1 settembre 2007

Il Papa ed i giovani: una grande riflessione di Franca Giansoldati


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FRANCA GIANSOLDATI

GIOVANNI Paolo II aveva coi giovani un rapporto empatico, fortissimo, basato sul carisma personale e sulla capacità di catturare con uno sguardo l’attenzione delle masse. A volte bastava la manifestazione spontanea - spesso fuori dal protocollo - di un semplice gesto per incendiare il loro l’entusiasmo. Benedetto XVI, invece, sfrutta la capacità di predicare. Parla al cuore e da teologo, declinando il potere della parola, conquista ugualmente l’uditorio under 20.
Lo si è visto a Colonia, due anni fa, durante la Giornata Mondiale della Gioventù, quando, da poco eletto pontefice, riuscì a far vibrare le corde di 400 mila ragazzi spiegando loro chi fossero i veri riformatori. Disse che solo da Dio può venire la vera rivoluzione, quel cambiamento decisivo per il mondo. «Non sono le ideologie che salvano il pianeta». Aggiunse che l’assolutizzazione «di ciò che non è assoluto ma relativo si chiama totalitarismo».

La presa di Papa Ratzinger sui giovani è indubbiamente forte e l’impatto intellettuale che si determina non è passato inosservato nel corso di questi due anni in Vaticano, durante alcuni piccoli raduni a San Pietro.

A maggio la capacità di sedurre le folle con le parole ha paralizzato lo stadio Pacaembu di San Paolo. C’erano 70 mila chiassosi papaboys. Per ore ed ore hanno cantato al ritmo di samba, distratti dall’allegria della serata e dalle ’ola’ improvvisate che si alternavano. Ma quando Ratzinger ha preso la parola al microfono lo stadio più chiassoso, quello che ha visto nascere la stella di Pelè, ha finito per assomigliare ad una chiesa gotica. Nessuno fiatava. Tutti attenti a non perdere il filo del ragionamento. Forse è facile prevedere che l’entusiasmo salirà alle stelle anche alla spianata di Montorso. Le ondate dei ragazzi che da giorni e giorni inondano le Marche, tanti piccoli soldati di Dio armati di zaino, sacco a pelo e rosario, reduci da lunghi e scomodi viaggi, provenienti dalla Sicilia, dal Trentino o dal Veneto, alcuni addirittura in bicicletta, altri su mezzi di fortuna, attendono con ansia di ascoltare la catechesi del Papa Teologo.

I contenuti dei testi di Loreto sono un mistero per i più, essendo stati elaborati meticolosamente e personalmente senza l’aiuto dei ghost writer della Segretaria di Stato. Il Papa ha iniziato a lavorarli già quando era in montagna scegliendo le parole con cura, le citazioni bibliche più pertinenti, attento ai passaggi ad effetto e a fare in modo che il filo rosso del Vangelo possa condurre ad una riflessione a più livelli, fino a raggiungere il cuore dell’ascoltatore.

Adorare Cristo, ha insistito in più occasioni Papa Ratzinger, non può essere considerata una cosa sorpassata, un fatto privo di senso per l'uomo contemporaneo. Benedetto XVI non si stanca di predicare che solo adorando Dio, l’uomo può realizzare pienamente se stesso. Le parole che risuoneranno nella spianata di Montorso, meditate da 300 mila ragazzi, aiuteranno a capire il cammino di preparazione per la Giornata Mondiale della Gioventù del prossimo anno. Meta: l’Australia.
Benedetto XVI - nonostante l’età - non intende rinunciare al volo intercontinentale. Ogni angolo del pianeta deve essere toccato dalla Parola. Un lungo viaggio per celebrare quello che lui considera un grande evento. Loreto è una tappa importante di un disegno più ampio: fermare l’ondata di secolarismo e incoraggiare quel rinnovamento spirituale di cui oggi la maggioranza dei giovani sembra incapace incapaci come sono di promesse definitive, refrattari ad una vita di impegni, sfuggenti ai sacramenti. Ma il Papa teologo non dispera. Conosce bene la magia della Parola, razionalità pura che seduce il cuore dell’uomo e ne modifica i comportamenti.

© Copyright Il Messaggero (Ancona), 1° settembre 2007

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