20 novembre 2007

Ranjith contro gli abusi liturgici. Mentre Enzo Bianchi sulla “Rivista del Clero”… (di Sandro Magister)


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Ranjith contro gli abusi liturgici. Mentre Enzo Bianchi sulla “Rivista del Clero”…

Su “L’Osservatore Romano” in edicola martedì 20 novembre l’arcivescovo Albert Malcom Ranjith, segretario della congregazione per il culto divino, interviene sulle polemiche seguite al motu proprio Summorum Pontificum con il quale Benedetto XVI ha liberalizzato l’uso del rito antico della messa:

“Riguardo alla messa tridentina c’è stata una domanda crescente nel tempo, via via sempre più organizzata. Di contro, la fedeltà alle norme della celebrazione dei sacramenti continuava a calare. Più diminuivano tale fedeltà, il senso della bellezza e dello stupore nella liturgia, più aumentava la richiesta per la messa tridentina. […] Per anni la liturgia ha subíto troppi abusi e tanti vescovi li hanno ignorati. […] Il problema quindi non era la richiesta della messa tridentina, quanto piuttosto un abuso illimitato della nobiltà e della dignità della celebrazione eucaristica. Di fronte a ciò il Santo Padre non poteva tacere”.

Nella stessa intervista, Ranjith sottolinea la continuità tra l’enciclica del 1947 Mediator Dei di Pio XII sulla liturgia e la costituzione liturgica del Vaticano II Sacrosanctum Concilium.

È una continuità messa in luce anche dal liturgista Enrico Mazza in un interessante saggio pubblicato sull’ultimo numero della “Rivista del Clero Italiano” edita da Vita & Pensiero:

“Il Vaticano II ha portato fino in fondo i principi enunciati nei documenti di Pio XII. […] Il messale di Giovanni XXIII [detto tridentino] e quello di Paolo VI appartengono allo stesso filone perché hanno la stessa logica, dato che entrambi recepiscono i criteri della partecipazione attiva dell’Instructio de Musica sacra et sacra Liturgia di Pio XII del 1958″.

“La Rivista del Clero Italiano”, come dice la testata, è rivolta ai preti e mira alla loro formazione. Nell’ultimo numero pubblica un nutrito dossier sul motu proprio “Summorum Pontificum”. Oltre ad Enrico Mazza, docente di storia della liturgia alla Cattolica, anche Saverio Xeres, professore di storia della Chiesa, insiste sulla continuità tra i due riti “ordinario” e “straordinario” che Benedetto XVI ha autorizzato nel celebrare la messa.
Mazza, inoltre, associa la liberalizzazione decisa dall’attuale papa alla “terza fase” della riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, ossia “la fase dell’adeguamento alle varie culture”. Una di queste “culture” e spiritualità alle quali è giusto andare incontro, conclude Mazza, è proprio quella dei fedeli che, con fondati motivi, desiderano celebrare l’eucaristia secondo il messale di Giovanni XXIII del 1962.

Senonché, voltata pagina e arrivati all’ultimo degli articoli che compongono il dossier della “Rivista del Clero Italiano”, tutto si rovescia.

In stridente dissonanza con i precedenti autori, il priore di Bose, Enzo Bianchi, svilisce senza misericordia non tanto i lefebvriani, quanto i cattolici in comunione con la Chiesa che desiderano celebrare la messa col rito antico, come autorizzato da Benedetto XVI. In 14 pagine, non c’è una sola riga di rispetto e di comprensione nei loro confronti. Mentre ve ne sono parecchie in cui Bianchi mette in dubbio la loro stessa sincerità. Nel nome di una “risposta evangelica” alle questioni poste da questi fedeli.

© Copyright Settimo Cielo, il blog di Sandro Magister

4 commenti:

brustef1 ha detto...

Enzo Bianchi: un altro "picchiato dell'italiano", nemico della LIBERALIZZAZIONE che è la caratteristica del papato di Benedetto XVI

raffaele ha detto...

Mi sembra che Magister stia seminando zizzania nella Chiesa. Enzo Bianchi non va demonizzato: ha organizzato anche recentemente importanti incontri di spiritualità ortodossa (stimati dal papa), e non può certo essere accusato di "lassismo" in campo liturgico e spirituale.

Anonimo ha detto...

Enzo Bianchi per una sua scelta, di cui va fiero, non vuole essere compreso nella Chiesa cattolica. La sua è una comunità ecumenica, ma in Piemonte è molto seguito anche dai vescovi e da Famiglia Cristiana. Mons. Ranjith è accusato, in modo velatamente razzista, di non essere al passo con le innovazioni europee. Allo stesso modo, fra gli anglicani, i pastori decisamente contrari all'ordinazione di gay manifesti sono gli africani. Il vescovo Tutu, essendo molto all'avanguardia,nel solco dei premi Nobel, ha accusato l'arcivescovo di Cantebury di omofobia, per aver congelato la questione e evitato lo scisma. Ovviamente, nessuno ha il coraggio di dire apertamente che il clero del terzo mondo non asseconda le innovazioni liturgiche ed etiche come fanno gli europei e gli americani. E allora ci si balocca con i giochini di parole. Cordialmente, Eufemia

brustef1 ha detto...

Ma allora perché il "santone Enzo Bianchi della chiesa universale" entra nello specifico e disprezza ad ogni occasione un gran numero di cattolici, Pontefice compreso?