7 novembre 2007

Visita del Re saudita al Papa: il commento (eccellente) di Politi


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Il Papa al Re saudita: tutela per i cristiani

Storico incontro in Vaticano, Abdullah regala a Ratzinger una spada

Sottolineata l´importanza della collaborazione tra le tre fedi monoteiste

MARCO POLITI

CITTÀ DEL VATICANO - Trenta minuti di colloquio tra il Successore di Cristo e il Protettore dei Luoghi Santi dell´Islam aprono una pagina nuova nei rapporti tra Chiesa cattolica e mondo musulmano.

Alle 12,30 re Abdullah in tunica blu e mantello bianco, il viso incorniciato dalla candida kefiah, si fa incontro alla figura bianca di Benedetto XVI che sulla soglia dello studio gli prende la mano calorosamente tra le sue.
E´ la prima volta che un monarca della dinastia wahabita, rappresentante di un Islam rigidamente ortodosso e proselitista, varca le mura vaticane per dialogare con il capo di un miliardo e duecento milioni di cattolici. Trasale il Papa, quando il sovrano saudita gli porge in regalo una scimitarra dorata tempestata di gemme. Ratzinger la sfiora appena, indicando i suoi più modesti regali: una veduta del Vaticano e le medaglie d´occasione.
Ma chi regala una spada viene con intenzioni di pace e re Abdullah e Benedetto XVI concluderanno l´incontro con un comunicato dal timbro inedito.

Perché nero su bianco il Protettore della Mecca e il Romano Pontefice dichiarano concordi l´importanza ed il valore della «collaborazione tra cristiani, musulmani ed ebrei».

Dunque, non è soltanto il dialogo interculturale e interreligioso ai fini della «pacifica e fruttuosa convivenza» tra i popoli, il tema su cui concordano il sovrano islamico e il pontefice cattolico, ma qualcosa di più: la cooperazione concreta tra cristiani, musulmani ed ebrei per favorire «pace e giustizia» nel mondo oltre che per salvaguardare i valori spirituali e morali. Specialmente, insiste il Vaticano, «a tutela della famiglia».
L´accenno inusuale, e perciò storico, al trialogo (che tanto stava a cuore a Karol Wojtyla) fa capire che re Abdullah fa molto sul serio con la sua offerta panaraba di pace globale a Israele, in cambio della fine dell´occupazione dei Territori palestinesi, ed è altrettanto determinato a operare per la stabilizzazione del Medio Oriente attraverso la cooperazione tra religioni e popoli diversi. E´ un assist alla prossima conferenza di Annapolis patrocinata da Condoleezza Rice, ma è evidente che sia la Santa Sede che l´opinione pubblica araba si aspettano che il processo negoziale cominci sul serio. Perché - come spiegava recentemente il ministro degli Esteri D´Alema al convegno interreligioso di Sant´Egidio a Napoli - è finita l´epoca delle road map che non portano da nessuna parte.
Papa e monarca sottolineano insieme la necessità di una «giusta soluzione» ai conflitti che travagliano il Medio Oriente, a partire da quello israelo-palestinese.
L´incontro è servito a Benedetto XVI per introdurre la questione della libertà di culto dei due milioni di lavoratori e professionisti cristiani, che vivono in Arabia saudita. Oggi totalmente impediti.
Con Paolo VI il Vaticano ha dato via libera alla costruzione a Roma di una delle moschee più imponenti d´Europa. La monarchia saudita a questo punto non può trincerarsi oltre dietro la frase fatta che tutta l´Arabia è «terreno sacro». I modi per tutelare la libertà religiosa, secondo la Santa Sede, possono essere trovati.
L´approccio papale è stato, peraltro, delicato. Augurando ogni bene all´intera nazione saudita, Benedetto XVI ha sottolineato la «presenza positiva e operosa dei cristiani». Il Vaticano crede nella gradualità. Il cardinale segretario di Stato Bertone, con cui re Abdullah si è successivamente incontrato, ha ribadito e sottolineato questi punti, insistendo sull´urgenza di stabilizzare il Medio Oriente e garantire libertà di religione per tutti.
Oggi inizia a Roma la visita del premier turco Erdogan, se fuori programma volesse incontrare il Papa, il Vaticano non dirà di no.

© Copyright Repubblica, 7 novembre 2007

Che dire? Splendido articolo :-)
Complimenti a Politi che ha saputo sottolineare, con particolari inediti, il successo storico dell'incontro di ieri. Ottimo davvero :-)

Raffaella

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Politi è un po' come il nostro don Francesco: a volte da incensare ed altre da ... ... ... !!!

Anonimo ha detto...

Bell'articolo, ma c'è un errore: il Papa non è il successore di Cristo, come si legge all'inizio, bensì il successore di Pietro, principe degli apostoli di Cristo. Gesù non ha successori! marco

mariateresa ha detto...

caro Gianpaolo, se fossi Francesco, dopo essere stato paragonato a Politi, mi arrabbierei come un cinghiale.
eheheheh...