15 aprile 2008
Non è l'etica al centro del pensiero del Papa. Egli parla di bellezza della fede, di razionalità del credere (Il Tempo)
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Oggi il Papa negli Usa
Joseph Ratzinger non può e non vuole emulare il suo predecessore polacco, che ha compiuto moltissimi viaggi apostolici. Egli preferisce attraversare i territori della dottrina, della catechesi, e anche della ragione applicata alla riflessione sul tempo che viviamo.
Il suo viaggio negli Stati Uniti assume perciò un significato ancor più rilevante. In primo luogo per il suo discorso all'Onu. Nonostante l'avversione dei potentati di molti paesi e l'irragionevole rifiuto di tanti intellettuali, la Chiesa cattolica conserva intatta la sua grande autorevolezza mondiale, anche in campo diplomatico. Essa è promotrice di pace, dialogo e moderazione. In secondo luogo per la specificità della cattolicità americana, che è in forte crescita, soprattutto per l'immigrazione ispanica, e si è lasciata alle spalle gli scandali legati alla pedofilia.
I media sembrano interessarsi molto ai pronunciamenti del Papa sui temi etici, come la condanna dell'aborto. Ma ridurre tutto a morale sarebbe miope.
Non è l'etica al centro del pensiero del Pontefice. Egli parla di bellezza della fede, di cristianesimo come avvenimento imprevisto e sconvolgente l'intera esistenza, di razionalità del credere, come ha acutamente osservato il presidente Bush. Tutte cose che stanno ben prima della morale e ne sono piuttosto il fondamento.
Infine, è impossibile non cogliere il significato anche simbolico dell'incontro tra la massima potenza economica e militare del mondo e il rappresentante di un ben diverso potere, quello di Cristo stesso.
L'America che oggi accoglie Ratzinger mescola vitalisticamente radicalismo pacifista e militarismo, opulenza capitalista ed emarginazione sociale, moralismo intransigente, relativismo e nichilismo.
Ma al di là delle contraddizioni, è un paese che non si è vergognato di mettere Dio nei suoi atti fondativi e che tutt'ora considera normale il riferimento al divino nella sfera personale, sociale e politica. La centralità della questione religiosa è testimoniata dal cinema e dalla letteratura recente, da Corman Mc Carty a Philip Roth.
È assai significativo che, contrariamente a quanto profetizzato dai teorici della secolarizzazione, il senso religioso sia ben vivo anche nella patria del progresso economico e culturale. Ma, come dimostra la proliferazione di nuove confessioni, si tratta spesso di un sentimento confuso, alterno, un po' facilone, talvolta irruente, come è normale nel carattere di un popolo in fondo giovane.
Anche ai suoi inizi il cristianesimo si trovò a confrontarsi con la religiosità diffusa e incerta dell'Impero romano e delle eredità greche. «Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annuncio» proclamò San Paolo all'Aeropago, che fu il tempio della cultura del mondo antico.
La lucida razionalità della fede del Papa può trovare nella giovane e vitale America terra più fertile che al di qua dell'Atlantico, dove resistono le chiusure e i pregiudizi ideologici del passato. Forse è l'Europa il vero paese per vecchi.
© Copyright Il Tempo, 15 aprile 2008 consultabile online anche qui.
Bellissimo articolo. Osservo pero' che anche in Europa c'e' "terra giovane e fertile". Non certo i sepolcri imbiancati dei media o intellettuali e politici ottocenteschi, ma una generazione (di tutte le eta' paradossalmente) curiosa e affascinata dal discorso "potente" di Benedetto XVI.
R.
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1 commento:
Sono d'accordo nella sostanza , però mi è parso di comprendere, in ciò che Papa Benedetto ha detto e scritto più volte, che non c'è un primato della "ragione", ma un connubio di ragione e fede (laddove quest'ultima obbedisce al comandamento dell'Amore, lasciatoci da Gesù, vi trova i suoi fondamenti etici, indicando i comportamenti concreti). Carla
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