3 novembre 2007

Il sindaco di Bologna, Cofferati, risponde al cardinale Caffarra


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Cofferati: Bologna degradata?
Caffarra sbaglia, no alle forzature


Il sindaco: non vedo disperazione, città diversa da come la descrive il cardinale E sulla «tolleranza malintesa»: mi preoccupo quando si emargina chi è in regola

Marco Imarisio

BOLOGNA — «Nelle parole di monsignor Caffarra c'è una descrizione molto forzata di questa città, ed è una forzatura della quale non capisco la ragione e l'utilità».
Il sindaco della città sempre più sporca, dove tutto è considerato lecito, replica al cardinale che l'ha definita tale in una intervista al Corriere della Sera.
E senza girare troppo intorno al politicamente corretto, dice chiaramente di non condividere molti passaggi dell'intervento dell'alto prelato.

Cofferati, davvero Bologna non è mai scesa così in basso?

«Su una cosa non sono per nulla d'accordo con il pur legittimo giudizio dell'arcivescovo, e cioè l'idea di una città che stia uscendo dalla storia. Bologna è dentro la storia difficile, complessa e dolorosa di questi tempi».

L'allarme del cardinal Caffarra le sembra esagerato?

«Bologna è una città che vive problemi non solo italiani, ma di tutta questa parte del mondo. E non sarò certo io a negare che esistano. Ma non dimentichiamoci che altrove, a Parigi, Rotterdam, Amsterdam, si sono presentati fenomeni di violenza diffusa che qui per fortuna sono assenti ».

Caffarra sostiene che Bologna è tollerante in modo sbagliato, la sinistra si lamenta invece della sua intolleranza. Chi ha ragione?

«Mi limito a dire che la lettura della società bolognese fatta da monsignor Caffarra è singolarmente speculare ed opposta a quella di una parte dell'intellighenzia radicale della città».

Nelle parole del religioso è evidente il rimpianto per la città e i valori di una volta.

«Anche su questo aspetto mi permetto di dissentire. Le città di oggi la loro storia se la devono riscrivere giorno dopo giorno. Il passato è di conforto e riferimento, ma non aiuta a risolvere i problemi del futuro».

Riconosce almeno che c'è bisogno di darsi da fare?

«Certo, c'è davvero un futuro da costruire. E riguarda sia la sfera laica che quella religiosa. L'arcivescovo conosce bene difficoltà e travagli derivanti dal praticare nuove idee di solidarietà, che dovrebbero impegnare i laici, ma anche i religiosi».

Nel 2007, come dovrebbe essere declinato il vivere insieme?

«Da amministratore, credo siano fondamentali il rispetto e la salvaguardia di ogni appartenenza. Occorre impegnarsi al confronto di ognuna di esse, per garantirle tutte. Il fondamento di questa idea è ovviamente la laicità delle nostre comunità».

Caffarra afferma che la legalità non crea convivenza sociale, frase in apparenza dedicata a lei. Cosa ne pensa?

«L'arcivescovo dice una cosa condivisibile. Ma non può fermarsi qui. Dovrebbe prima chiedersi quale convivenza sociale sarebbe possibile fuori dal rispetto delle leggi».

La tolleranza bolognese è davvero sbagliata?

«Sono convinto anch'io che esista un malinteso senso della tolleranza, ben lontano dall'idea di tolleranza di Voltaire, ispirata al rispetto dell'altro e mai in contrasto con le ragioni del vivere insieme. E poi ci sono fenomeni di malintesa tolleranza che convivono insieme a forme vistose e preoccupanti di vera intolleranza verso chi è diverso».

Dov'è il discrimine?

«Nel rispetto delle leggi e del vivere comune. Ma vedo che purtroppo c'è intolleranza anche verso chi rispetta davvero le leggi e ha l'unico torto di essere diverso da noi, di essere straniero».

Nessun degrado, nessuna decadenza?

