2 settembre 2007

Il Papa a Loreto: gli articoli di Repubblica e Giornale


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Kermesse nella piana di Montorso tra concertone rock e raduno di preghiera
Benedetto XVI cestina le risposte scritte dai suoi collaboratori e parla a braccio
la rete di solidarietà Per la Chiesa non ci sono periferie, dove c´è Cristo tutto è centro La fede crea grandi reti di solidarietà e dà coraggio
la creatività di tutti La nostra società ha bisogno della solidarietà, del senso di legalità, della creatività di tutti
l´amore e il matrimonio È giusto non abbandonarsi all´amore usa e getta, e impegnarsi nel matrimonio che dura tutta un´esistenza


MARCO POLITI

DAL NOSTRO INVIATO
LORETO - Spuntano le lacrime in fondo agli occhi timidi e chiari di Benedetto XVI. Il papa di ferro si commuove ascoltando il racconto della giovane Ilaria di Roma che, nata in una famiglia dissestata, con il padre assente e violento, non avrebbe mai voluto esistere.
Ilaria racconta del suo incontro con un prete, che la prepara alla cresima ma le indica anche una terapista.
Ilaria racconta di come oggi è madre di un bimbo però non ha dimenticato che tanti coetanei «gridano aiuto». Papa Ratzinger l´abbraccia a lungo commosso. «Il mondo va cambiato - dirà poi - ed è la missione della gioventù cambiarlo. La società ha bisogno della solidarietà, del senso di legalità, della creatività di tutti».
E´ la parte più immediata e fresca di questa kermesse tra il concertone rock e il raduno di preghiera, che ha portato circa quattrocentomila giovani nella piana di Montorso ai piedi di Loreto. Giovani che in attesa del pontefice hanno bivaccato per ore a torso nudo e ombelichi al vento, in un´atmosfera da «tutti al mare», saltando e battendo le mani all´esortazione di infaticabili speaker-dj. E´ l´Agorà dei Giovani, la mini GMG voluta dalla conferenza episcopale italiana ripetendo la formula dei megashow wojtyliani che a Ratzinger in fondo non sono mai piaciuti.
Ma le testimonianze dei giovani, da cui partono due domande dirette al pontefice (sarebbero state di più se gli organizzatori avessero avuto maggiore coraggio), afferrano Ratzinger e lo spingono a cestinare le risposte precotte preparate dai suoi collaboratori in Vaticano. Luca Romani gli parla di una gioventù disorientata, spinta verso la marginalità e il precariato.
Giovanna e Piero di Bari gli raccontano del quartiere difficile chiamato San Paolo. Evocano le periferie senza speranza, dove si è «scarti della globalizzazione», dove l´amico Giovanni sfugge alla china della microcriminalità trovando lavoro, ma l´amica Anna passa la vita aspettando il compagno Marco che entra ed esce dalla prigione. Dove altri quattro amici Giovanni, Salvatore, Vito e Antonello un giorno sono finiti assassinati davanti al bar. «Com´è possibile sperare, quando la realtà nega ogni progetto di vita?».
E poi c´è Sara di Genova, che ha visto la sua famiglia accogliere un ragazzo abbandonato, che poi non ce l´ha fatta a realizzarsi, convinto che «se nasci sfortunato, morirai sfortunato». Chiede Sara al pontefice: «Non è facile parlare di Dio con amici che si sentono nella periferia della vita. Molti vedono la Chiesa come una realtà che giudica i giovani e si oppone ai loro desideri di felicità e di amore. Io credo nel Dio che ha toccato il mio cuore, ma ho tante paure dentro. Avverto la mia solitudine. Santità, in questo silenzio dov´è Dio?».
E Benedetto XVI replica a braccio. Ammette: «Tutti noi credenti conosciamo il silenzio di Dio. Adesso è uscito un libro di Madre Teresa e lei, con tutta la sua carità e forza di fede, soffriva del silenzio di Dio». Dalla spianata sale un grande applauso, i ragazzi vogliono un dialogo vero, non si sente un respiro mentre Ratzinger racconta a sua volta di quello scienziato russo che disse a Giovanni Paolo II: «Per me scienziato Dio non esiste, ma se mi trovo immerso nella maestà delle montagne, per me Dio esiste». Dice Ratzinger che bisogna saper sopportare il Dio muto anche per comprendere i non credenti.
Saper accettare il Dio silenzioso e non essere sordi, quando Dio si manifesta nel creato, nella liturgia, nelle cose buone del mondo.

Sì, ammette ancora, è difficile parlare di Dio visto solo come l´autorità dei «comandamenti» o di una Chiesa che appare l´istituzione «che limita la libertà e impone proibizioni». Invece la Chiesa non è un centro di potere, è una «comunità di compagni».
In un mondo in cui predominano i centri di potere politici ed economici è essenziale riscoprire le cellule vitali rappresentate dalla famiglia e dalle comunità ecclesiali.


