è «un sì alla famiglia»; il quinto (non uccidere) «un sì alla vita»; il sesto (non commettere atti impuri) «un sì ad un amore responsabile»; il settimo (non rubare) «un sì alla solidarietà, alla responsabilità sociale e alla giustizia». L’ottavo comandamento (non dire falsa testimonianza) è «un sì alla verità», mentre il nono e il decimo (non desiderare la donna d’altri, non desiderare la roba d’altri) sono «un sì al rispetto delle altre persone e a ciò che ad esse appartiene». In virtù della forza della nostra amicizia col Dio vivente noi viviamo questo molteplice «sì» e lo portiamo come «indicatore di percorso entro il nostro mondo».

Prima di far ritorno a Vienna, dove oggi concluderà il viaggio, il Papa ha celebrato i vespri a Mariazell e ha spiegato il senso profondo dei «consigli evangelici» di povertà, castità e obbedienza vissuti da chi si impegna «nella sequela radicale di Cristo». Spiegando il perché del celibato ha detto: «Sacerdoti, religiosi e religiose non vivono senza connessioni interpersonali. Con il voto di castità nel celibato non si consacrano all’individualismo o a una vita isolata, ma promettono solennemente di porre totalmente e senza riserve al servizio del regno di Dio gli intensi rapporti di cui sono capaci e che ricevono come un dono».

© Copyright Il Giornale, 9 settembre 2007


Il Papa: la scienza senza Dio è una minaccia per l'uomo

Il pontefice in Austria: la verità non è intolleranza verso le altre religioni

DAL NOSTRO INVIATO Luigi Accattoli

MARIAZELL (Austria) — Una scienza senza verità potrebbe portare alla «distruzione dell'uomo» e un'Europa «povera di bambini» pare destinata a smarrire la «fiducia» nel futuro: l'ha detto ieri mattina Benedetto XVI durante la celebrazione al santuario di Mariazell ed è stata l'affermazione centrale della seconda giornata di questo breve viaggio in Austria che termina oggi.
È da quando è stato eletto — anzi dall'omelia della vigilia dell'elezione, quando era ancora il «cardinale decano» — che il Papa teologo continua a riproporre il suo monito a un'Europa che gli appare «rassegnata» nel suo «relativismo »: parola che ieri non ha pronunciato, ma che era sottesa a tutto il discorso. «La nostra fede — ha detto Ratzinger — si oppone decisamente alla rassegnazione che considera l'uomo incapace della verità, come se questa fosse troppo grande per lui. La rassegnazione di fronte alla verità è il nocciolo della crisi dell'Occidente, dell'Europa».
Rassegnazione, cioè «rinuncia» a cercare la verità. Il Pontefice ha insistito sulla necessità di ribellarsi alla tentazione di quella rinuncia: «Se per l'uomo non esiste una verità, egli, in fondo, non può neppure distinguere il bene dal male. E allora le grandi e meravigliose conoscenze della scienza diventano ambigue: possono aprire prospettive importanti per il bene, per la salvezza dell'uomo, ma anche — lo vediamo — diventare una terribile minaccia, la distruzione dell'uomo e del mondo». Qui forse Ratzinger pensava agli esperimenti sulla vita nascente, tipo quelli degli embrioni- chimera, o forse alle armi nucleari.
Ma la passione per la verità non è intollerante? Il Papa ha risposto con impegno a questa obiezione: «Noi abbiamo bisogno della verità. Ma certo, a motivo della nostra storia abbiamo paura che la fede nella verità comporti intolleranza ». Per vincere «questa paura, che ha le sue buone ragioni storiche», è necessario «guardare a Gesù come lo vediamo qui al santuario di Mariazell», cioè «bambino» e «crocifisso», cioè inerme e vittima. La «verità» proposta dal cristianesimo — ha continuato Ratzinger — «non si afferma mediante un potere esterno, ma è umile e si dona all'uomo solamente mediante il potere interiore del suo essere vera; la verità dimostra sé stessa nell'amore». «Di questa forza della verità — ha affermato — noi come cristiani ci fidiamo. Di essa siamo testimoni. Dobbiamo trasmetterla in dono nello stesso modo in cui l'abbiamo ricevuta». Cioè «nell'amore» e allora non saremo «intolleranti» se affermeremo che Cristo è «l'unico mediatore»: quell'affermazione «non significa affatto disprezzo delle altre religioni né assolutizzazione superba del nostro pensiero, ma solo l'essere conquistati da Colui che ci ha interiormente toccati e colmati di doni, affinché noi potessimo a nostra volta fare doni anche agli altri».
Il riferimento a «Gesù bambino» ha indotto il Pontefice a svolgere alcune suggestive affermazioni sui bambini «nei quali Gesù vuole venirci incontro», sui bambini «che vivono nella povertà, che vengono sfruttati come soldati, che non hanno mai potuto sperimentare l'amore dei genitori, i bambini malati e sofferenti ma anche quelli gioiosi e sani ». Ed ecco un'espressione accorata di quest'uomo celibe che un giorno decise che non avrebbe avuto una sposa e dei figli: «L'Europa è diventata povera di bambini: noi vogliamo tutto per noi stessi, e forse non ci fidiamo troppo del futuro».
Mariazell è un santuario mariano sui monti della Stiria, a 90 chilometri da Vienna. Il Papa è venuto a festeggiare gli 850 anni di questo sacrario della pietà popolare dell'Europa centrale. La celebrazione è avvenuta sotto la pioggia, presenti circa trentamila persone: è stata la folla più grande di questo viaggio, che non ha scaldato più di tanto l'Austria un tempo fervente e oggi secolarizzata. A Mariazell Benedetto XVI ha celebrato anche il Vespro e qui ha parlato ai sacerdoti e ai religiosi affermando che chi sceglie il celibato «non si consacra all'individualismo o a una vita isolata », ma «cerca di vivere un amore disinteressato per gli uomini».

© Copyright Corriere della sera, 9 settembre 2007

Occhio ai numeri! Le sorprese possono essere dietro l'angolo :-)
R.

Nessun commento: