18 ottobre 2008
Dialogo con l'Islam: sincerità e cautela. Il Sinodo: «Non rispetta i diritti delle donne»
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SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG
Dialogo con l'Islam sincerità e cautela
Il Sinodo: «Non rispetta i diritti delle donne» Una concezione diversa su matrimonio e famiglia
CITTÀ DEL VATICANO
Dialogo con i fedeli dell'Islam sì, basato sulla sincerità e sul rispetto reciproco ma fatto anche con molta cautela. È il senso della relazione del gruppo dei vescovi di lingua ispanica, riuniti in Vaticano per il XII Sinodo su «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». Un intervento significativo quello dei presuli di lingua spagnola perché sono rappresentativi della grande maggioranza del Cattolicesimo mondiale, soprattutto nel Centro e nel Sudamerica ma anche in alcuni Paesi dell'Africa e dell'Asia. Un intervento che riflette l'orientamento dell'episcopato mondiale perché il Cattolicesimo deve sempre più confrontarsi con l'Islam.
I vescovi non hanno detto nulla di nuovo ma hanno insistito sul fatto che nell'Islam «i diritti delle donne, nel matrimonio e nella famiglia, non hanno la considerazione prevista dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite».
Forum a novembre
A ciò si aggiunge la forte perplessità dell'assemblea sinodale, a cui partecipano 253 vescovi dai cinque continenti, a una fra le tante proposte avanzate nelle prime due settimane di lavori, quella cioè di un Forum comune con ebrei e musulmani sulla Parola di Dio. «Come potrebbe svolgersi una riflessione del genere se noi non riconosciamo il Corano come Parola di Dio?» si è giustamente chiesto uno dei più autorevoli cardinali di Curia impegnati nel dialogo interreligioso. Il Sinodo, cominciato il 5 ottobre e che si concluderà il prossimo 26 ottobre, si svolge a porte chiuse, ma ogni giorno alcuni portavoce riferiscono ai giornalisti le tracce degli interventi.
Ieri, in assemblea, davanti al Papa hanno relazionato i rappresentanti dei «circuli minores», i gruppi di lavoro costituiti su base linguistica.
Fuori da dichiarazione onu
Padre Julian Carron, presidente di «Comunione e Liberazione», nel sintetizzare le riflessioni avvenute tra i vescovi di lingua spagnola, ha sottolineato come la Chiesa cattolica, nelle sue relazioni con l'Islam, «debba avere presente la concezione (musulmana) sul matrimonio e la famiglia, in cui i diritti delle donne non hanno la considerazione prevista dalla Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu». Inoltre, ha aggiunto, bisogna considerare come nel mondo musulmano il diritto si identifichi con la sharia religiosa.
Nessuna «gelata» sul dialogo interreligioso con l'Islam – sia chiaro – ma il bisogno di esporre le situazioni con sincerità e chiarezza.
Questo non inquina affatto lo spirito del dialogo interreligioso che animerà l'attesa conferenza in Vaticano, prevista dal 4 al 6 novembre, tra gli studiosi islamici che hanno aderito all'appello «Una parola comune», la cosiddetta «Lettera dei 138», e gli esponenti della Curia guidati – è stato annunciato lo scorso marzo – da Papa Benedetto.
L'appuntamento – ribadito ieri in Sinodo dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo Interreligioso – è stato presentato come un'opportunità per intrecciare un nuovo rapporto tra Chiesa cattolica e Islam dopo le incomprensioni nate sul discorso pronunciato da Benedetto XVI a Ratisbona durante il secondo viaggio in Germania nel settembre 2006.
Le posizioni dei «padri sinodali» hanno suscitato qualche perplessità nei rappresentanti dell'Islam in Italia. Sono fondate su «motivazioni pretestuose» ha detto Yaha Pallavicini, presidente del Coreis, che raggruppa le Comunità religiose musulmane italiane. «Sono pronto a confrontarmi perché così si confonde una differenza tra civiltà e culture con una differenza tra buoni credenti e cattivi credenti» ha aggiunto l'esponente che parteciperà all'incontro di novembre in Vaticano.
Le reazioni
Mario Scialoja, esponente della Lega musulmana mondiale e consigliere di amministrazione della Grande Moschea di Roma, ritiene che sia «eccessivo» raffreddare i rapporti, sulla base di una diversa concezione dei diritti della donna perché su questo tema «non si deve generalizzare» in quanto «nell'Islam esistono moltissime correnti e posizioni: il dialogo prosegue».
© Copyright Eco di Bergamo, 18 ottobre 2008
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