18 ottobre 2008

Mons. Liberati: "Così Pompei domani accoglierà Benedetto XVI" (Mazza)


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L’arcivescovo Liberati: così Pompei domani accoglierà Benedetto XVI

DA ROMA

SALVATORE MAZZA

Pregare per il Sinodo in corso in Vaticano, e «raccomandare» il Rosario come «preghiera eccellente» della famiglia. È con queste due intenzioni che, domani mattina, Benedetto XVI arriverà al Santuario della Madonna di Pompei , che negli ultimi anni ha conosciuto «una meravigliosa ripresa». Oggi, afferma l’arcivescovo prelato e delegato pontificio per il Santuario di Pompei monsignor Carlo Liberati, sono quattro milioni i pellegrini che ogni anno visitano il Santuario, tanto che «bisognerà presto pensare a costruire una nuova chiesa».

Cinque anni dopo Giovanni Paolo II, Papa Ratzinger ritorna a Pompei . Allora l’occasione fu la preghiera per la pace a chiusura dell’Anno del Rosario, ma qual è il significato di questa nuova visita di un Pontefice?

Il significato profondo di questa visita lo acquisiremo quando il Santo Padre avrà rivolto il suo messaggio alla Prelatura di Pompei , al Santuario, a tutti i pellegrini e a tutta la Chiesa cattolica. Io, ovviamente, non conosco il discorso che farà, ma conosco le intenzioni che ha voluto indicare quando si è annunciato attraverso la lettera del sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Ferdinando Filoni: ovvero che verrebbe qui per raccomandare al Signore, attraverso la Madre di Dio, il Sinodo dei vescovi che si sta svolgendo in Vaticano; e per raccomandare la preghiera del Rosario come «preghiera eccellente» di tutta la famiglia, per poter presentare al Signore i problemi dell’educazione dei figli, della «fatica » dell’educazione. E la preghiera del Rosario, da questo punto di vista, è davvero uno strumento straordinariamente efficace, perché invece che riunire sempre la famiglia attorno a un televisore, diventa un momento forte di comunione, di parteci- pazione, di intensità familiare, di convergenza sugli obiettivi della nostra vita come vocazione.

Dal suo osservatorio, che certamente è privilegiato, ha notato in questi ultimi anni un «rilancio» della preghiera del Rosario?

Assolutamente sì. Ho notato una ripresa splendida, meravigliosa del Rosario. Pompei è in ripresa grandissima come afflusso di fratelli e sorelle nella fede, che non sono solo quelli che recitano il Rosario, ma sono anche quelli che si convertono, che cambiano vita. Lo vediamo con facilità, perché noi adesso abbiamo un rettorato, che raccoglie le prenotazioni, e io stesso cerco di salutare in Basilica tutti i gruppi di pellegrini

Quanti pellegrini arrivano ogni anno?

Noi oggi registriamo la presenza di quattro milioni di pellegrini all’anno. Pompei è il Santuario più frequentato di Italia, e uno dei più frequentati al mondo. E le posso dire che non ci basterà più, bisognerà presto pensare a costruire una nuova chiesa, capace di contenere dai cinque ai diecimila fedeli perché il vecchio Santuario è ormai angusto, sebbene splendido, e sebbene dopo la partenza del Papa inizierà il restauro integrale perché i mosaici si sbriciolano, i dipinti si sono ossidati, ci sono infiltrazioni d’acqua dal tetto... I problemi sono tanti, noi confidiamo di riuscire a riportare tutto all’antico splendore.

Che tempi ci sono, se già se ne può parlare, per il nuovo Santuario?

Questa è una domanda a cui davvero non posso rispondere. Stiamo parlando di un desiderio che è sorto in questi quattro anni nel constatare l’aumento dei pellegrini. La Basilica può contenere al massimo duemilacinquecento persone, e con le sue navate laterali aggiunte tra il 1926 e il 1928, non consente di seguire la celebrazione eucaristica. Oggi non si può più andare avanti così. Per cui il «quando» non si può dire, ma sono convinto che ci si riuscirà. Il vero problema sarà la burocrazia, ma supereremo anche quello.

Quando s’è saputo della visita, e come Pompei s’è preparata all’appuntamento?

S’è saputo alla fine di luglio, dalla lettera che ho citato prima. E Pompei s’è preparata con tutto l’impegno dei sacerdoti, soprattutto quelli preposti all’accoglienza dei pellegrini come il nostro rettorato; ma anche nelle parrocchie, anche nelle missioni mariane che noi regolarmente compiamo nelle diocesi italiane, e non solo, siamo stati anche in Canada, in Australia. Questo è un avvenimento esaltante, che rinnova completamente la comunità, e ci dà il coraggio di andare avanti nella nostra testimonianza a Cristo presente nella storia.

C’è qualche iniziativa particolare legata a questa visita?

Io speravo di poter inaugurare la nuova Casa della Madre del Bambino, ma non ci sono riuscito per le lentezze burocratiche. Mi hanno addirittura fermato il cantiere per un anno! Così, il Papa non la potrà inaugurare, ma gliene parlerò nel messaggio di augurio dicendo che potremo farlo prima di Natale.

© Copyright Avvenire, 18 ottobre 2008

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