22 ottobre 2007

La visita del Papa a Napoli: lo speciale de "Il Corriere della sera"


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«Scuola e lavoro per battere la camorra»

Ratzinger a Napoli. «Le sfide sono tante: serve un forte impegno politico dei cattolici»

Luigi Accattoli

DAL NOSTRO INVIATO
NAPOLI — «A Maronna t'accumpagni!», dice il cardinale Sepe al Papa salutandolo a nome della città in piazza del Plebiscito. Benedetto XVI ricambia con un appello per il riscatto di Napoli: nomina il gran numero di «delitti della camorra», invoca un impegno che «coinvolga tutti» nella lotta «contro ogni forma di violenza». All'Angelus Benedetto XVI si richiama alla «Settimana sociale dei cattolici italiani» che si chiude a Pisa e ne approfitta per una chiamata dei «fedeli laici» all'impegno «sociale e politico. Poco dopo saluta i 42 leader religiosi presenti a Napoli per il meeting organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio e afferma che «mai si può giustificare la violenza invocando il nome di Dio».
Parole forti del Papa venuto al soccorso di Napoli sfigurata dalla violenza. Ma anche grande freddo, neve scesa sul Vesuvio nella notte, vento gelido e appena ventimila persone nella grande piazza. Il cardinale Sepe assicura i giornalisti che il Pontefice «ha sentito il calore dei napoletani nonostante la pioggia». E c'è stato un pranzo al seminario di Capodimonte con ospiti di gran nome al tavolo di Benedetto XVI — patriarchi, arcivescovi, rabbini ed emiri — e a un altro tavolo il presidente Prodi in conversazione con il cardinale Bertone.
Durante l'omelia sotto la pioggia il Papa ha mostrato di essere ben informato sui mali di Napoli: «Per molti vivere non è semplice; sono tante le situazioni di povertà, di carenza di alloggio, di disoccupazione, di mancanza di prospettive future. C'è poi il triste fenomeno della violenza». E anche sulla violenza le sue parole sono state puntuali: «Non si tratta solo del deprecabile numero di delitti della camorra, ma anche del fatto che la violenza tende purtroppo a farsi mentalità diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale, nei quartieri storici del centro e delle periferie nuove e anonime, con il rischio di attrarre specialmente la gioventù, che cresce in ambienti nei quali prospera l'illegalità, il sommerso, l'arte di arrangiarsi ».
Ed ecco la chiamata a reagire e a «intensificare gli sforzi» per una «strategia di prevenzione, che punti sulla scuola, sul lavoro e sull'aiutare i giovani a gestire il tempo libero». È necessario per il Papa «un intervento che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di violenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalità, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni ». Così verso mezzogiorno è suonato, prima della preghiera dell'Angelus, il richiamo all'impegno politico dei cattolici: «Molti sono i problemi e le sfide che stanno davanti a noi. Si richiede un forte impegno di tutti, specialmente dei fedeli laici operanti nel campo sociale e politico, per assicurare ad ogni persona, e in particolare ai giovani, le condizioni indispensabili per sviluppare i propri talenti naturali e maturare generose scelte di vita al servizio dei propri familiari e dell'intera comunità. E per questo vogliamo collaborare tutti».
Infine l'appello interreligioso, che il Pontefice ha formulato salutando i leader di tutte le chiese cristiane e delle principali religioni mondiali poco prima del pranzo, nel seminario di Capodimonte: «Di fronte a un mondo lacerato da conflitti, dove talvolta si giustifica la violenza in nome di Dio, è importante ribadire che mai le religioni possono diventare veicoli di odio; mai, invocando il nome di Dio, si può arrivare a giustificare il male e la violenza».
Arrivato a Napoli in elicottero alle nove del mattino, il Papa è ripartito con lo stesso mezzo alle 17. Dopo il pranzo al seminario con gli ospiti ecumenici e le autorità politiche, Benedetto XVI ha compiuto una visita privata — in cattedrale — alla cappella di San Gennaro, dove ha preso tra le mani e baciato l'ampolla con il sangue del vescovo martire. «Napoli è ancora una grande capitale della musica », ha detto Ratzinger al maestro del coro della chiesa metropolitana che aveva accompagnato la visita con l'esecuzione di brani gregoriani e polifonici.

© Copyright Corriere della sera, 22 ottobre 2007

Aspettiamo anche dal Corriere un articolo giovedi' prossimo in cui si parli dell'udienza del giorno prima...


Il bacio

Il sangue di San Gennaro non si scioglie

NAPOLI — «Benedictus PP XVI».
Una firma piena di significato, quella apposta ieri dal Papa sul registro rosso delle visite, su cui vengono annotate tutte le volte in cui la teca con il sangue di San Gennaro viene esposta e dove, nel 1990, Ratzinger aveva già posto il suo nome da cardinale.
Il Papa è rimasto 7 minuti nella cappella del santo, in adorazione delle reliquie: le ossa, ma soprattutto l'ampolla con il sangue rappreso, che è rimasto tale anche dopo il bacio del Pontefice.
È la conferma di una tradizione: la liquefazione non è mai avvenuta in presenza di un Papa.

