19 luglio 2008

Sydney 2008: "Una veglia di preghiera da consegnare alla storia" (Osservatore Romano)


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Una veglia di preghiera da consegnare alla storia

dal nostro inviato Gianluca Biccini

"Lasciatevi plasmare dalla Spirito Santo", perché "la vita non è semplicemente accumulare ed è più che avere successo". Essere veramente vivi significa aprirsi alla forza dell'amore di Dio per poter poi trasformare le famiglie, le comunità, le nazioni. Alla folla immensa di giovani di tutto il mondo, che alla luce delle fiaccole gremivano la grande spianata di Randwick incuranti del freddo, Benedetto XVI ha chiesto di spalancare il cuore e la mente ai sette doni dello Spirito.
La veglia di preghiera svoltasi sabato sera consegna alle pagine della storia un Papa amatissimo dalle centinaia di migliaia di ragazze e di ragazzi convenuti dai cinque continenti a Sydney. Un padre che parla con semplice chiarezza di sant'Agostino, confidando anche le proprie difficoltà da bambino e da studente a comprendere la "persona dimenticata" della Trinità, quello Spirito Santo che nell'andamento controverso della vita quotidiana fa maturare la fede, come dimostrano i dieci patroni di questa XXIII Gmg: santa Teresina di Lisieux, santa Faustyna Kowalska, santa Maria Goretti, san Pietro Chanel, il beato Pietro To Rot la beata Mary MacKillop, il beato Pier Giorgio Frassati, la beata Madre Teresa di Calcutta, il servo di Dio Giovanni Paolo II e Nostra Signora della Croce del Sud.
È stata una notte indimenticabile quella vissuta nel "Southern Cross precint" - che ha unito l'ippodromo di Randwick e il Centennial park in un unico luogo - così denominato in onore della Vergine Maria patrona d'Australia. Una notte fatta di preghiera, ma anche di musiche, di canti, di balli coreografici e di testimonianze. "Armato" di k-way tende, materassini, sacco a pelo e cuscini per affrontare l'umidità e il freddo, bandiere, berretti, foulard e maglie da rugby con la scritta "Benedetto 16" sulla schiena, un esercito festante si è presentato in massa a questo appuntamento con il Pontefice. Dopo una preghiera per chiedere proprio allo Spirito Santo "la forza di camminare sul suo sentiero ed essere testimoni di Cristo" in oltre duecentocinquantamila si sono messi in marcia verso la zona scelta per le celebrazioni conclusive della Gmg 2008, invadendo tutte le strade e i luoghi simbolo della città: l'Harbour Bridge, il ponte sulle acque di Port Jackson, Anzac Parade, le aree dei Royal botanic gardens, del Domain, dell'Hopera House, della baia di Darling.
Concerti, esibizioni in Australia hanno scandito l'attesa, prima che la veglia avesse inizio con il suggestivo ingresso della luce, mentre tutto attorno era buio. Recata sul podio da danzatori, la luce ha preceduto la grande Croce lignea e l'icona mariana simboli delle Gmg. Un'ovazione da stadio ha accolto Benedetto XVI, che ha fatto il suo ingresso accompagnato da dodici giovani, mentre la diciannovenne Lauren Zolezzi intonava l'inno mariano "Our Lady of the southern cross". Preso posto sulla cattedra, con i cardinali Bertone, Rylko e Pell seduti accanto, il Papa ha assistito all'accensione delle lampade dei dodici giovani da parte di una coetanea aborigena. Queste a loro volta hanno illuminato le fiaccole dei presenti, compresi i numerosi cardinali e vescovi intervenuti: non solo quelli australiani e del Seguito papale, ma anche tanti pastori che hanno accompagnato qui a Sydney i giovani delle loro diocesi.
L'invito alla preghiera da parte del Pontefice ha poi introdotto le testimonianze di sette giovani accompagnate dal ricordo dei patroni della Gmg. Negli abiti tradizionali dei Paesi di provenienza hanno invocato lo Spirito affinché ispiri le loro vite, proprio come ha fatto con questi dieci modelli di santità, la maggior parte dei quali loro coetanei.
