4 agosto 2008

I giochi della speranza. Il Papa, la Cina e l’appuntamento di Pechino (Bonini per Sir)


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OLIMPIADI - I giochi della speranza

Il Papa, la Cina e l’appuntamento di Pechino

Francesco Bonini

Al primo Angelus nella splendida cornice delle vacanze di Bressanone, non è mancato un accenno di Benedetto XVI alla Cina e alle Olimpiadi.
Poche e pesate parole, per auspicare che "possa ancora una volta lo sport essere pegno di fraternità e di pace tra i popoli". Sono però Olimpiadi un po' speciali, quelle che stanno per iniziare a Pechino.
La Cina le ha fortissimamente volute come segno della sua nuova presenza sulla scena internazionale e le sta vivendo come una prestigiosa vetrina, che nulla può turbare, non l'inquinamento, né tantomeno le polemiche sui diritti umani che avevano accompagnato il percorso della fiaccola olimpica, ora contestata, ora blindata, dopo le manifestazioni in Tibet. Benedetto XVI non ha mancato di far avere all'Angelus un saluto caloroso non solo agli atleti, ma anche agli organizzatori.
I Giochi ha poi aggiunto "offrano alla comunità internazionale un valido esempio di convivenza tra persone nelle più diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità".
Siamo così di fronte ad un nuovo passo della diplomazia vaticana, tanto più che il Papa non ha mancato di ricordare, vicino alle sue valli natali, la figura di un santo ladino, Giuseppe Freinandemetz, canonizzato da Giovanni Paolo II, come San Giuseppe di Oies, il piccolo borgo in cui nacque alla metà dell'Ottocento, per partire poi missionario in Cina. Sarà un processo lungo, questa partita dell'apertura tra Cina e Vaticano: è un processo fatto di gesti e di segni, allo stato attuale, che però risulta di straordinaria importanza, non solo per i due protagonisti. Se vuole giocare in tempi non lunghi un ruolo di protagonista sulla scena globale, la Cina deve necessariamente trarne tutte le conseguenze, da quelle economiche a quelle geo-politiche, a quelle che attengono i diritti e le libertà. Con la Lettera ai cinesi il Vaticano ha giocato per diversi aspetti d'anticipo, assumendo una posizione aperta e dialogante su molti dossier.
Al fondo c'è anche una convinzione culturale profonda, cara a Benedetto XVI, quella per cui il cristianesimo, la Chiesa cattolica, possono offrire nella sostanza, senza rivendicare alcun ruolo o alcuno spazio di potere, un importante aiuto nella transizione verso la modernità e nella sua gestione, rispettosa delle persone. Non è un caso che, a trent'anni dalla morte, Benedetto XVI ha ricordato con parole toccanti Paolo VI. È uno dei temi-chiave del pontificato, che il Papa applica a tutto campo, che offre ai suoi diversi interlocutori, ad Occidente e ad Oriente, tanto rivolgendosi alle nazioni che alle religioni, come peraltro si vede anche nel dialogo ecumenico, con gli Ortodossi prima di tutto, ma anche da ultimo con gli Anglicani, impegnati in un difficile passaggio interno.
La Chiesa cattolica ha sempre avuto un rapporto aperto a positivo con le Olimpiadi: lo stesso de Coubertin è stato ricevuto da Pio XI, un grande sportivo. De Coubertin peraltro immaginava i Giochi come una sorta di grande incontro mondiale di giovani. Negli anni si sono caricate di molti altri significati. Ripartendo di qui potranno dare frutti significativi proprio per un mondo più unito e pacifico: la prova di Pechino sarà anche per questo cruciale.

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