3 ottobre 2007
Da Petrus: Angela Ambrogetti intervista il direttore della Libreria Editrice Vaticana
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di Angela Ambrogetti
CITTA’ DEL VATICANO - Don Giuseppe Costa lo conosco da molti anni. Da quando si occupava della SEI, la società editrice salesiana. Conosco la sua passione per il giornalismo, l’editoria, la comunicazione e la sua grande umanità. Avevamo un amico in comune: padre Giovanni Giorgianni, gesuita, responsabile del programma italiano della Radio Vaticana, soprattutto scrittore. Lo abbiamo perso nel 2001, ma la sua amicizia ci accompagna. Don Costa ha insegnato comunicazione e ora, da luglio, la pratica in modo speciale attraverso la LEV, la Libreria Editrice Vaticana, da quando cioè ne è direttore. Lo incontro nei nuovissimi locali della Editrice in Vaticano, a pochi passi dalla Tipografia. La speranza è di farli inaugurare presto dal Papa.
La Lev è uno strumento di comunicazione della Santa Sede. Che storia ha?
“Oggi la Lev è una editrice che presenta al pubblico proposte culturali sia a sostegno della dottrina cattolica in genere sia in particolare per la vita della Chiesa, per cui pubblica i documenti del Papa, i documenti delle varie Dicasteri vaticani e pubblica anche proposte editoriali fatte da autori laici normali nonchè testi liturgici. Ciò oggi. Ieri era una attività editoriale legata direttamente con la tipografia vaticana, per cui è possibile trovare nelle biblioteche libri che hanno come logo “Tipografia editrice vaticana”. In questo senso le sue radici vanno oltre gli 80 anni, vanno al 1500, all’inizio dell’era tipografica, ed è possibile trovare libri che hanno una dicitura simile a quella di oggi. In realtà il rilancio dell’editrice è iniziato attorno al 1926, quando ci fu il congresso mondiale sulla stampa cattolica, e l’editrice ha vissuto la riorganizzazione che Pio XI ha dato a tutto il Vaticano, fu il primo a far venire i salesiani per la tipografia. Quindi la presenza salesiana per la tipografia è legata a quegli anni, la crescita dell’editrice è legata al cambio di sensibilità editoriale all’interno della Città del Vaticano. Non sempre il direttore è stato salesiano, ci sono stati anche i laici e un benedettino, il direttore aveva un incarico a metà tra tipografia, editrice e vendita”.
Parliamo di numeri. Siete pochi e lavorate molto…
“Noi abbiamo rapporti con moltissimi editori, perché tutti ci chiedono se pubblicare o no uno scritto del Papa, un discorso del Papa, di quello attuale o dei precedenti. Un documento sulla vita cattolica. Nei prossimi giorni uscirà un documento sulla gestione delle scuole, un documento che interesserà non solo gli addetti ai lavori ma anche la vita ecclesiale stessa. Nel passato gli editori stampavano direttamente senza passare attraverso richiesta alla LEV. Oggi fanno la richiesta, non solo una formalità. Ad esempio, se viene da editori o organizzazioni che non hanno fini di lucro e il progetto è puramente di evangelizzazione e di diffusione, è solo una formalità, noi cioè ci assicuriamo che il documento non venga utilizzato per scopi commerciali. Se invece il progetto è commerciale, si apre un altro tipo di discorso. In realtà è una formula che garantisce l’uso proprio di questo materiale”.
A proposito: quante copie del libro di Papa Benedetto su Gesù di Nazaret si sono vendute?
“Credo si siano raggiunti i due milioni di copie, ma le edizioni sono tante. Non tutto il ricavato arriva in Vaticano, abbiamo accordi con la Rizzoli che contatta gli altri editori e noi verifichiamo le traduzioni. Il Papa è un grande scrittore e vende bene, e ne siamo contenti”.
Quali sono i libri che si vendono di più?
“Noi abbiamo diversi tipi di volumi. Per esempio ci sono testi divulgativi come quello di monsignor Principe sulla preghiera, con le preghiere tradizionali. Si vende molto. Abbiamo libri divulgativi e di specializzazione; tanto per dire, pubblichiamo le ricerche della Specola Vaticana, alta specializzazione, che ci gratificano molto dal punto di vista culturale ma pochissimo dal punto della diffusione. Abbiamo libri di alta teologia, e abbiamo dei libri devozionali che si vendono a migliaia di copie”.
Lei ha una lunga militanza nell’editoria. Che esperienza è per lei quella della LEV?
“Il lavoro qui ha degli aspetti molto interessanti. Anzitutto il contatto con il mondo editoriale, anche in senso geografico, che dà una grandissima apertura che fa uscire dall’ambito prettamente italiano e dal confine europeo. Tutti gli editori si può dire sono interessati a pubblicare qualcosa su dei documenti pontifici, poi quel che pubblicano è un altro paio di maniche, però tutti hanno questa voglia di pubblicare, conoscere ed acquisire diritti. Oltre agli editori ci sono anche le agenzie editoriali, il contatto con il mondo editoriale tout court. E questo è molto arricchente, stimolante. Poi c’è la sorpresa di scoprire che al centro di questa dimensione e interesse internazionale c’è la Chiesa cattolica che va oltre le questioni, le querelle, che possono esserci in Italia. Un respiro più ampio ed aperto, l’interesse per la parola del Papa, e di questo Papa, che stimola alla riflessione, allo studio e alla conoscenza. C’è un grande interesse per i testi di Benedetto XVI”.
E’ difficile fare gli editori di Ratzinger? Le è capitato di rivedere le bozze, le correzioni di un testo del Papa, con le note a matita?
“Quando noi riceviamo un testo da pubblicare, soprattutto per le traduzioni, ci serviamo della sezione linguistica della Segretaria di Stato, noi non abbiamo il testo con le note, non fa parte della fase tipografica”.
Il 9 novembre la LEV presenterà una serie di pubblicazioni di prestigio, molto particolari: tre volumi dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice che raccolgono testi, liturgie e cronache del Giubileo, della Sede Vacante e dell’Inizio del Pontificato di Benedetto XVI…
“Sono tre grossi volumi molto interessanti sia per gli addetti ai lavori sia anche per chi vuol fare la storia del rapporto tra culto e masse, per chi vuol conoscere il successo di tante celebrazioni. Sono volumi con cronaca e liturgia. Purtroppo il mercato per questi volumi è limitato, però ci sarà una presentazione che vuole essere un invito anche al grande pubblico ad occuparsi di queste cose”.
In conclusione, dopo il motu proprio “Summorum Pontificum” per la liberalizzazione del rito tridentino secondo i libri litugici di San Pio V, così come modificati in parte da Giovanni XXIII, avete ristampato il messale del ‘62?
“Non abbiamo ristampato nulla, solo il motu proprio. Le eventuali ristampe dipendono dalle conferenze episcopali. Se ce lo chiedono lo stampiamo, ma se non c’è questa esigenza non lo stampiamo, ancora non sono arrivate richieste”.
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