«Per la Chiesa - dice - non ci sono periferie, dove c´è Cristo tutto è centro». La fede, soggiunge, crea grandi reti di solidarietà e dà coraggio per creare centri contro la disperazione, perché agli occhi di Dio ciascuno è importante e nessuno è periferico.

Poi il pontefice torna sul tema della famiglia. Invita a non abbandonarsi all´«amore usa e getta», a impegnarsi nel matrimonio che dura tutta un´esistenza, a non permettere che le coppie vadano in frantumi, ad agire perché la crisi della famiglia contemporanea «non diventi un fallimento irreversibile».
Tramonta lentamente il sole sulla spianata di Montorso, arriva su una simbolica navicella l´immagine della madonna nera di Loreto.
Andrea Bocelli diffonde sulla moltitudine il canto melodioso dell´Ave Maria. A Ratzinger che se ne va, i giovani urlano ritmando: «Be-ne-detto, Be-ne-detto». Nelle orecchie hanno ancora un´altra esortazione. Saper dire «sì» non solo al matrimonio, ma anche al sacerdozio: «Perché la vita dedicata a Dio non è mai spesa invana». E il pontefice cita il missionario Bossi, venuto sul palco per ringraziare il Signore e le preghiere dei giovani che gli hanno dato la forza di resistere a quaranta giorni di prigionia.
Ma la lunga notte non è finita. Dal palazzo vescovile di Loreto Benedetto XVI si ripresenta poi in telecollegamento per partecipare alla veglia di preghiera dei giovani. E c´è l´incalzante crescendo musicale con Lucio Dalla, Claudio Baglioni e ancora Bocelli. Agli artisti papa Ratzinger rivolge ancora uno speciale saluto.
Otto «fontane di luce» illuminano il grande accampamento della fede invitando alla riflessione: punti di incontro dedicati al sacramento della riconciliazione, alle difficoltà di coppia, alle fragilità personali, alle vocazioni. Qualche volontario si improvvisa «buttadentro» per incitare chi si avvicina ad andare a confessarsi.
Inaspettata, con il proseguire della notte, si profila una catastrofe sanitaria. Migliaia e migliaia di ragazzi fanno la fila dinanzi alle toilette chimiche assolutamente insufficienti e spesso diventate rapidamente infrequentabili. Forse gli organizzatori si immaginavano l´arrivo di pellegrini incorporei.

© Copyright Repubblica, 2 settembre 2007

Beh, a parte la storia del Papa di ferro che, come ormai sanno anche i sassi, non esiste, come non e' mai esistito il "panzerKardinal", questa volta dobbiamo proprio dirlo: bravissimo Politi! Articolo completo e molto dettagliato. Politi ha saputo cogliere gli aspetti piu' profondi del discorso del Papa e quindi lo ringraziamo di cuore :-))
C'e' un altro aspetto che vorrei sottilineare: la mancanza di coraggio degli organizzatori, come scrive il Nostro nel suo articolo.
Coraggio, gente! Il Papa sarebbe capace di calamitare per ore il pubblico televisivo semplicemente parlando a braccio!
Mi sarebbe piaciuto sentire le risposte di Benedetto anche dopo le 21, al posto del concerto che comunque non ho seguito
.
Raffaella


LA CURIOSITÀ

Dietro il palco un letto sempre pronto e a cena brodino, verdure e carne lessa

LORETO - Una tenda dietro al grande palco del raduno è stata approntata discretamente dagli organizzatori per offrire riposo a Benedetto XVI, qualore fosse colto da un momento di fatica. C´è un bel letto apparecchiato con candide lenzuola di lino portate da Recanati. Ma ieri è apparso in gran forma, rilassato e sorridente, completamente a suo agio dinanzi alla folla dei giovani venuti a Loreto. Sulla dieta papale le indicazioni venute dal Vaticano sono state tassative. Benedetto XVI gradisce solo cibi leggeri. Così ieri sera gli hanno portato in tavola nel palazzo vescovile un brodino di carne, verdure cotte al vapore e carne lessa. Ma oggi ci sarà qualche primo più ruspante. (m.pol.)

