8 settembre 2007

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Ratzinger a Vienna: l'aborto non è un diritto ma una profonda ferita sociale Ribadito il no all'eutanasia. «Il relativismo non distingue fra bene e male»

Alberto Bobbio

VIENNA Arriva nel cuore dell'Europa e subito la scuote. È un pellegrinaggio il settimo viaggio internazionale di Benedetto XVI. Lui nega, ai giornalisti che lo interrogano sull'aereo, che sia un «viaggio politico»: «Vado in Austria per confermare la gente nella fede, perché oggi abbiamo bisogno di Dio e una vita senza Dio è senza orientamento». Joseph Ratzinger spiega con poche e chiarissime parole la ragione della visita a Vienna e al santuario di Mariazell, tra le montagne della Stiria.
È preccupato del «relativismo», che non permette di distinguere ciò «che è bene e ciò che è male», è preccupato per l'aborto che diventa un diritto, dell'eutanasia, intesa da molti come normale aiuto a morire, e incoraggia i giovani, che con il matrimonio fondano nuove famiglie, a diventare madri e padri. Lo dice sull'aereo e lo ripete in serata con altre parole ai diplomatici accreditati a Vienna e presso le organizzazioni internazionali che hanno sede nella capitale austriaca, denunciando la «degenerazione della tolleranza in una indifferenza priva di riferimenti a valori permanenti». Ma è anche preoccupato della vaporizzazione delle fede, dell'ignoranza sull'essenza e il senso del cristianesimo, che anche la cattolicissima e inquieta Austria sta vivendo. Un sondaggio del quotidiano «Die Presse» rivela che molti cattolici non credono alla Resurrezione e non sanno che Gesù è risorto dopo tre giorni. La Chiesa in Austria ha vissuto momenti difficili, turbolenze e tensioni tra gruppi, che hanno portato a vere e proprie rotture e che il cardinale di Vienna Schoenborn negli ultimi 10 anni ha faticato non poco a riportare nell'alveo dell'unità. Oggi non tutto è tornato normale. E anche il Papa lo sa e lo dice mentre vola verso Vienna: «Non direi che le difficoltà sono state superate, ma la fede vive in contesti difficili. Tuttavia vedo nuovo slanci della fede in Austria». È all'interno di questo ragionamento che Ratzinger, ieri mattina prima di atterrare a Vienna, ha messo in guardia dal relativismo e ha osservato che c'è bisogno dell'orientamento di Dio.
La pioggia torrenziale costringe ad un veloce cambio nel tradizionale protocollo di accoglienza. Il Papa scende in fretta dalla scaletta dell'aereo e si infila in un hangar sgomberato solo poco prima, per la cerimonia di benvenuto. Ed è qui che illustra il senso del pellegrinaggio e offre la ragione del suo, come esempio per tutti: «Pellegrinaggio non significa soltanto cammino verso un santuario. Essenziale è anche il cammino di ritorno verso la quotidianità». È inchiodata in una frase la ragione della vita del cristiano, che il Papa spiega prima di lasciare l'aeroporto: «Aguzzare il nostro sguardo cristiano in vista delle sfide da affrontare nello spirito del Vangelo». Benedetto XVI le ha messe in fila, proponendo davanti al corpo diplomatico una sorta di «manifesto» che dovrebbe scuotere l'Europa sui molti temi: dalla vita alla globalizzazione, dalla giustizia economica alla pace, dall'ambiente alla lotta alle malattie.
Mesi fa, quando è stato pensato, doveva essere solo un pellegrinaggio al santuario di Mariazell per gli 850 anni dalla fondazione. Ratzinger era invitato per la festa della Madonna della Stiria quando era ancora cardinale prefetto della dottrina delle fede. Nel frattempo è stato eletto Papa, ma ha confermato il viaggio, al quale sono stati aggiunti alcuni altri appuntamenti. Lo ha confermato lui stesso ieri rispondendo alle domande in aereo. Ed ecco Vienna, la sua storia, che Ratzinger appena arrivato definisce «spazio culturale nel centro dell'Europa», che «supera frontiere e congiunge impulsi e forze di varie parti del continente». Ecco il suo centro spirituale, ma anche culturale, spiega il Papa, perché «la cultura di questo Paese è essenzialmente permeata del messaggio di Gesù Cristo e dell'azione che la Chiesa ha svolto nel suo nome».
