12 settembre 2008
La Francia all’impatto col Papa della ragione. Quinio: «Un Paese più attento all’identità cristiana» (Zappalà)
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La Francia all’impatto col Papa della ragione
l’analisi
Quinio: «Un Paese più attento all’identità cristiana»
Il direttore del quotidiano cattolico «La Croix»: il Papa troverà un clima più disteso fra politica e religione, curiosità nella gente, speranza di rinnovamento nell’episcopato e forte attesa d’incontro tra i fedeli
Daniele Zappalà
DA PARIGI
«Credo che tutti i cattolici praticanti francesi che potranno farlo, cercheranno di essere attivi in occasione di questa visita del Papa» .
Ad esserne convinta è Dominique Quinio, direttore di La Croix, lo storico quotidiano cattolico francese.
Quali sentimenti prevalenti caratterizzano questo clima di vigilia?
Se parliamo dei francesi in generale, credo che provino in gran numero almeno una certa curiosità. La gente aveva compreso sempre meglio Giovanni Paolo II nel corso dei suoi diversi viaggi in Francia. Nei confronti di Benedetto XVI, prevale oggi un forte sentimento generale d’attesa rispetto a ciò che dirà. Nel mondo culturale, poi, c’è anche curiosità intellettuale in vista del discorso al Collegio dei Bernardini. Un piccolo gruppo di militanti laicisti, da parte sua, scruterà probabilmente il comportamento del presidente Nicolas Sarkozy.
E nel mondo ecclesiastico?
I vescovi francesi sanno che la Chiesa di Francia è seguita da vicino da Roma, talora forse con una visione abbastanza pessimista, se si considerano la secolarizzazione in corso e certe statistiche allarmanti sulle vocazioni e i battesimi, oltre a una certa discrezione della Chiesa francese nei dibattiti pubblici. Credo che i vescovi abbiano voglia di discutere col Papa per esprimergli tanto le proprie inquietudini quanto le proprie ragioni di sperare in un certo rinnovamento.
Centinaia di migliaia di fedeli sono attesi a Parigi e per il pellegrinaggio del Papa a Lourdes. Come giudica questa mobilitazione?
I cattolici francesi si sentono forse oggi più minoritari di un tempo. Si tratta di un’occasione unica di riunirsi attorno al Papa, senza trionfalismi, ma per celebrare e per riflettere sul senso della propria identità cattolica. Credo che oggi i fedeli abbiano una voglia ancora più grande di un tempo di rispondere a un invito come questo.
La Francia è spesso vista come la patria di una laicità piuttosto chiusa. Dopo l’elezione di Nicolas Sarkozy, si percepiscono cambiamenti?
Sì, e se ne percepivano anche prima del discorso tenuto dal presidente a Roma, in Laterano. Occorre ricordare il libro in cui Sarkozy aveva riflettuto sul ruolo delle religioni nella società. Un altro discorso significativo, in proposito, è stato pronunciato da Sarkozy a Riyad. Anche i precedenti dirigenti avevano contribuito a un clima più disteso fra politica e religione, ma Sarkozy ha espresso ciò in modo molto più appariscente.
Uno dei primi discorsi di Benedetto XVI si terrà – nel pomeriggio di oggi – al Collegio dei Bernardini, un innovativo luogo d’incontro della Chiesa con tutte le sensibilità culturali contemporanee. Questa scelta pare davvero simbolica.
Il luogo può divenire il simbolo di un certo spostamento dei termini del confronto. Se a livello politico qualcosa si muove, anche il mondo cattolico francese vuole probabilmente mostrarsi meno timido e discreto. Si tratta forse del simbolo di una crescente voglia di partecipare ai dibattiti della società contemporanea, in particolare attraverso la via della cultura. C’è una volontà crescente di dialogo con la cultura moderna, senza esitare e accettando anche lo scontro. Il fatto che il discorso del Papa si tenga in questo luogo incide certamente sul clima d’attesa.
© Copyright Avvenire, 12 settembre 2008
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