© Copyright Corriere della sera, 22 ottobre 2007


Per il presidente del Consiglio, ospite del seminario teologico di Capodimonte, un posto accanto al segretario di Stato

Prodi, comunione in piazza e pranzo con Bertone

Fulvio Bufi

NAPOLI — Non vuole che la si butti in politica. Non oggi e non qui, almeno. Se il Papa parla di lavoro precario e di futuro difficile per i giovani lui è d'accordo, dalla prima all'ultima parola. Non è d'accordo, invece, con chi gli fa notare che le parole del Pontefice arrivano all'indomani della manifestazione di Roma. Lui nemmeno vuol parlarne della manifestazione, né di qualunque cosa non abbia a che fare con la visita a Napoli di Benedetto XVI. «Non connettiamo cose che hanno una corrispondenza temporale e non sequenziale», taglia corto Romano Prodi. E anzi aggiunge che quello sollevato dall'altare di piazza del Plebiscito «è un tema identico a quello affrontato nella settimana sociale dei cattolici ».
Sintonia piena, quindi. E ci mancherebbe. Fosse solo per quello che al presidente del Consiglio — e un po' anche agli altri politici che gli sono stati accanto — è costata in brividi di freddo e umidità assorbita fino alle ossa questa giornata di ufficialità istituzionale. Vento gelido al momento dell'accoglienza, sul piazzale della stazione marittima. Pioggia scrosciante durante la messa. Aria di neve (che infatti sul Vesuvio è caduta) a metà pomeriggio, quando, insieme con il cardinale Sepe, Prodi è tornato al porto per salutare il Papa in partenza con l'elicottero dell'Aeronautica militare. E in mezzo il pranzo nei saloni del Seminario teologico di Capodimonte, al quale però Prodi ha partecipato sedendo non al tavolo di Papa Ratzinger, ma a quello del segretario di Stato della Santa Sede Tarcisio Bertone. Retroscena? Niente nemmeno qui, assicurano gli esperti di protocollo vaticano. Il Pontefice aveva il dovere di far sedere intorno a sé le altre autorità religiose presenti a Napoli per il forum organizzato dalla comunità di Sant'Egidio. Il posto di Prodi — e del guardasigilli Mastella che era con lui — era al tavolo di monsignor Bertone, che in Vaticano è anche lui un capo di governo.
La giornata napoletana del presidente del Consiglio, quindi, maltempo a parte, dovrebbe essere andata come meglio non poteva, anche per la comunione ricevuta dal Santo Padre. Forse è anche per questo che quando accetta di commentarla, questa giornata, e quasi ne traccia un bilancio, Prodi fa una professione di ottimismo che a Napoli di questi tempi non è cosa molto diffusa. «Questa è una città pacificata », dice. E poi: «Bisogna lavorare assieme per costruire delle prospettive, in modo che da Napoli arrivi un messaggio verso l'esterno: questa è una città pacifica che investe tutto nelle sue risorse umane per i giovani e per il futuro».

© Copyright Corriere della sera, 22 ottobre 2007

2 commenti:

lapis ha detto...

Indubbiamente non è bello che i giornali parlino di numeri solo quando questi sono deludenti, ma che i napoletani non si siano sforzati molto per accogliere il Papa con entusiasmo e "calore", a dispetto del freddo metereologico, mi pare evidente. Per il resto, trovo un po' fuori luogo l'osservazione sul sangue di San Gennaro che non si è sciolto dopo il gesto del Papa: i miracoli non funzionano a gettoni. In compenso, lo scorso anno in Polonia, ben pochi hanno rimarcato la comparsa dell'arcobaleno sul campo di Birkenau...

Anonimo ha detto...

Ho trovato molto irritante la notizia che nonostante il bacio di Benedetto XVI il sangue di San Gennaro non si è sciolto!
Perchè? Avrebbe dovuto sciogliersi?
Non è mica Il principe azzurro che sveglia con un bacio la Biancaneve di turno!
E' un po come dire che Benedetto XVI è andato sulla riva del Mar Rosso e le acque non si sono aperte.
Mi sembra che si faccia molta confusione tra il miracoloso ed il favoloso... cominciando dal prelato della real cappella che dopo che il papa era uscito dalla cappella di S.Gennaro si è messo a girare e rigirare l'ampolla per vedere se il sangue si scioglieva o meno.
Il sangue di San Gennaro non si è sciolto: ed allora?
Cosa si vuol significare? Che forse S.Gennaro non ha gradito la visita di Ratzinger?