© Copyright Repubblica, 2 settembre 2007


Il Papa difende il matrimonio: «No all’amore usa-e-getta»

di Andrea Tornielli

«Il mondo va cambiato, è questa la missione della gioventù: di cambiarlo, e questa è la speranza di tutti». Di fronte ai quattrocentomila che lo accolgono sulla spianata di Montorso per la veglia di preghiera, l’«Agorà» dei giovani italiani, Benedetto XVI sorride commosso. Ascolta le testimonianze e le domande che gli rivolgono, descrivendo situazioni di difficoltà e di emarginazione ma anche di speranza. Ascolta e abbraccia padre Giancarlo Bossi, il missionario del Pime sequestrato per 39 giorni nelle Filippine. Lascia stare le risposte preparate e parla a braccio, invitando i giovani ad essere protagonisti, a non fermarsi ai margini, ricordando che «Dio non è un limite alla nostra libertà» e la Chiesa non è un’istituzione nata per «proclamare divieti» ma una «una compagnia». E invita a far risorgere le periferie dell’emarginazione aiutando a rigenerare la famiglia.
Rispondendo alla domanda di due ragazzi di Bari, Piero e Giovanna, sposati e genitori di una bambina, che gli hanno appena raccontato l’uccisione di quattro loro amici «assassinati a sangue freddo per futili motivi» e gli hanno descritto «l’inquietudine che, magari inconsapevolmente, appartiene a gran parte dei giovani di tutto il mondo e di tutte le religioni», Benedetto XVI invita i giovani ad andare avanti con la fiducia di «essere amati». Ricorda che per la Chiesa non ci sono «periferie», ma in ogni tabernacolo, con Gesù, c’è il «centro». Chiede a chi lo ascolta di difendere la «cellula vitale» della società rappresentata dalla famiglia, oggi «frantumata e in pericolo». Un tema che il Papa riprende più compiutamente anche nel discorso vero e proprio, chiedendo ai suoi tanti ascoltatori di seguire l’esempio del «sì» di Maria: «Guardando a lei, seguendola docilmente – dice – scoprirete la bellezza dell’amore, non però di un amore “usa-e-getta”, passeggero e ingannevole, prigioniero di una mentalità egoista e materialista, ma dell’amore vero e profondo. Nel più intimo del cuore ogni ragazzo e ogni ragazza, che si affaccia alla vita – spiega ancora Ratzinger – coltiva il sogno di un amore che dia senso pieno al proprio avvenire». «So bene – riconosce Benedetto XVI – che questo sogno è oggi sempre meno facile da realizzare. Attorno a noi quanti fallimenti dell’amore! Quante coppie chinano la testa, si arrendono e si separano! Quante famiglie vanno in frantumi! Quanti ragazzi, anche tra voi, hanno visto la separazione e il divorzio dei loro genitori! A chi si trova in così delicate e complesse situazioni vorrei dire questa sera: la Madre di Dio, la comunità dei credenti, il Papa vi sono accanto e pregano perché la crisi che segna le famiglie del nostro tempo non diventi un fallimento irreversibile».
Parla una ragazza romana, che ha avuto gravi problemi con i genitori, è passata attraverso l’anoressia ma ora ne è uscita e si è formata una famiglia. Corre ad abbracciare commossa il Papa. Che dopo averla ascoltata parla del «silenzio di Dio» ricordando l’esempio di Madre Teresa di Calcutta, di cui ricorre il decennale della morte e che ha dovuto sopportare la dura prova della «notte oscura» durante quasi tutta la sua vita. Ma dice anche ai giovani che «Dio c’è, Dio esiste e ci ama» e va scoperto nella bellezza della creazione «e nell’amicizia, nella compagnia della fede che ci sostiene nel cammino della vita». Ratzinger ammette «che oggi è difficile parlare di Dio e della Chiesa, presentata solo come una fonte di divieti che mortificano la libertà. Ma ricorda – citando il recente viaggio in Brasile e la visita alla “Fazenda da Esperanza” dove vengono recuperati sbandati e tossicodipendenti – che Dio invece «guarisce dalla disperazione perché in ogni cuore umano c’è la sete di Dio». «Dove Dio scompare – aggiunge il Papa – scompaiono il sole e la gioia. L’uomo vuole di più, crede di trovare l’infinito nella droga, ma è una menzogna, una truffa, perché la droga non allarga la vita, la distrugge».
Il sole è ormai tramontato quando Benedetto lascia la piazza. Vi ritornerà ma virtualmente, in collegamento video, prima dell’inizio dello spettacolo serale, per recitare una preghiera. Oggi la messa conclusiva della kermesse dei giovani.

© Copyright Il Giornale, 2 settembre 2007

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un solo appunto all'articolo di Politi: i "buttadentro" del "servizio confessioni" non erano tali per improvvisazione. Erano giovani che da mesi si preparavano ad aiutare altri giovani a fare il passo, per molti difficile, della riconciliazione. Ma c'erano già a Tor Vergata nel 2000, coordinati da un giovane prete della diocesi di Reggio Emilia, don Luca Ferrari. Che ha preparato e coordinato anche i "buttadentro" di Loreto.
Adriano (Sassuolo)

Anonimo ha detto...

Grazie Adriano :-))
Ho sentito al Tg regionale (in collegamento con le Marche) che il lavoro dei volontari e' stato messo a dura prova perche' non ci si aspettava un afflusso cosi' importante di persone. Grazie quindi a tutti.