20 ottobre 2008

Il Papa a Pompei: «Con il cuore resterò vicino a questa terra». Il saluto alla folla in un fuori programma (Trotta)


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«Con il cuore resterò vicino a questa terra»

Il saluto alla folla in un fuori programma

DALL’INVIATO

DONATELLA TROTTA

Pompei.

Un pellegrinaggio di preghiera. Una visita pastorale dalla forte valenza spirituale. Ma anche un incontro di amore e attenzione per la realtà campana dalle molteplici implicazioni simboliche: «È giunto il momento del mio congedo, ma con il cuore rimango sempre vicino a voi, a questa terra, a questa gente piena di fede e di carità. Ringrazio la vostra comunità, che è fedele alla Madonna, e dunque seguace della pace e dell’amore. Arrivederci!».
È un piccolo fuori programma spontaneo intriso di tenerezza il saluto, ieri, di Benedetto XVI a Pompei, a braccia tese sul sagrato del santuario della Beata Vergine del Rosario: quasi ad abbracciare i fedeli che fino all’ultimo lo acclamano, raccolti nella piazza intitolata a Bartolo Longo, fondatore della «città nuova» sorta sulle ceneri di quella romana antica, sito archeologico meta di 3 milioni di visitatori annui che convive con il più importante santuario mariano d’Italia, con un flusso di 4 milioni di pellegrini.
Sono le 18 passate: mentre il sole - che ha illuminato e riscaldato tutta la giornata del dodicesimo viaggio del suo pontificato - tramonta, il Papa in partenza per Roma esce dalla basilica dove ha appena recitato il rosario, sostato in raccoglimento - dopo un incontro ristretto con alcuni benefattori del santuario - davanti alle spoglie del Beato Bartolo Longo, donato una grande rosa d’oro alla Madonna e letto una meditazione sul senso profondo di questa orazione, potente «arma spirituale nella lotta contro il male, contro ogni violenza», come in mattinata la definisce nella sua omelia.
Perché la preghiera è, per Benedetto XVI, «primo impegno missionario» - lo ribadisce nell’Angelus a mezzogiorno - oltre che veicolo privilegiato «per la pace nei cuori, nelle famiglie, nella società e nel mondo». Una preghiera, il rosario, rilanciata e resa celebre dal Beato Bartolo Longo a fine Ottocento a Pompei - non a caso chiamata da Leone XIII «parrocchia del mondo» - con un apostolato la cui attualità viene sottolineata con forza da papa Ratzinger, che paragona la figura di questo avvocato laico, convertito dopo una crisi spirituale sulla via del culto mariano e motore di opere di bene tuttora operanti, a quella di Paolo di Tarso, apostolo della Parola. Il pontefice torna a Pompei - dove è già stato da cardinale, nel 1998 - a un anno esatto dalla sua visita pastorale a Napoli: «Segno di una particolare predilezione di Benedetto XVI per la nostra terra» ma anche un segnale di attenzione per un luogo paradigmatico che «la Madonna ha saputo trasformare da zona di paludi in città di fede e di amore, dimostrando che l’aiuto dall’alto serve, ma con l’impegno di tutti, perché le paludi sono sempre in agguato», dice il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e presidente dei vescovi campani che ha concelebrato, sul sagrato della basilica, la messa presieduta dal papa con tutti i vescovi campani e con i cardinali Michele Giordano, Renato Raffaele Martino e Camillo Ruini (tutti commensali del Papa nel Palazzo della Delegazione Pontificia, con un menu dal sapore mediterraneo). Ad accogliere Benedetto XVI, atterrato poco dopo le 10 in elicottero sul piazzale dell’area Meeting del santuario, poi raggiunto in papamobile tra ali di folla festante, l’arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio di Pompei, Carlo Liberati, che in apertura della messa sul grande palco allestito con i colori biancogialli del vaticano ha ricordato al pontefice la storia, l’evoluzione e le attuali opere pie del santuario, pur nella consapevolezza, ha aggiunto, di «trovarci al guado in un tempo di rapide trasformazioni sociali e di grandi pericoli per l’infanzia, l’adolescenza, la famiglia insidiata da ogni dove», ha sottolineato Liberati. Con lui, nel parterre di accoglienza - tra gli altri - il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi, il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, quello della provincia di Napoli, Dino Di Palma, il prefetto di Napoli Alessandro Pansa e il sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio, che ha voluto consegnare al papa le «chiavi d’oro» della città: «Siamo gente del sud, viviamo in una terra a volte martoriata, eppure bella e ricca di bene», ha detto il sindaco ribadendo il bisogno della gente di Pompei di ascoltare, dal pontefice, «la voce della ragione etica dell’umanità».
Erano migliaia (circa 20mila) i fedeli provenienti non solo dalla Campania ma anche dalla Puglia, dalla Calabria, dal Lazio, dal Veneto, riuniti con entusiasmo, raccoglimento e momenti di commozione per ascoltare quella voce autorevole, e condividere poi la recita della Supplica alla Vergine, preghiera scritta dallo stesso Bartolo Longo. «L’unico beato laico dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro», sottolinea con malcelato orgoglio il delegato Luigi Ramunno, docente universitario impegnato in quel volontariato laico che è l’altro volto, quello luminoso, che ieri ha voluto stringersi intorno al papa teologo autore delle encicliche Deus caritas est e Spe salvi.

© Copyright Il Mattino, 20 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

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