2 settembre 2007

Il Papa a Loreto: gli articoli del Corriere e della Stampa


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A Loreto il dialogo con il Pontefice. «La vostra missione è cambiare il mondo»
«Tutti noi credenti facciamo esperienza del silenzio di Dio. Anche Madre Teresa»


Luigi Accattoli

DAL NOSTRO INVIATO
LORETO (Ancona) — Un caloroso appello di Benedetto XVI contro l'amore «usa e getta» e l'invito a tenere «alto » il sogno di una «felicità autentica ». Una ragazza di 25 anni che abbraccia con tutta la forza papa Ratzinger, proprio come i giovani erano abituati a fare con papa Wojtyla. Quattrocentomila ragazzi che gridano «Benedetto Benedetto » da un anfiteatro naturale a specchio del mare Adriatico che scintilla verde sotto l'ultimo sole.
È stato questo, ieri pomeriggio, il primo incontro del Papa con l'Agorà — cioè la «piazza» — dei «giovani italiani »: un grande raduno, senza precedenti, organizzato dalla Conferenza episcopale. Il secondo incontro avverrà oggi, con la messa che Benedetto celebrerà nello stesso luogo, di fronte alla stessa folla di giovani che avranno passato la notte all'aperto come è costume nelle «Giornate mondiali della gioventù».
Benedetto XVI ieri ha invitato i ragazzi a «scoprire» da cristiani «la bellezza dell'amore », non però — ha precisato — «di un amore "usa-e-getta", passeggero e ingannevole, prigioniero di una mentalità egoista e materialista, ma dell'amore vero e profondo». Perché «nel più intimo del cuore ogni ragazzo e ogni ragazza, che si affaccia alla vita, coltiva il sogno di un amore che dia senso pieno al proprio avvenire».
Il Papa ha detto di «sapere bene» che «questo sogno» di un amore per tutta la vita, vissuto come «dono definitivo », è oggi «sempre meno facile da realizzare». Ma ha pure invitato i ragazzi a non «rassegnarsi» a relazioni effimere, a non lasciarsi «scoraggiare dalle difficoltà», ma ad impegnarsi a restare fedeli a «ogni più nobile e alto sogno di autentica felicità».
Prima del suo discorso, in dialogo con i giovani che gli ponevano domande, il Papa aveva trovato — improvvisando — altre espressioni forti. «Dobbiamo far vedere che la Chiesa non è un centro di potere, ma una comunità e una compagnia in cui i problemi della vita di tutti sono vissuti con gioia e libertà», aveva detto a un ragazzo che chiedeva «che fare» con i coetanei che diffidano del cristianesimo e lo vedono come una serie di «proibizioni».
«Il mondo va cambiato ed è questa la missione della gioventù » ha detto a un altro, osservando che tocca ai ragazzi farsi carico della «speranza per tutti». A una ragazza che poneva l'interrogativo sul «silenzio di Dio» ha detto che non bisogna concludere che «Dio non parli» solo perché a volte sperimentiamo il suo «silenzio»: «Sì, tutti noi credenti facciamo esperienza del silenzio di Dio. Anche Madre Teresa, con tutta la sua carità, la sua forza di fede, soffriva di tale silenzio, come si vede apertamente in un libro con le sue esperienze spirituali che è stato pubblicato poco fa».
C'è stata anche una «testimonianza » del missionario del Pime Giancarlo Bossi, che tra la primavera e l'estate è stato a lungo sequestrato da un gruppo islamista nelle Filippine: «Dio ha tenuto amorosamente la mia vita nelle sue mani », ha detto commosso il missionario che ha ringraziato il Papa «per avermi portato nel suo cuore di padre durante il mio sequestro».
A una nostra domanda su come si potrebbe ottenere che i sequestri nelle Filippine diminuiscano, il missionario ha risposto che «spesso, come nel mio caso, si tratta di mosse di poveracci che sono mossi dalla ricerca di soldi» e che «quella ricerca non cesserà finché non si realizza una migliore giustizia sulla terra».
Ad accogliere il Papa a Loreto — dove è arrivato in elicottero a metà pomeriggio, venendo da Castel Gandolfo — sono stati il presidente della Cei, arcivescovo Angelo Bagnasco e il vicepremier Francesco Rutelli, accompagnati dall'arcivescovo di Loreto Gianni Danzi, dal presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca e dal sottosegretario agli Affari regionali Pietro Colonnella.
La serata dei giovani nella spianata di Montorso si è prolungata in un concerto organizzato da Raiuno — d'intesa con la Cei — durante il quale hanno cantato, tra gli altri, Lucio Dalla e Claudio Baglioni, il gruppo di musica pop Le Vibrazioni, il tenore Andrea Bocelli, alternandosi sul palco con attori come Alessandro Preziosi, Giancarlo Giannini, Eleonora Abbagnato. L'unico a cantare alla presenza del Papa, al momento dell'arrivo e della partenza— mentre la papamobile passava tra la folla — è stato Bocelli, al quale Benedetto dopo la prima esibizione ha detto «grazie, grazie tante».
Gli altri sono andati al microfono dopo che i ragazzi avevano «cenato» a panini e pizzette sul prato e dopo che il Papa dal Santuario di Loreto — in collegamento televisivo — aveva rivolto alla Vergine, inginocchiato all'interno della «Santa Casa», una preghiera che diceva: «Maria, Vergine del Magnificat, aiutaci a portare la gioia nel mondo ».

