4 ottobre 2008
Il «bio» iper-idolatrato ma non nei metodi fecondativi.Silenzio anche fra i Cattolici e in parrocchia (Ognibene)
Vedi anche:
Scaraffia: Il Papa anticonformista si rivolge a una parte del clero che evita il problema perché sa di non essere capace di convincere i fedeli
Don Rigoldi getta la spugna: Il messaggio del Papa? I ragazzi non capiscono e non condividono, la Chiesa non parla in modo comprensibile...
Discorso del Papa sull'Humanae Vitae: il commento di Andrea Tornielli
Il "prete anonimo" intervistato da Cazzullo si astenga dal parlare a nome di tutti i fedeli. Parli solo per se stesso e ci onori di presentarsi!
Domani alle 11 il Papa incontra Napolitano: la possibile agenda dei colloqui (Asca)
Mons. Eterovic: "La Parola di Dio sorgente del rinnovamento della Chiesa" (Osservatore Romano)
Vigilia della visita di Benedetto XVI al Quirinale. Domattina il Papa sarà accolto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (R.V.)
Presentato in Sala Stampa vaticana il sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio che il Papa inaugurerà domenica (Radio Vaticana)
Sinodo dei vescovi 2008: le novità
Il sito dell'Unità si accorge del gravissimo errore: tolto l'aggettivo "preconciliare" all'enciclica "Humanae Vitae" ma Benedetto XVI resta un restauratore!
«La Parola di Dio nella vita della Chiesa»: via al Sinodo dei vescovi. Il contributo di Joseph Ratzinger nella redazione della Dei Verbum (Accornero)
Ed è subito Siri: il ricordo di Francesco Agnoli (Il Foglio)
Il Papa: "Solo gli occhi del cuore riescono a cogliere le esigenze proprie di un grande amore, capace di abbracciare la totalità dell’essere umano" (Messaggio del Santo Padre al Congresso internazionale "Humanae vitae: attualità e profezia di un’Enciclica")
"Come fedele indù provo vergogna...". Un autorevole discepolo di Vivekananda rompe il generale silenzio sulle violenze in India (Magister)
Québec, laicismo e fede (2). Card. Ouellet: "Noi Cristiani abbiamo parlato di molte cose, ma troppo poco di Cristo" (Corradi)
Québec, laicismo e fede (1). Una società malata di relativismo. John Zucchi: «La rivoluzione silenziosa e la ’resa’ dei Cattolici» (Corradi)
Mons. Eterovic: “È raro che un Sinodo dia così tanto spazio ai non Cattolici” (La Croix)
Zio Berlicche a Malacoda: "Ti prego, evitiamo le battute facili" (Tempi)
Intervista esclusiva di Andrea Tornielli a Mons. Georg Ratzinger: "Mio fratello Papa Ratzinger (che voleva fare l'imbianchino)"
SILENZIO ANCHE TRA I CATTOLICI E IN PARROCCHIA
Il «bio» iper-idolatrato
Ma non nei metodi fecondativi
FRANCESCO OGNIBENE
In tempi di fissazioni biosalutiste e di onnipresente ecologismo spicciolo, tutto ciò che appare ispirato al rispetto di tempi e ritmi dettati dalla natura si direbbe destinato al massimo successo e alla più alta considerazione culturale.
Tanto più se si parla del corpo umano. La pubblicità e certa letteratura scientifica non fanno che ripeterci quanto siano doverosi l’ascolto e il rispetto del nostro corpo per essere finalmente felici. Una vera ossessione che trasforma l’organismo in una macchina perfetta, un intreccio d’ingranaggi da conoscere in ogni più recondito segreto per impararne l’arcano linguaggio.
Ce n’è abbastanza per trovarci di fronte a una specie di 'biolatria', che alimenta anche il culto della tecnologia al servizio di ogni capriccio, ma che curiosamente ha vistose eccezioni. Perché, infatti, questa stessa mentalità nemmeno considera i cosiddetti «metodi naturali» di regolazione della fertilità, basati proprio sulla conoscenza di se stessi e sull’osservazione della biologia? Chiunque si faccia promotore della conoscenza di questo livello pressoché sconosciuto della sintassi umana finisce per sentirsi assediato e irriso dall’idea dominante di una sessualità tutta organica, incapace di vedere nei ritmi della fecondità un evidente messaggio rivolto alla responsabilità di un uomo e una donna, e non certo un invito alla negazione di se stessi.
Fin qui, potremmo archiviarlo come uno degli infiniti controsensi dei nostri anni: chi 'ci crede' conosce e vive i metodi naturali, chi la pensa diversamente continua a snobbarli. Il fatto è che neppure tra i cattolici ci sono molti convinti della loro praticabilità.
A dirlo non è una delle periodiche – e sospette – ricerche demoscopiche, ma il Papa stesso, consapevole che attorno ai credenti è scesa da lungo tempo una cappa di conformismo, che ha allungato le sue spire anche attorno alla loro vita coniugale e al quale sembra quasi impossibile sottrarsi. Come se un’alternativa non esistesse.
Benedetto XVI non si nasconde i problemi, tanto da chiedersi nel messaggio al congresso per i 40 anni della Humanae vitae
«come mai oggi il mondo, e anche molti fedeli, trovano tanta difficoltà a comprendere il messaggio della Chiesa, che illustra e difende la bellezza dell’amore coniugale nella sua manifestazione naturale».
Se esiste un ciclo della fecondità «sapientemente iscritto nella natura umana» occorre imparare a leggerlo senza presumere di poterlo cancellare con soluzioni artificiali. Dentro quello spartito biologico del corpo, del tutto personale e irripetibile come lo è ogni donna e l’amore che la lega al coniuge, c’è un disegno che il credente non può ignorare adagiandosi su una cultura che lo spinge a scorciatoie sbrigative. Anche se costa. Il Papa non ha paura a parlare di «crescita nella virtù», e a parlare di «dominio dell’impulso sessuale». Perché anche di questa padronanza di sé vive l’amore umano.
Nella rimozione del ciclo naturale della fertilità dall’orizzonte affettivo delle coppie (e persino talora dai percorsi formativi all’interno delle stesse parrocchie in vista del matrimonio) c’è dunque molto più della scelta di cestinare 'una possibilità in più', quella 'fuori moda', 'non sicura', come si continua falsamente a dire. Si preferisce una «soluzione tecnica» che rimpiazza drammaticamente la «maturazione della libertà», secondo le limpide parole del Papa-educatore.
E di questo non dovrebbe essere la sola Chiesa a mostrarsi preoccupata.
Per comprendere la scelta dei metodi naturali occorre però ancora un passo in più. Perché «neppure la ragione basta: bisogna che sia il cuore a vedere», visto che solo il cuore è «capace di abbracciare la totalità dell’essere umano», reso libero di dire il «grande sì alla bellezza dell’amore».
Amore, altroché tecnica: qui si decide della nostra umanità.
© Copyright Avvenire, 4 ottobre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento