22 aprile 2008

Il Papa, l’America e i non nati (Il Foglio)


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Il Papa, l’America e i non nati

Gran discorso allo Yankee Stadium a un paese che non ha chiuso la partita

L’affondo antiabortista l’ha lasciato all’ultima tappa del viaggio americano.
Benedetto XVI allo Yankee Stadium ha ricordato che il diritto umano su cui poggiano tutti gli altri è quello di una persona innocente a non essere lesa o uccisa. E’ il rispetto di ogni “donna e bambino”, compresi i più indifesi esseri umani, “i bimbi non ancora nati nel grembo materno”. Il viaggio di Ratzinger è stato sfavillante, ma i commentatori si sono lavorati la differenza irriducibile incarnata da quell’uomo bianco, fino a renderla invisibile. Nel tempio del baseball il Papa è tornato a denunciare quell’odissea del profondo che è l’aborto di 45 milioni di americani, da quando nel 1973 la Corte suprema stabilì che è privacy la deliberata interruzione di una vita nascente. Ratzinger sapeva di parlare a un grande paese che non ha mai smesso di ripensare questa ferita di massa, tanto da non aver risolto e chiuso il problema tramite una legge. “Avete notato quanto spesso la rivendicazione della libertà viene fatta, senza mai fare riferimento alla verità della persona umana?”, ha detto il Papa, vincolando i cattolici impegnati in politica, democratici e repubblicani, al rispetto dell’inviolabile diritto alla vita. Questo autunno, in occasione delle presidenziali, sono previsti cinque decisivi referendum sull’aborto. In California si deciderà sulla notifica ai genitori nel caso di aborto di minorenne. Nel Missouri si prevede un colloquio con la donna per verificare che non sia costretta ad abortire dal marito. Nel South Dakota torna la legislazione antiabortista cassata due anni fa, ma stavolta i pro life hanno inserito le eccezioni di stupro e incesto, come ha chiesto anche il presidente Bush. In Colorado e Montana si vuole estendere protezione legale al concepito. Radicale o incrementale che sia la strategia, cioè scommettere sul bando totale dell’aborto o su una politica di pragmatico compromesso, l’America non è come l’Europa positivista, ha una vocazione giusnaturalista che le impedisce di liquidare il problema. Il prossimo presidente sarà chiamato a fare due nomine alla Corte suprema. Trentacinque anni fa i togati scardinarono ogni tutela giuridica del concepito, fino a degradarlo allo status di “non persona”. Stavolta potrebbero pronunciarsi a favore di entrambi, la donna e il bambino. Come ha chiesto Ratzinger, ispirato dalla promessa pro life e dall’alleanza di vita e libertà inscritta nell’alabastro della Dichiarazione d’indipendenza.

© Copyright Il Foglio, 22 aprile 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono d’accodo con questo articolo (di Ferrara?) e sul fatto che l’Europa "positivista" non ha, come gli USA, una vocazione giusnaturalista che le impedisce di liquidare, rimuovere il dramma dell’aborto. Però i dati del 2007 sugli aborti i Italia pubblicati su “Repubblica” di oggi non sono del tutto scoraggianti:
ABORTI IN DIMINUZIONE NEL 2007. L'anno scorso sono state praticate 127.038 interruzioni di gravidanza, con un calo del 3% rispetto al 2006 (131.038 casi) e del 45,9% nel confronto con il 1982, l'anno in cui si è registrato il più alto numero di interventi (234.801 casi). Purtroppo però sono aumentati del 4% circa gli aborti delle donne immigrate.
OBIEZIONE IN AUMENTO. Si fa sempre più numeroso fra i medici il fronte del no all'aborto. Nel 2007 i ginecologi obiettori in Italia hanno raggiunto quasi il 70%, contro il 58,7% del 2003, mentre gli anestesisti sono passati dal 45,7% del 2003 al 50,4% del 2007 e il personale non medico dal 38,6% al 42,6%.