Dopo aver parlato durante la festa di accoglienza di due giorni prima del dono del battesimo, Benedetto XVI ha spostato l'attenzione sul "come" diventare testimoni di Cristo. Per farlo - ha detto - bisogna conoscere la persona dello Spirito Santo e la sua presenza vivificante nella storia dell'uomo. Il Pontefice sa che non è cosa facile perché la varietà di immagini che si trovano al riguardo nella Scrittura sono un segno della difficoltà a comprenderlo. Perciò ha attinto direttamente ai ricordi personali, di quando era ancora ragazzino e i suoi genitori gli insegnavano le prime nozioni della fede cristiana; o di quando era ragazzo e aveva una comprensione ancora carente della Terza Persona della Trinità; o ancora di quando da giovane sacerdote incaricato di insegnare teologia, decise di studiare i testimoni eminenti dello Spirito nella storia della Chiesa con la folgorante scoperta di Agostino. Al santo vescovo di Ippona si devono infatti le tre grandi intuizioni che Papa Ratzinger ha voluto riproporre. La prima: una vera unità non può mai essere fondata su relazioni che neghino l'uguale dignità delle altre persone. La seconda: Dio condivide se stesso come amore nello Spirito Santo. L'amore è dunque il segno della presenza dello Spirito Santo. La terza: il Dio che si concede a noi come dono è lo Spirito Santo. Benedetto XVI ne ha tratto una triplice consegna per i giovani di Sydney 2008: far sì che l'amore unificante sia la loro misura, l'amore durevole sia la loro sfida, l'amore che si dona la loro missione. Chiamandoli a un'attiva partecipazione alla vita della Chiesa, nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali, nelle lezioni di religione a scuola, nelle cappellanie universitarie e nelle altre organizzazioni cattoliche, il Pontefice ha invitato a diffidare di quanti parlano della loro comunità locale come di un qualcosa di separato dalla cosiddetta Chiesa istituzionale, descrivendo la prima come flessibile e aperta allo Spirito e la seconda come rigida e priva dello Spirito. Purtroppo non si tratta di una tentazione nuova: la storia della Chiesa mostra molti esempi di come approfittare delle debolezze umane, per creare utopie spirituali. Sono tentativi che invece di costruire l'unità in realtà la minano. Per questo separare lo Spirito Santo dal Cristo presente nella struttura istituzionale della Chiesa comprometterebbe l'unità della comunità cristiana.
Ampliando lo sguardo all'esterno della Chiesa Benedetto XVI ha poi voluto ricordare i bimbi derelitti dei campi profughi nel Darfur, gli adolescenti turbati, i genitori in ansia in una qualsiasi periferia, come simboli di un mondo fragile, in cui la creazione di Dio è indebolita da ferite che vanno in profondità, quando le relazioni sociali si rompono o quando lo spirito umano finisce schiacciato dallo sfruttamento e dall'abuso delle persone. Ecco allora che dinanzi al processo di frammentazione provocato nella società contemporanea dal relativismo bisogna offrire la speranza di pace, di guarigione e di armonia che solo lo Spirito può dare.
All'applaudito discorso di Benedetto XVI ha fatto seguito l'invocazione dello Spirito Santo, durante la quale sono stati presentati i 24 candidati che domani riceveranno la Cresima: quattordici australiani e dieci in rappresentanza dei cinque continenti. Insieme con il Papa si sono inginocchiati a lungo in adorazione del Santissimo Sacramento. Poi, con tutti gli altri, hanno ascoltato i saluti rivolti dal Pontefice in varie lingue, anche in cinese, prima di lasciare la spianata. Ma per i giovani di Sydney la veglia continua con momenti di silenzio e di meditazione, in attesa della messa conclusiva di domenica, che sarà preceduta dal canto delle lodi guidato dal presidente della Conferenza episcopale australiana.
In precedenza lungo il tragitto per recarsi a Randwick, Benedetto XVI aveva fatto una breve sosta per visitare il cardinale Edward Bede Clancy, ottantacinquenne porporato australiano, che ha guidato l'arcidiocesi di Sydney dal 1983 al 2001. Nella residenza per anziani Mount Saint Joseph's home, a Randwick, gestita dalle Little Sisters of the Poor, che ospita il cardinale, il Papa ha salutato anche alcuni anziani vescovi e sacerdoti, e la signorina Rosemary Goldie, già sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici, prima donna a ricoprire un alto incarico nei dicasteri della Santa Sede ai tempi di Paolo VI.

(©L'Osservatore Romano - 20 luglio 2008)

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