13 maggio 2008

Giuliano Ferrara: "Chi si rivede, l'aborto" (Il Foglio)


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Chi si rivede, l'aborto

Giuliano Ferrara

Ne parla il Capo dello Stato, che preferisce la rimozione delle cause materiali e il parto. Ne parlano le ministre, con accenti diversi. Ne parla autorevolmente il Papa. E il cardinale Martino è per la moratoria. E Fazio?

Chi si rivede, l’aborto. Il Capo dello Stato ha risposto alla lettera della giovane che voleva abortire ma non aveva i soldi per farlo, e poi è tornata sulla sua decisione dicendo che comunque allo stato l’alternativa tra un figlio e una interruzione volontaria di gravidanza non è molto chiara, in termini di politiche pubbliche. Napolitano ha fatto bene la sua parte, e le ministre del governo si sono messe sulla sua scia, più interventista e antiabortista la Giorgia Meloni, più attenta alla difesa della 194 la Mara Carfagna.
Intanto il Papa, ricevendo i volontari del Movimento per la vita, ha ripetuto la tradizionale condanna delle legislazioni abortiste, 194 compresa, della chiesa cattolica. E ha aggiunto, dato inconfutabile, che quelle legislazioni hanno promosso (secondo noi perfino tradendo il dettato della legge di “tutela sociale della maternità” votata di questi tempi trent’anni fa) una cinica mentalità di disprezzo per la vita umana. Che sarebbe confermata dalle cattive notizie provenienti da una rivelazione del Mattino di Napoli: un’altra rete di aborti clandestini, come quella di Genova. Il cardinale Raffaele Martino ha rivendicato con sicurezza la sua posizione favorevole alla moratoria dell’aborto, da varare in sede Onu. Una posizione abbracciata da Silvio Berlusconi, prima che l’esclusione delle questioni etiche dalla campagna elettorale, per decisione bipartisan, chiudesse la questione. Fervono le polemiche, come si dice, e molte chiacchiere.
Noi qui vogliamo porre un problema. Che orientamento culturale ha, in materia, la persona che come sottosegretario alla Salute, nell’ambito del ministero del Welfare, dovrebbe occuparsi del problema? Si chiama Ferruccio Fazio, è un medico, ma sta tenendo un contegno estremamente riservato e non risponde alle sollecitazioni. L’Italia è uno strano paese.
Il ministro uscente ha appena varato linee guida per l’applicazione della legge 40 sulla fecondazione assistita che hanno suscitato roventi polemiche: il partito pro life le considera un via libera all’aborto selettivo ed eugenetico in vitro, una violazione della lettera e dello spirito della legge, votata dal Parlamento dopo quasi due decenni di esame e confermata da un referendum nel 2005. La regione Lombardia ha ingaggiato un braccio di ferro con il giudice amministrativo sul protocollo della Mangiagalli, che impone una revisione della soglia entro la quale sono autorizzati gli aborti terapeutici in relazione ai progressi della neonatologia, una branca medica che si riunisce in questi giorni a convegno dopo spettacolari polemiche dei mesi scorsi. E’ in cantiere la liberalizzazione della pillola Ru486. In tutto questo risulta impossibile conoscere l’orientamento etico e la cultura scientifica del sottosegretario che nel governo assolverà alle funzioni di ministro della Salute. Non è cosa seria, mentre la faccenda è terribilmente seria.

© Copyright Il Foglio, 13 maggio 2008

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