15 aprile 2008

Dorothea Weber e Clemens Weidmann: "Non c'è dubbio: l'autore dei sermoni ritrovati è Sant'Agostino" (Osservatore)


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Non c'è dubbio: è proprio lui

di Dorothea Weber e Clemens Weidmann

Ogni ritrovamento di un testo di un Padre della Chiesa desta giustamente sensazione: va infatti a completare l'immagine che abbiamo di un'epoca molto entusiasmante, quella del passaggio dall'antichità pagana al medioevo cristiano.

Soprattutto nel Novecento due grandi scoperte di raccolte testuali hanno prodotto innumerevoli nuove idee relative alla vita di Agostino, Vescovo di Hippo Regius (Ippona, oggi Annaba, Algeria): nel 1974, in Francia, Johannes Divjak rinvenne ventinove lettere inedite; nel 1990, a Magonza, François Dolbeau scoprì ventisei sermoni. Quest'ultima scoperta è però solo un'anello della catena di rinvenimenti avvenuti in Germania: negli scorsi cento anni sono venuti alla luce in numerose biblioteche tedesche circa sessanta sermoni, che la ricerca ha dimostrato essere autentici.
A Erfurt - nell'ambito di un vasto progetto della Österreichischen Akademie der Wissenschaften che si prefigge la puntuale catalogazione di tutti gli scritti di Agostino - Isabella Schiller si è imbattuta in un manoscritto inedito del dodicesimo secolo contenente molti sermoni latini in parte inediti.

Chi scrive ha dimostrato che sei di quei testi sono di Agostino: un sermone sulle martiri cartaginesi Perpetua e Felicita, uno sulla resurrezione dei morti, uno sul vescovo martire cartaginese Cipriano e tre su vari aspetti dell'elemosina.

Il manoscritto in pergamena ha quasi la forma di un cubo - le sue misure non superano i 115 x 95 millimetri - e contiene, suddivisi in 264 fogli, una settantina di sermoni, la maggior parte dei quali già nota da tempo. Si tratta di sermoni di Cesario e dello Pseudo Giovanni Crisostomo scritti per il tempo di Quaresima e per alcune ricorrenze del mese di settembre. Inoltre, è presente una raccolta straordinaria di ventotto sermoni attribuibili ad Agostino. Accanto a testi abbondantemente documentati, ve ne sono altri rari, e alcuni finora totalmente sconosciuti.
Seguendo l'ordine cronologico del calendario dei santi, questi scritti sono dedicati a una serie di memorie liturgiche, da quella di Vincenzo (22 gennaio) a quella di Cipriano (14 settembre), e alle solennità dell'anno liturgico, dalla Quaresima alla Pentecoste.
Poiché i sermoni relativi ai santi riguardano soprattutto i martiri venerati in Africa all'epoca di Agostino, si può concludere che la raccolta sia stata composta nel quinto secolo proprio nell'Africa romana e da lì, come tutta la biblioteca di Agostino, portata al sicuro nell'Italia meridionale. Probabilmente - in seguito all'attività missionaria avviata da Gregorio Magno - la raccolta fu portata in Inghilterra, dove nel XII secolo fu trascritta. Da questo o da un altro esemplare simile deriva il Codice di Erfurt.
Di provenienza anglosassone - diretta o indiretta - appaiono non solo i caratteri, ma anche la trasmissione parallela di alcuni testi e le sequenze testuali in grafia britannica, come nella famosa Omelia di Worcester.
Intorno all'anno 1400 il medico erudito Amplonio Rating entrò in possesso del piccolo manoscritto e lo donò al collegio Amplonianum di Erfurt, da lui stesso fondato. Oggi la sua biblioteca è serbata in quella della università di Erfurt.

Dei sei nuovi testi, tre verranno pubblicati nelle prossime settimane.