Benedetto XVI comincia dalla piazza Am Hof nel cuore della vecchia Vienna il suo pellegrinaggio. Al centro sorge la Mariensaule, la colonna con la statue della Vergine e in alto gli angeli armati che abbattono i quattro flagelli dell'umanità: la fame, la peste, la guerra e l'eresia. C'è un simbolismo potente nella scelta di cominciare da qui la visita al cuore dell'Europa, alla città più internazionale d'Europa, alla città dell'Onu. Vienna è sede di circa 25 organizzazioni internazionali e le Nazioni Unite hanno in città oltre 5 mila funzionari. C'è l'Agenzia per il controllo dell'energia atomica, quella che promuove programmi contro la droga, c'è l'Opec e l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Anche queste organizzazioni dovrebbero lottare contro i flagelli dell'umanità come gli angeli della Mariensaule. E anche l'Europa, se fosse fedele alle sue radici cristiane, dovrebbe farlo.
Il discorso al corpo diplomatico non tramuta in viaggio politico il pellegrinaggio del Papa, ma serve a portare il Vangelo al centro dell'attenzione per il bene comune. Ma prima sarebbe bene che l'Europa faccia «autocritica» sui «terribili cammini sbagliati». È fiducioso e lo dice ai diplomatici: «Fa parte delle caratteristiche dell'Europa una capacità di autocritica che, nel vasto panorama delle culture del mondo, la distingue e la qualifica». Ma non deve «rinnegare le sue radici cristiane». Si spinge avanti Ratzinger e tratteggia il «modello europeo», un ordine sociale che coniuga «efficacia economica e giustizia sociale», tolleranza e liberalità, ma anche «conservazione dei valori».
Il punto, tuttavia, sta qui: quali valori? Il Papa ne indica uno, come supremo: il valore della vita. Parla di aborto e di eutanasia, dice che l'aborto non è «un diritto umano» ed entra in un dibattito che percorre anche l'Austria. Vienna dal 1975 possiede una legislazione che autorizza l'aborto, ma al tempo stesso dice che si tratta di un'«ingiustizia». Fu l'allora cancelliere Kreisky a volere questa formula, che in qualche modo tiene conto della posizione della Chiesa. Ieri il Papa si è appellato ai politici austriaci perché «la qualifica di ingiustizia attribuita dal vostro ordinamento giuridico all'aborto non venga di fatto abolita». C'è un dibattito in Austria su questa formulazione e alcuni gruppi sostengono la cancellazione di questa parola, poiché danneggerebbe la libertà delle donne. Si tratta tuttavia di gruppi minoritari, che ieri avevano organizzato manifestazioni in centro contro il Papa, però clamorosamente fallite.
Anche sull'eutanasia è in corso un dibattito, che il Papa vede con «grande preoccupazione». È il secondo argomento trattato davanti ai diplomatici. Si discute sul cosiddetto «attivo aiuto a morire», che non è però è argomento solo austriaco. Ratzinger ha invece rilanciato le cure palliative, l'accompagnamento verso la morte, e «riforme strutturali in tutti i campi del sistema sanitario e sociale». E infine ha dettato il compito all'Europa, il continente in cui per la prima volta «è stato formulato il concetto di diritti umani»: «Dovrebbe assumere un ruolo guida nella lotta contro la povertà nel mondo e nell'impegno a favore della pace». Benedetto XVI ha citato Africa e Medio Oriente e ha definito «ingiusto» lo «sfruttamento delle risorse naturali» e «preoccupante» il «traffico di armi».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 8 settembre 2007


Un centinaio di giovani lo saluta alla nunziatura

Il Papa ha salutato ieri sera alcune centinaia di giovani che si erano radunati sotto le finestre della nunziatura di Vienna, dove alloggia durante il suo soggiorno in Austria, per salutarlo e festeggiarlo. Il Papa si è trattenuto alcuni minuti ed è sembrato piuttosto contento dell'accoglienza festosa riservatagli dai ragazzi viennesi.
Molto cordiale anche l'incontro che Benedetto XVI aveva avuto in mattinata con il presidente del Consiglio Romano Prodi prima della partenza per l'Austria. Il premier ha accolto il Papa all'aeroporto di Ciampino, dove il Pontefice era giunto in automobile dalla residenza estiva di Castel Gandolfo. Nella sala di rappresentanza del 31° Stormo il Papa e Prodi si sono trattenuti a colloquio per una decina di minuti. Erano presenti il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il cardinale Camillo Ruini, vicario di Roma, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Giuseppe Balboni Acqua.

© Copyright L'Eco di Bergamo, 8 settembre 2007

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