25 luglio 2008
Cristo o Narciso? Una riflessione sulla Gmg (Cultura Cattolica)
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(Caravaggio, "Narciso")
Su segnalazione di Luisa leggiamo:
Cristo o Narciso
Autore Riva, Sr. Maria Gloria
«Il compito di testimone non è facile. Vi sono molti, oggi, i quali pretendono che Dio debba essere lasciato “in panchina” e che la religione e la fede, per quanto accettabili sul piano individuale, debbano essere o escluse dalla vita pubblica o utilizzate solo per perseguire limitati scopi pragmatici. [...] Se Dio è irrilevante nella vita pubblica, allora la società potrà essere plasmata secondo un’immagine priva di Dio. Ma quando Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire. Ciò che ostentatamente è stato promosso come umana ingegnosità si è ben presto manifestato come follia, avidità e sfruttamento egoistico. E così ci siamo resi sempre più conto del bisogno di umiltà di fronte alla delicata complessità del mondo di Dio.»
Ci siamo abituati ormai alle folle oceaniche di giovani raccolti per l’ascolto della parola del Papa. Da quando Giovanni Paolo II ha iniziato le GMG i nostri occhi si sono saziati di infinite immagini di ragazzi e ragazze ad occhi sgranati, pronti all’ascolto come, forse, altrove non lo sono. Ci siamo abituati, ma non tanto da non accorgerci che ogni giornata ha avuto la sua grazia, la sua impronta.
Se con Giovanni Paolo II la partecipazione emotiva era più evidente con Benedetto XVI ci pare più grande l’affondo entro le sfide che la nostra gioventù, persa dentro infinite sollecitazioni culturali, si trova a combattere.
BXVI, come è stato prontamente ribattezzato il Papa, a Sidneý ha detto cose bellissime: Cari amici, la vita non è governata dalla sorte, non è casuale. La vostra personale esistenza è stata voluta da Dio, benedetta da lui e ad essa è stato dato uno scopo Non lasciatevi ingannare da quanti vedono in voi semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità.
La vita ha come fine la ricerca del Vero e del Bene.
Viene alla mente Narciso di Caravaggio. Il mitico e bellissimo giovane che si specchia svogliato in acque trasparenti beandosi solo della sua immagine riflessa. Beandosi cioè dell’effimero, distogliendo lo sguardo dalla verità di sé che è la sola capace di appagare la sete del cuore umano.
Non siamo uno scherzo del destino o il frutto di un caso più o meno capriccioso, non finiamo nel nulla assoluto.
La vita non è un semplice succedersi di fatti e di esperienze, per quanto utili molti di tali eventi possano essere - dice ancora il Papa -. È una ricerca del vero, del bene e del bello.
E la via per questa ricerca è ovunque ci sia la Chiesa, vero riflesso di Colui che solo sa rispondere al desiderio del cuore.
Occorrono testimoni che distolgano lo sguardo dei giovani dagli stagni imputriditi di un’estetica fine a se stessa, di un appagamento a breve termine, da prospettive a buon mercato.
Cristo offre di più! Anzi, offre tutto! Solo lui, che è la Verità, può essere la Via e pertanto anche la Vita.
E che questo di più si veda in noi cristiani. Che questo tutto trovi luoghi entro cui il desiderio innato nei giovani del Bello (che è anche ontologicamente buono) possa essere rivelato e offerto.
Nessuno può sottrarsi a questo compito. Noi non vogliamo sottrarcene.
© Copyright Cultura Cattolica
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