© Copyright Corriere della sera, 2 settembre 2007


IERI E OGGI

I dubbi sui «profeti del rock» E il Papa non va al concerto

Luigi Accattoli

DAL NOSTRO INVIATO
LORETO (Ancona) — Papa Ratzinger ieri ha salutato ma non ha ascoltato i cantanti, i musicisti e gli attori che hanno dato vita tra le 21.30 e le 23.30 — nella spianata di Montorso — a un concerto per conto di Raiuno.
Obbligato il paragone con papa Wojtyla che nel 1997 a Bologna aveva invece assistito a un intero concerto — anche allora organizzato dalla Rai — che aveva visto la presenza di Bob Dylan, Adriano Celentano, Lucio Dalla e tanti altri.
Si sa che Benedetto XVI non ha la passione del predecessore — che in gioventù era stato attore — per le feste, i canti e le danze. Ma in questa diversità di atteggiamento nei confronti di un'analoga iniziativa concertistica c'è qualcosa di più rispetto al genio personale dei due papi: in Benedetto sulla simpatia per il modo di comunicare dei giovani, che condivide — almeno in linea di principio — con il predecessore, prevale la diffidenza per il «messaggio » che può venire da quelle che una volta, da cardinale, ebbe a chiamare «le star dei giovani».
Ci dice il suo sentimento un testo importante che risale al 1998 e che è stato ripubblicato qualche mese fa dall'editore San Paolo in una raccolta di scritti di Ratzinger su Wojtyla, intitolata Giovanni Paolo II. Il mio amato predecessore.
L'allora cardinale Ratzinger ricorda in quel testo quella serata bolognese di dieci anni addietro, che si tenne in occasione di un Congresso eucaristico nazionale e cita tra le «star» che in esso si esibirono «Bob Dylan e altri di cui non ricordo il nome», osservando con severità che essi «avevano un messaggio completamente diverso da quello per cui il Papa si impegnava». Ed è a questo punto che vengono le parole più rivelatrici della sua considerazione: «C'era ragione di essere scettici — tale ero io e, in un certo senso, lo sono ancora — e di dubitare se davvero fosse giusto fare intervenire questo genere di profeti».
Il cardinale concludeva poi che Giovanni Paolo, nonostante la «visibile stanchezza» e il contesto poco adatto, era riuscito a comunicare efficacemente — quella sera — con i giovani «mettendo da parte il foglio manoscritto e parlando con il cuore». Anzi osservava che le sue parole avevano fatto apparire «invecchiato e povero» il «messaggio» delle star che si erano esibite.
Nella decisione di autorizzare lo svolgimento del concerto di ieri ma di non assistere ad esso si può vedere in papa Benedetto il riconoscimento di non disporre della stessa potenza comunicativa del predecessore. Ma forse si indovina meglio il suo sentimento se si immagina che determinante sia stata la sua preoccupazione di distinguere nettamente il momento del proprio messaggio da quello dello spettacolo.
Una preoccupazione da papa teologo, che appunto vuole distinguere mentre il papa missionario tendeva innanzitutto a comunicare. La volontà di marcare in maniera chiara gli appuntamenti con i giovani come eventi di preghiera e non come momenti di spettacolo papa Ratzinger l'aveva già manifestata in occasione della «Giornata mondiale della gioventù» di Colonia, due anni addietro, quand'era papa da appena quattro mesi: nella veglia aveva fatto inserire un momento di «adorazione eucaristica» fatta di puro silenzio. Ieri a Loreto c'è stato il ridimensionamento del momento della festa: esso è stato mantenuto, ma il Papa si è limitato a introdurlo da lontano con una preghiera.