«Insisto: non dirò mai che non vi siano problemi. Ma la città non è quella rappresentata dal cardinal Caffarra. Bologna è uno dei posti dove si vive meglio in Italia, con gli indici di reddito e qualità della vita più alti. Certo, ci sono i poveri ed esistono fasce marginali in crescente difficoltà. Ma non sono un fenomeno generalizzato. Anche un solo povero merita attenzione e va incluso nel resto della società, ma non credo che a Bologna il fenomeno della marginalità costituisca l'emergenza che traspare dalle parole del cardinale ».

Caffarra ha parlato soprattutto di decadenza morale.

«Io credo che l'arcivescovo segnali delle preoccupazioni. Ma se esse riguardano il possibile declino della città per mancanza di valori, come lui sostiene, ebbene, che si faccia una esplicita discussione su quali devono essere questi valori alla base di una comunità moderna».

Cominci lei.

«In una comunità composta da etnie diverse, con articolazioni sociali molto più fluide di quelle di un tempo, il tema dei diritti di cittadinanza, del rispetto dei valori fondanti e della Costituzione, sono importanti anche nella vita quotidiana. Sono la base dalla quale si parte per garantire a tutti libertà, giustizia ed equità. Ripeto, sono molto interessato ad una discussione su questi argomenti. Ma che sia esplicita, dichiarata ».

A cosa dovrebbe portare?

«A capire quali sono le condizioni più efficaci per garantire questi valori in luoghi che sono sempre più caratterizzati da una notevole complessità e fluidità sociale. Ovviamente, occorre farlo mantenendo una distinzione di ruoli ben precisa, senza nessuna confusione».

Parlare di Bologna è davvero anticipare quel che accadrà nel resto d'Italia?

«Questa città ha anticipato le dinamiche politiche nazionali, e accadrà ancora in futuro. Ma quasi mai ha anticipato le dinamiche sociali. Il parallelo politico viene più facile, perché oggi, ancora più che in passato, i territori hanno caratteristiche diverse».

Quindi, il male cittadino non è un male nazionale?

«La struttura sociale ed economica di Bologna non è certo raffigurabile con quella del resto del Paese. Magari fosse così, tenuto conto che l'Emilia Romagna è pur sempre uno dei land più ricchi e prosperi d'Europa».

Appunto: sazia e disperata.

«Se il quadro politico della città si stabilizzerà, nelle prossime settimane promuoverò una discussione esplicita sulla possibile connessione tra valori e sviluppo. È sicuramente vero che esistono problemi relativi ai valori a cui una comunità si deve riferire. Ma da qui alla disperazione, il passo è troppo lungo».

© Copyright Corriere della sera, 3 novembre 2007

Posso dirlo? Bah!
Raffaella

1 commento:

Anonimo ha detto...

Stavo appunto per dirti che Cofferati ha risposto al Cardinale. Di una cosa sono contento, che ha lasciato la questione aperta al dialogo, così possiamo aspettarci una riposta di Caffarra. Il sindaco si chiede quali sono i valori di una società? Io direi: rispetto per la vita umana, la vita di tutti senza alcuna distinzione. Dare a tutti la possibilità di spendersi per la società nel lavoro e nel volontariato, punire i negligenti con pene esemplari (non si può sempre e solo tollerare, questo è piuttosto indifferenza e incuranza). Poi un altro valore è la famiglia. Innanzitutto incentivarla, difenderla, promuoverla. Poi, seguendo i valori non negoziabili pronunciati dal Papa più volte, l'educazione delle giovani generazioni responsabilizzandoli. Poi tolleranza nella sua accezione più ampia: dare la possibilità a tutti di credere e manifestare la propria fede senza essere offesi. (vedi oscenità con quelle mostre blasfeme) Secondo me, se si guarda Bologna tutto ciò è un po' offuscato, forse il Comune si sta spendendo in questa direzione (non entro nel merito perchè non sono informato), ma tutti constatano che la città sia un po' in crisi, forse non tale da disperare, ma occorre rimboccarsi le maniche e subito prima che, come ha profetato il cardinale, prima che dalla città si passi alla nazione! marco