Finora del sermone sulle martiri cartaginesi Perpetua e Felicita erano noti solo la parte iniziale e le conclusioni, senza che fossero stati sollevati dubbi sulla sua completezza. Nella nuova parte mediana Agostino spiega due scene del martirio in modo teologicamente complesso: la visione di Perpetua - sotto spoglie maschili la santa lotta contro un uomo dalla pelle scura - si realizza nel martirio, nel quale ella sconfigge il demonio in una lotta coraggiosa, per poi entrare nel corpo di Cristo. Felicita invece - che è incinta - mediante la sua confessione davanti al tribunale partorisce l'uomo celeste Cristo prima ancora del suo parto naturale. Questo sermone, d'ora in poi da considerarsi completo, è dunque l'originale di due testi pseudo agostiniani che si rifanno concettualmente ad esso.
Tema principale del sermone intitolato De resurrectione mortuorum è la fede negli eventi futuri: dalle profezie che già si sono compiute il credente cristiano trae la sicurezza che anche quelle escatologiche meritano fiducia. A questa fede nel secondo avvento di Cristo, nel giudizio universale e nell'accoglienza fisica dei credenti nel Regno dei Cieli, contribuisce il fatto che anche in natura alla morte segue nuova vita. Lo stesso Cristo, mediante la sua vittoria sulla morte, dimostra che la fede nella resurrezione è giustificata.
Il titolo del sermone In natali Marcellini martyris suggerisce la data del 2 giugno. Si tratta presumibilmente di un'indicazione secondaria e non autentica. Poiché singoli passaggi fanno riferimento al battesimo di alcuni fedeli e poco prima della fine si parla della remissione dei peccati nel battesimo, il sermone probabilmente fu tenuto nel tempo pasquale, unico momento dell'anno liturgico in cui si amministrava il Battesimo nella Chiesa primitiva.
A Cipriano - che, vescovo di Cartagine, subì il martirio nel 258 - è dedicato l'ultimo sermone agostiniano di questa raccolta. Ne possediamo solo l'inizio e la fine. Nella prima parte Agostino descrive sommariamente il comportamento esemplare di Cipriano martire e dottore della Chiesa.

Nella seconda parte egli critica l'usanza di celebrare le feste ecclesiali con abbondanza di cibi e bevande. Nonostante la lacuna, che si presuppone ampia, questo sermone è l'unico fra quelli rinvenuti per il quale sono possibili una collocazione spaziale e una datazione. A quanto pare fu tenuto a Cartagine nell'anno 401 o subito prima.

I testi inediti - soprattutto quelli che nei codici medievali sono stati attribuiti a un autore tanto noto come Agostino - si rivelano spesso opere medievali più tarde, che recano per errore il suo nome, oppure tentativi di uno scrittore di conferire ai propri scritti l'apparenza di quelli del famoso Padre della Chiesa.

Quali sono dunque i criteri che ci permettono di attribuire con sicurezza ad Agostino i sermoni che abbiamo rinvenuto?

In primo luogo, lo stile è certamente una prova importante di autenticità: nell'abbondanza di figure retoriche (anafore, rime, parallelismi, giochi di parole) lo stile coincide con quello caratteristico degli scritti sicuramente agostiniani, soprattutto i sermoni.

Lo stesso vale per la costruzione del periodo e il ritmo della trattazione. Nei nuovi testi esistono ad esempio paragoni che nella letteratura latina si ritrovano solo in Agostino.

Un altro argomento fa riferimento alle citazioni bibliche: il testo si distacca da quello della Vulgata, ossia dalla traduzione latina della Bibbia di Girolamo, e concorda vistosamente con quello che Agostino adotta altrove. La certezza definitiva ci viene poi offerta da un'attestazione esterna: tre dei sermoni recano un titolo che corrisponde esattamente a quelli presenti nell'elenco delle opere di Agostino. Tale elenco risale ai tempi del vescovo di Ippona, ma fu inserito da Possidio - un amico intimo del Padre della Chiesa - nella biografia che gli dedicò. Finora non si era riusciti a individuarli.

Questi tre sermoni trattano delle opere dell'amore per il prossimo e il rapporto fra elemosina spirituale e materiale. Verranno studiati e pubblicati nel 2009 dal gruppo viennese.

(©L'Osservatore Romano - 14-15 aprile 2008)

1 commento:

mariateresa ha detto...

per chi legge l'inglese vi segnalo una perla, veramente tale, di Allen
http://ncrcafe.org/node/1732

In questa rubrica ha deciso di confutare o spiegare eventuali equivoci sul viaggio papale, luoghi comuni, sciocchezze, fraintendimenti e pinzillacchere varie.
Evidentemente anche lui si rende conto che i media possono campare di pagine e pagine costruite su delle vere tavanate.
Certo il suo stile è pacato rispettoso, e l'intendimento è ottimo e necessario.
E un'altra perla è questa:
http://ncrcafe.org/node/1728

dove spiega che i criteri del successo del viaggio per papa Benedetto sono di lungo periodo, proprio come tutta la sua predicazione e il suo magistero.
E non si basano su valutazioni effimere e di facciata.
E' come respirare un po' di aria fresca.