© Copyright Corriere della sera, 2 settembre 2007

Ma perche' si devono fare sempre confronti? Francamente questo "giochetto" inizia a stancarmi! Benedetto non ha la stessa potenza comunicativa del predecessore? E chi lo dice?
I due Pontefici sono diversi, hanno carismi assolutamente differenti (direi complementari), ma non accetto che si dica che l'uno ha potenza comunicativa e l'altro no!
E' un ragionamento sminuente che non rende giustizia ad un Pontefice come Benedetto XVI.
Si dica pure che i carismi sono diversi ma non che Benedetto ne e' sprovvisto
.
Raffaella


QUATTROCENTOMILA RAGAZZI IN DELIRIO A LORETO PER BENEDETTO XVI

Il Papa ai giovani: cambiate il mondo, tocca a voi

MARCO TOSATTI
INVIATO A LORETO

Il Papa timido ha incassato ieri a Montorso, la grande piana vicino a Loreto, un altro insospettato successo di popolarità: quattrocentomila giovani sono arrivati da tutta Italia, per i due giorni dell'Agorà, la preparazione italiana alla Giornata Mondiale della Gioventù.
Benedetto XVI ha sorriso, ha abbracciato, si è commosso: aveva gli occhi rossi mentre ascoltava la testimonianza di una giovane romana, che parlava della violenza conosciuta in famiglia, dell'anoressia, e poi della sua personale risurrezione, della felicità di avere un bambino. Papa Ratzinger l'ha stretta in un abbraccio caloroso, lei piangeva, apertamente, e lui aveva gli occhi lucidi. I ragazzi raccontavano storie di emarginazione, di difficoltà, da Genova a Bari. Il Papa aveva testi pronti, li ha buttati via per rispondere a braccio. E' difficile parlare di Dio ai nostri coetanei, gli ha detto una giovane volontaria, nella Chiesa vedono solo proibizioni. «La Chiesa non è un centro di potere, bisogna togliere queste etichette e dire che invece è una comunità e una compagnia in cui i problemi della vita di tutti sono vissuti con gioia e libertà» ha risposto Benedetto XVI. «È difficile - ha ammesso il Papa - parlare a chi crede che Dio sia un padrone e la Chiesa un’istituzione che limita la libertà e ci impone delle proibizioni. Ma dobbiamo far vedere che non è così».
Più difficile rispondere sull'apparente silenzio di Dio nel mondo: «Anche Madre Teresa, con tutta la sua carità, la sua forza di fede, soffriva del silenzio di Dio», ha detto. Più facile invece esortare i ragazzi a cambiare la realtà, a essere «protagonisti» e non «comparse» della società e ad impegnarsi: «Nonostante i grandi concentramenti del potere la società di oggi ha bisogno della solidarietà, dell’iniziativa, del senso di legalità, della creatività di tutti. Contro questa disperazione dobbiamo collaborare perché cresca speranza e gli uomini possano sperare e vivere. Il mondo deve essere cambiato, ma è proprio la missione dei giovani cambiarlo». I giovani che devono rifiutare l'inganno «dell'amore usa e getta», e che devono costruire famiglie. «So bene - ha detto papa Ratzinger - che questo sogno è oggi sempre meno facile da realizzare. Attorno a noi quanti fallimenti dell’amore! Quante coppie chinano la testa, si arrendono e si separano! Quante famiglie vanno in frantumi! Quanti ragazzi, anche tra voi, hanno visto la separazione e il divorzio dei loro genitori!». E' stata proprio la famiglia, questa «cellula» che dovrebbe secondo il Pontefice essere il luogo «in cui si impara a vivere», il nodo centrale dell'intervento. «A chi si trova in così delicate e complesse situazioni vorrei dire questa sera: la Madre di Dio, la Comunità dei credenti, il Papa vi sono accanto e pregano perché la crisi che segna le famiglie del nostro tempo non diventi un fallimento irreversibile».
La platea è stata più che generosa con il suo ospite d'onore. tributandogli grandi applausi. Non solo quando ha abbracciato il sacerdote rapito nelle Filippine, e ha parlato del sacrificio e dei rischi dei missionari. Cori di «Benedetto, Benedetto» hanno scandito molti momenti del pomeriggio, e il Pontefice aveva chiesto e ottenuto che la «Papamobile» percorresse un tracciato più lungo di quello previsto in origine per stare più a contatto, in un certo modo, con i giovani.

