20 novembre 2007

Il Papa sulla "grazia del perdono": l'aborto non è giustificabile, ma la Chiesa accolga i pentiti (Libero e Corriere)


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L'aborto non può mai essere giustificato, ma la comunità cattolica deve essere aperta a quanti si pentono di questo grave peccato

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di CATERINA MANIACI

ROMA Il no all'aborto da parte della Chiesa resta fermo, visto che la distruzione della vita umana non è mai ammissibile, «non può mai essere giustificata», anche considerando quanto siano difficili «le circostanze che portano qualcuno a considerare un passo così grave». Tuttavia la comunità cristiana deve accogliere quanti «si pentono di aver partecipato» a tale grave peccato.

AGENZIE PRO-ABORTO

Quello del Papa ribadito ieri è dunque un fermo rifiuto all'interruzione di gravidanza, accusando direttamente l'azione delle «agenzie che promuovono l'aborto». Ma insieme a ciò ecco la "raccomandazione" di usare uno spirito di apertura verso chi manifesta pentimento. Certo, è sempre nella linea della Chiesa che vuole colpire il peccato ma non il peccatore, tuttavia si tratta di un atteggiamento che, da qualche tempo, sembra esprimere la necessità di affrontare la complessità della società odierna e le difficoltà dei credenti dinanzi a questa complessità. Divorzio, aborto, relazioni sessuali e convivenze pongono seri problemi al mondo cattolico e sono necessarie risposte adeguate. La scelta è quella dell'accoglienza e di una pastorale ad hoc per chi si trova ad affrontare situazioni difficili. Il monito di Benedetto XVI è stato pronunciato durante l'udienza ai vescovi del Kenya, ricevuti in occasione della loro visita Ad Limina. «È materia di grande preoccupazione», ha dichiarato il Papa, «il fatto che la cultura secolare globalizzata stia esercitando una crescente influenza sulle comunità locali, come risultato delle campagne delle agenzie che promuovono l'aborto». «Questa distruzione diretta di una vita umana innocente», ha aggiunto, «non può mai essere giustificata, per quanto difficili siano le circostanze che possono portare qualcuno a considerare di fare un passo così grave». Poi il Pontefice ha avvertito che «la comunità cattolica deve offrire sostegno alle donne che possono trovare difficile accettare un figlio, soprattutto quando sono isolate dalle loro famiglie e dagli amici». Allo stesso modo «la comunità dovrebbe aprirsi a riaccogliere tutti quanti si pentono dall'aver partecipato al grave peccato dell'aborto, e dovrebbe guidarli con carità pastorale ad accettare la grazie del perdono, il bisogno di penitenza e la gioia di entrare ancora una volta nella nuova vita di Cristo». Il Papa non ha omesso, naturalmente, di sottolineare l'importanza della vita familiare, mettendo in guardia contro la «disordinata visione del matrimonio», che in Africa sta anche alla base della crescita della malattie sessualmente trasmesse, come l'Aids. Benedetto XVI ha invitato i presuli kenyoti a «salvaguardare a tutti i costi» il «tesoro prezioso» di quello che è «l'amore devoto delle coppie cristiane sposate», da lui definito «una benedizione per la vostra nazione, tale da esprimere sul piano sacramentale l'indissolubile alleanza tra Cristo e la sua Chiesa».
Papa Ratzinger ha parlato certo della società africana, colpita da «mali come la promiscuità, la poligamia e la crescita della malattie sessualmente trasmesse», che «possono essere direttamente messi in relazione alle disordinate visioni del matrimonio e della vita familiare». Ma questi «mali» non sono peculiari solo di questa società e la vita familiare ne è minacciata ovunque, come spesso il Pontefice ricorda.

LITURGIA E MOTU PROPRIO

Nel lungo e denso discorso del Papa c'è stato spazio anche per mettere in rilievo il colore e la vivacità delle manifestazioni religiose che in Africa hanno aggiunto una nuova dimensione al «ricco arazzo delle culture cristiane». Al centro della riflessione c'è l'unità della Chiesa nella ricchezza delle diversità, dunque anche la diversità delle celebrazioni liturgiche, tema molto attuale e legato anche alle polemiche vere, presunte o semplicemente "gon fiate" - sul Motu proprio che concede l'indulto e quindi la liberalizzazione del rito tridentino. Proprio ieri l'Osservatore Romano ha pubblicato una lunga intervista all'arcivescovo Albert Malcom Ranjith, segretario della Congregazione per il culto divino, intervenuto nel dibattito sulla liturgia e sul motu proprio. "Fedeltà al Concilio", questo è il titolo dell' intervista in cui monsignor Ranjith, tra le altre cose, sostiene con forza che una contrapposizione tra tradizionalisti e innovatori «non ha senso. Non c'era e non c'è una cesura tra un prima e un dopo, c'è invece una linea continuativa».

L'ABORTO IN ITALIA LA RELAZIONE DEL MINISTERO

Secondo la relazione presentata a ottobre dal ministro Livia Turco, in Italia sono stati praticati oltre 130mila aborti nel 2006 (a fronte di 560mila bambini nati): -2,1% rispetto al 2005, -44,6% rispetto al 1982. Da quando è in vigore la legge 194/1978, che regola l'interruzione di gravidanza, sono stati praticati 4 milioni e 500mila aborti legali.

TRIPLICATE LE STRANIERE

Negli ultimi dieci anni si è invece triplicato il numero degli interventi effettuati da donne con cittadinanza estera, passando da un'incidenza del 10,1% del 1996 al 29,6% del 2005, con una crescita del 66% L'IDENTIKIT L'identikit della donna che abortisce: tra 20 e 24 anni, sposata (46,7%), lavoratrice (46%), casalinga (27,9%), disoccupata in cerca di primo impiego (15,6%) L'APPELLO Inaspettata la dichiarazione di Benedetto XVI in merito alle donne che hanno praticato l'aborto: «Se pentite possono entrare a far parte della comunità cristiana». La dichiarazione è avvenuta durante l'udienza ai vescovi del Kenya, in occasione della loro visita Ad Limina. «Rinunciare al proprio bambino, resta pur sempre un fatto gravissimo- ha detto il Papa - ma bisogna essere benevolenti verso chi si pente»

© Copyright Libero, 20 novembre 2007


Il Papa

Aborto: va perdonato chi si pente

Redazione

CITTÀ DEL VATICANO — L'aborto «non può mai essere giustificato» e «preoccupa» il fatto che nella «cultura secolare globalizzata» vi siano «agenzie» che lo «promuovono». Tuttavia la Chiesa deve accogliere quanti «si pentono» di tale «peccato». Questo monito severo e misericordioso a un tempo è stato rivolto dal papa ai vescovi del Kenya: «Quando voi predicate il Vangelo della vita ricordate al vostro popolo che il diritto alla vita di ogni innocente essere umano, nato o non nato, è assoluto e si applica ugualmente a ogni persona senza eccezione alcuna». Ma i vescovi dovranno predicare anche il «perdono» a chi si pente d'aver praticato l'aborto: «La comunità dovrebbe aprirsi a riaccogliere tutti quanti si pentono dall'aver partecipato al grave peccato dell'aborto, e dovrebbe guidarli con carità pastorale ad accettare la grazie del perdono».

© Copyright Corriere della sera, 20 novembre 2007

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