20 ottobre 2008
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Il Papa nei paesi della camorra: «Siate fermento civile»
nostro servizio
Alberto Bobbio
Pompei (Napoli)
Ancora sulla famiglia, ancora sul suo «ruolo fondamentale» nell'«educazione dei figli», secondo uno «spirito universale aperto e responsabile verso il mondo e i suoi problemi». Benedetto XVI arriva a Pompei, il santuario mariano più frequentato d'Italia con oltre quattro milioni di pellegrini all'anno, e spiega che è la famiglia la risorsa primaria della società, anche per contrastare la violenza e mostrare il «volto di una società diversa», dove l'amore deve essere posto come «fermento all'interno del contesto civile».
Davanti a 30 mila pellegrini il Papa ha ricordato l'impegno di Bartolo Longo, l'avvocato napoletano anticlericale che, oltre 100 anni fa, fondò nella campagne di Valle di Pompei una vera e propria cittadella della carità, dopo aver sentito la voce di Maria che gli chiedeva di pregare il Rosario per cambiare le cose in una terra poverissima, già allora preda della violenza e della criminalità. Divenne l'eroe dei poveracci, costruì case per gli orfani e per gli operai e un santuario dove legò in modo definitivo la preghiera all'azione, al punto che Leone XIII, il Papa della «Rerum novarum», vedeva in lui e nella sua opera la migliore attuazione di quanto stava scrivendo nell'enciclica che darà il via all'impegno sociale dei cattolici.
Ratzinger ieri lo ha ricordato ripercorrendo la vita di Bartolo Longo, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1980. Era influenzato da «filosofi immanentisti e positivisti», si era «allontanato dalla fede cristiana», si era addirittura dato a «pratiche spiritistiche e superstiziose». Era la Napoli massona e anticlericale della seconda metà del secolo Ottocento. Bartolo Longo frequentava quell'ambiente, ma poi si converte. Ratzinger ha commentato che «purtroppo simili tendenze non mancano nei nostri giorni».
Eppure ciò che è accaduto a Bartolo Longo è la dimostrazione che la forza della preghiera può cambiare le persone e anche il mondo «ricolmando di carità il cuore dell'uomo e facendone motore di rinnovamento religioso e sociale». E Pompei è «un esempio – ha detto Ratzinger – di come la fede può operare nella città dell'uomo, suscitando apostoli di carità che si pongano al servizio dei piccoli e dei poveri, ed agiscano anche perché gli ultimi siamo rispettati nella loro dignità e trovino accoglienza e promozione». Il Papa ha chiesto di pregare per chi nella Chiesa «spende energie al servizio dell'annuncio del Vangelo» e per chi traduce il Vangelo nel «servizio concreto alle persone più in difficoltà». Ha osservato che la «presenza del Signore» è «fonte di gioia», perché dove c'è Dio, il «male è vinto e trionfano la vita e la pace».
Poi ha ripreso un concetto chiave del suo pontificato: solo l'amore di Dio ha il potere di rinnovare ogni cosa e solo Dio rinnova «il cuore dell'uomo» e infonde nell'uomo «lo slancio per il bene». Non ha genericamente denunciato il potere della violenza che da queste parti si chiama camorra. È andato più avanti, indicando la strada per batterla. Non ha mai pronunciato la parola «camorra», perché bisogna andare oltre l'analisi della situazione, già ben conosciuta. Il sindaco di Pompei Claudio D'Alessio nel suo saluto aveva accennato alla Campania «terra martoriata» dalla violenza camorristica. Il vescovo di Pompei monsignor Carlo Liberati aveva rimarcato pericoli vari per «l'infanzia, gli adolescenti e la famiglia», indicando però nella carità la via per ogni riscatto.
E il Papa ha ripreso la riflessione, escludendo «di proposito», ha riferito il vicedirettore della Sala Stampa vaticana padre Ciro Benedettini, dai suoi discorsi «la parola camorra, per una forma di rispetto per le persone perbene, che in Campagna sono la maggior parte»: «La Campania non è solo camorra e il Papa ha inteso incoraggiare l'impegno delle persone per bene nella difesa dei valori e nella costruzione di una civiltà dell'amore, che rappresenta certamente anche un impegno anticamorra».
Ratzinger ha preferito alla denuncia suggerire quali sono le energie attraverso cui si può sconfiggere la camorra, invitando i cattolici ad essere fermento sociale, come fu Longo ai suoi tempi. Padre Benedettini ha riassunto tutto ciò con una fulminante e icastica battuta, davanti ai giornalisti ieri a Pompei. «È meglio accendere una candela che maledire l'oscurità».
© Copyright Eco di Bergamo, 20 ottobre 2008
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