© Copyright La Stampa, 2 settembre 2007

Bravo Tosatti :-)) Un solo appunto: il successo era insospettato solo per i media!
R.


3 domande a Giulia Bernardini volontaria

«Com’è bello il suo sguardo, i suoi occhi così luminosi»

Perché ai giovani piace Benedetto XVI?

«Perché è una figura bellissima, che la Chiesa cattolica ha acquistato. Bisogna intendersi: non è il "sostituto di", né tanto meno può compensare chi è mancato. E' una nuova figura che ci è stata data, e che riesce ad accendere un fuoco dentro di noi».

Che cosa trovate in lui di particolare?

«La sua umanità, il suo modo di esprimersi: le parole che ogni volta usa. Papa Ratzinger dimostra sempre un grande affetto; oggi mi ha colpito per esempio la frase che ha detto, sulla volontà di pregare, e di far pregare, per tutti coloro che hanno genitori separati. E poi è bello il suo sguardo, i suoi occhi così luminosi, è stata veramente un'esperienza bellissima. E poi bisogna anche dire che il fatto che sia venuto qui per stare con noi rappresenta un segno dell'interesse della Chiesa per il nostro mondo, ci fa sentire meno soli. Spesso il mondo disorienta i giovani, rende difficile capire il vero senso della vita. Il Papa ci aiuta in questo cammino».

E rispetto a Giovanni Paolo II?

«Una differenza tra loro certamente c'è, anche se è difficile dirlo in poche parole. Si tratta di due persone molto diverse, che hanno un modo di esprimere spiritualità e fede in maniera molto differente. Ma non è questo che conta: l’importante è che tanto ci riusciva prima Giovanni Paolo II, tanto ci riesce, in un maniera diversa, Benedetto XVI. Lo sentiamo vicino a tutti noi, e lo sentiamo vicino a noi giovani».

© Copyright La Stampa, 2 settembre 2007

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Riporto una frase dell'articolo di accattoli sul corriere: "Nella decisione di autorizzare lo svolgimento del concerto di ieri ma di non assistere ad esso si può vedere in papa Benedetto il riconoscimento di non disporre della stessa potenza comunicativa del predecessore". Ma cosa vuol dire? Il concerto, che io non ho visto, perchè avevo altri impegni, forse era bello, regalava un momento di festa ai tanti giovani presenti, ma non era la cosa fondamentale dell'Agorà, alcuni dicono che se poteva anche fare a meno. Non entro nella questione, ma se fatto bene, può essere momento di festa. Il papa è stato presente nel momenti più importanti, che senso ha vedere il papa in ascolto ad un concerto, fosse anche Mozart, che piace tanto al Papa? Quando il papa è presente deve lasciare un segno e nessuno può dire che Benedetto non si sia fatto sentire ieri e oggi, sia nelle parole, sia nei gesti. Giustamente, come annota Accattoli nell'articolo bisognava distinguere i due momenti. Non si dica poi che il Papa non ama le feste. Ama un altro tipo di feste: ama la semplicità, l'essenzialità, il silenzio che unisce, la fede intensa di tante persone insieme. E sappiamo anche da altri testi che nel borgo di Roma partecipava a qualche festa, con molta semplicità.

