9 aprile 2008
Benedetto, un Papa che crede nell'America (Marroni)
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Un Papa che crede nell'America
Vertici cambiati nelle sedi di prestigio - Cresciuto il peso dei porporati in Vaticano
di Carlo Marroni
Sono 17 i cardinali americani, di cui 14 elettori in caso di conclave. La seconda comunità di porporati dell'intera Chiesa cattolica, dopo quella italiana, che può contare ben 21 elettori su un totale di 42.
D'accordo che il Vaticano è da sempre in Italia e in Curia gli italiani hanno per secoli dettato legge, ma gli americani sono la più grossa comunità cattolica della Terra, 71 milioni. Una comunità messa alla prova dagli scandali della pedofilia, ma che ha reagito e ora si dichiara forte e protagonista di un clima di straordinaria attesa nel Paese per la visita di Benedetto XVI la prossima settimana.
Nel suo ottavo viaggio all'estero, il Papa andrà dal 15 al 20 aprile a Washington e New York, incontrerà il presidente George Bush e parlerà all'Onu, visiterà Ground Zero, vedrà rabbini e rappresentanti dell'Islam, ma soprattutto darà una scossa alla folta comunità cattolica, quella che ogni anno manda i maggiori contributi finanziari in Vaticano, centinaia di milioni di dollari. Una visita preparata con cura, voluta fortemente dal Papa, che vede negli Stati Uniti la forza "occidentale" della religione che viene riconosciuta negli spazi pubblici, una nazione «che apprezza il ruolo del credo religioso nel garantire un ordine democratico ed eticamente sano» come ha detto lo stesso Papa nel salutare due mesi fa il nuovo ambasciatore Usa presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon, la ex femminista e professoressa ad Harvard che nel 1995 Giovanni Paolo II incaricò di guidare la delegazione vaticana alla Conferenza Onu sulla donne, a Pechino.
Un segnale forte, quello di Bush, dato un anno prima di lasciare la Casa Bianca, ma altamente significativo. La nomina di una cattolica apprezzata dalla Santa Sede è stato un modo per certificare un rapporto diverso rispetto a quello avuto con Wojtyla, che aveva criticato aspramente la guerra in Iraq. Oggi gli Usa, agli occhi di Ratzinger,sono quello che non è l'Europa, pervasa dall'avanzare del soggettivismo e del relativismo etico, nemico- chiave del suo pontificato.
Ecco allora che al di là degli impegni politici la visita è "pastorale", come ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa: incontri con i vescovi, i sacerdoti, i giovani delle scuole e le cinque principali fondazioni, tra cui spicca quella dei Knights of Columbus, grande finanziatore vaticano.
Ma quanto contano gli americani in Curia? Fino a oggi il loro peso non era particolarmente alto, e forse lo è stato di più negli ordini religiosi (francescani e gesuiti in particolare) che nel governo pontificio. Con Ratzinger tuttavia è aumentato progressivamente: appena eletto Papa nominò al suo posto alla Congregazione per la dottrina della fede William Levada, all'epoca arcivescovo di San Francisco (qualche tempo fa è circolata la voce che potesse andare a guidare la diocesi di New York al posto di Edward Eagan, che ha superato i 75 anni, nell'ambito di una riorganizzazione del dicastero). Un altro americano forte in Curia, anche lui sopra i 75 anni, è James Stafford, dal 2003 penitenziere maggiore, una delle tre cariche cardinalizie (le altre sono camerlengo e vicario di Roma) che non decadono alla morte del Papa. Il terzo è John Patrick Foley, porpora da novembre, già a capo del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali e da poco gran maestro dell'Ordine del Santo Sepolcro.
Posizioni di rilievo sono poi ricoperte da Joseph Di Noia, domenicano, sottosegretario alla Dottrina della fede, e da Reginald Foster, minutante alla Segreteria di Stato e considerato il latinista numero uno del Papa.
Dopo gli scandali del 2002 a Boston e Los Angeles, culminati con l'allontanamento del cardinale Bernard Law (con pene milionarie, anche a Portland) e il maxi risarcimento deciso nel 2007 dalla diocesi di Los Angeles di 660 milioni di dollari a 508 persone (cui vanno aggiunti altri 114 già decisi in precedenza per 86 vittime), il capitolo a Roma viene dato per chiuso, anche se le ferite rimarranno per molto e alcuni dei protagonisti, ancorché involontari- come il cardinale della metropoli californiana, Roger Mahoney- sono ancora in carica.
Tra pensionamenti in vista e vecchie vicende, i prelati-chiave della Chiesa sono gli emergenti. Oltre al presidente della Conferenza episcopale, il cardinale di Chicago, Francis Eugene George, sicuramente la figura di maggior spicco, anche per i media, è il successore di Law a Boston,Sean O'Malley, francescano che molto spesso porta il saio con lo zucchetto cardinalizio e che da poco ha aperto un blog. Accanto a loro esercitano una notevole influenza il cardinale di Philadelphia, Justin Francis Rigali, a capo di una diocesi forte e con un bilancio molto ricco, ed è segnalato come emergente il giovane neocardinale Daniel DiNardo, di Houston, area a forte immigrazione ispanica e quindi di matrice cattolica. Si stanno poi mettendo in luce l'arcivescovo Timothy Broglio, da pochi mesi ordinario militare e molto apprezzato a Roma, e David Malloy, coordinatore per la Conferenza episcopale della visita papale. In grado di esercitare una notevole influenza è di certo il gesuita padre Joseph Fessio, presidente della Ignatius Press ed editore in Usa del Papa.
All'Onu, nel 60° anniversario della Dichiarazione universale sui diritti dell'uomo, in molti si aspettano che Benedetto XVI ribadisca i principi "non negoziabili", a partire da aborto e famiglia, e in qualche modo riaffermi l'avversione al relativismo che, a giudizio della Chiesa, domina in mol-te organizzazioni internazionali. Ma la visita a New York sarà anche l'occasione di tendere la mano agli ebrei, alla vigilia della Pasqua ebraica: dopo l'incontro interconfessionale di Washington, il Papa andrà, poco prima dell'inizio dello shabbat, alla Park East Synagogue di New York, visita decisa all'ultimo. Un incontro che arriva dopo le ultime, note, polemiche sulla preghiera del venerdì santo.
© Copyright Il Sole 24 Ore, 9 aprile 2008
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1 commento:
Carissima Raffaella, vorrei segnalarti l'articolo che ho pubblicato sul mio blog sull'anticipazione di Bertone, secondo cui Papa Benedetto affronterà nel suo viaggio americano il tema dei preti pedofili.
http://lavignadelsignore.blogspot.com/2008/04/il-papa-negli-stati-uniti-damerica_09.html
Dobbiamo collaborare per diffondore il messaggio di Papa Joseph, o no? :D
Ciao e a presto!
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