Si continua in alcuni articoli a notare che Benedetto XVI non è come veniva etichettato. Spero però che con questi incontri si metta la parola fine a questa osservazione. Finalmente si è capito (un po' in ritardo), ora basta! Benedetto xvi è un grande comunicatore, sa entrare nel cuore di tutti, sa ascoltare, sa capire, sa dire la parola giusta a tutti. Come dice Raffaella, non si possono fare confronti, G.P.II e B.XVI sono entrambi grandi papi, diversi e complementari. Buona domenica, Marco

P.S.: Non ho capito che cosa significa "mancanza di coraggio" degli organizzatori per le domande al papa dell'articolo di Politi e non mi è chiaro come le risposte che erano state scritte, che il papa ha rifiutato, non sono state scritte da lui, come si fa a saperlo? Ciao!

gemma ha detto...

Papa Ratzinger che assiste al concerto non sarebbe stato "lui" e il Signore lo ha fornito di altre doti comunicative, tanto che non ha alcun bisogno di usare risposte "precotte" e confezionate. E ne ha dato prova. ma, mi chiedo...non è capacità comunicativa rispondere a braccio alle domande, pur sapendo che ciascuna sua frase verrà analizzata, sezionata e criticata al quadrato?
Gli organizzatori di questi eventi dovrebbero crederci di più in queste sue doti e non tarpargli le ali, sottraendogli tempo per un interminabile concerto. Credo che anche ai giovani presenti avrebbe fatto più piacere rivolgergli altre domande e ascoltare le sue risposte fresche e dirette.
Vari vaticanisti come lo stesso Accattoli, Tornielli, Rodari tengono un blog, forse qualcuno di loro è in grado di rispondere al tuo quesito sulle risposte

Anonimo ha detto...

Ciao, in tutto ciò che ho visto e letto, mi piace pensare che ci sarà presto una porta aperta anche per chi pur credendo e professando la religione cattolica non ha, visti gli attuali dogmi, la possibilità di esercitare il riritto di cristiano,mi riferisco a tutte quelle persone separate/divorziate che non possono confessrsi,comunicarsi,tenere al battesimo i propri nipotini ecc.ovviamente parlo dei comuni mortali, perchè i politici o i grossi imprenditori si vedono in tv in occasione delle funzioni opubbliche a fare la comunione pur essendo divorziati.Mah, non credo che il buon Dio, chiuda un occhio per i ricchi discriminando i poveri, ma credo che il vaticano debba intervenire ed aprire un dialogo in questo senso ponendo dei criteri di"perdono?"dando a chi lo desideri una seconda possibilità.Sarebbe un atto di vera umanità non verve dire amiamoci e poi lascire le discriminazioni, non tutti si possono permettere di appellarsi alla sacra rota! COINFIDAMDO CHE QUESTA MIA SIA POSTA ALLA DIRETTA ATTENZIONE DEL S.PONTEFICE SENZA CHE VENGA CENSURATA,SALUTO CON OSERVANZA E STIMA, Patrizia Lolli

Anonimo ha detto...

Ciao Patrizia, quello dei divorziati risposati e' un grande problema che sta molto a cuore al Papa. Essi, comunque, fanno parte della comunita' ecclesiale anche se, ovviamente, non possono accostarsi alla Comunione. Onestamente, a parte un caso famoso avvenuto, mi pare, in Tunisia, non ricordo di politici divorziati che abbiano ricevuto la Comunione in pubblico.
Ciao