1 luglio 2007
Dal libro intervista “Dio e il mondo”, tre domande a Joseph Ratzinger
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Riporto con molto piacere questo brano del libro-intervista "Dio e il mondo" nel quale il giornalista-scrittore tedesco, Peter Seewald, pone domande fondamentali all'allora cardinale Ratzinger.
E, come sempre, il futuro Benedetto XVI risponde in maniera profetica.
Raffaella
Chiesa di massa o Chiesa minoritaria?
Domanda. Eminenza, molti anni fa Lei si espresse in termini profetici sulla Chiesa del futuro: la Chiesa, diceva allora, «si ridurrà di dimensioni, bisognerà ricominciare da capo. Ma da questa prova uscirà una Chiesa che avrà tratto una grande forza dal processo di semplificazione che avrà attraversato, dalla rinnovata capacità di guardare dentro di sé. Perché gli abitanti di un mondo rigorosamente pianificato si sentiranno indicibilmente soli... E riscopriranno la piccola comunità dei credenti come qualcosa di completamente nuovo. Come una speranza che li riguarda,come una risposta che hanno sempre segretamente cercato».
Pare proprio che abbia avuto ragione. Ma qual è la prospettiva che ci attende in Europa?
Risposta. Per incominciare: la Chiesa si ridurrà numericamente? Quando ho fatto questa affermazione, mi sono piovuti da tutte le parti rimproveri di pessimismo. E oggi tutti i divieti paiono caduti in disuso, tranne quello riguardante ciò che viene chiamato pessimismo e che spesso non è altro che sano realismo. Nel frattempo i più ammettono la diminuzione della percentuale di cristiani battezzati nell'Europa di oggi. In una città come Magdeburgo la percentuale dei cristiani è solo dell'8% della popolazione complessiva, comprendendo - si badi bene - tutte le confessioni cristiane. I dati statistici mostrano tendenze inconfutabili. In questo senso si riduce la possibilità di identificazione tra popolo e Chiesa in determinate aree culturali, ad esempio da noi. Dobbiamo semplicemente prenderne atto.
Domanda. Che cosa significa?
Risposta. La Chiesa di massa può essere qualcosa di molto bello, ma non è necessariamente l'unica modalità di essere della Chiesa. La Chiesa dei primi tre secoli era una Chiesa piccola senza per questo essere una comunità settaria. Al contrario, non era chiusa in sé stessa, ma sentiva di avere una responsabilità nei confronti dei poveri, dei malati, di tutti. Nel suo grembo trovavano posto tutti coloro che da una fede monoteista traevano alimento nella loro ricerca di una promessa.
Già le sinagoghe, le comunità ebraiche presenti nelle città dell'Impero Romano avevano costituito una cerchia di simpatizzanti esterni, i cosiddetti timorati di Dio, che si erano avvicinati alla fede ebraica e che ne testimoniavano la grande apertura all'esterno. Il catecumenato della Chiesa antica aveva una funzione simile. Persone che non si sentivano ancora pronte a un'identificazione totale con la Chiesa, potevano in un certa misura avvicinarvisi per poi valutare se compiere il passo definitivo. Questa consapevolezza di non essere un club chiuso ma di essere sempre aperti alla comunità nel suo complesso è sempre stata una componente ineliminabile nella Chiesa. E anche al processo di riduzione numerica che stiamo vivendo oggi dovremo far fronte proprio esplorando nuove forme di apertura all'esterno, nuove modalità di coinvolgimento parziale di coloro che sono al di fuori della comunità dei credenti.
Non ho niente in contrario a che persone che durante l'anno non hanno mai messo piede in chiesa vadano alla Messa della notte di Natale o a San Silvestro o in occasione di altre festività perché anche questa è una forma di avvicinamento alla benedizione del sacro, alla sua luce. Ci devono quindi essere forme diverse di coinvolgimento e partecipazione, la Chiesa deve aprirsi interiormente a coloro che stanno ai margini delle sue comunità.
Domanda. Ma la Chiesa di massa non è la più alta conquista della civiltà religiosa? Non è forse la Chiesa davvero universale, accessibile a tutti, la Chiesa che con i suoi mille rami offre un tetto ad ogni uomo? La Chiesa può davvero rinunciare all' aspirazione a essere una Chiesa di massa e quindi la Chiesa della maggioranza? Questa è una conquista che è pur sempre costata immani sforzi e sacrifici.
Risposta. Dobbiamo prendere atto dell'assottigliarsi delle nostre fila, ma dobbiamo parimenti rimanere una Chiesa aperta. La Chiesa non può essere un gruppo chiuso, autosufficiente. Dobbiamo essere missionari innanzi tutto nel senso di riproporre alla società quei valori che dovrebbero informare di sé la sua coscienza, valori che sono le fondamenta della forma statuale che la società stessa si è data, e che sono alla base della possibilità di costituire una comunità sociale davvero umana.
In questo senso il dibattito su ciò che fu una volta la Chiesa di massa - e che in alcuni Paesi continuerà ad essere, e in altri ancora diventerà per la prima volta - proseguirà sicuramente. La Chiesa continuerà a esprimere il suo punto di visto nell'ambito del processo di produzione legislativa e a riproporre i grandi valori umani universali quali stelle polari nel processo di costruzione di un corpo sociale umano. Perché, se il diritto non ha più fondamenta morali condivise, decade anche in quanto diritto.
Da questo punto di vista la Chiesa ha una responsabilità universale. Responsabilità missionaria significa appunto, come dice il papa, tentare davvero una nuova evangelizzazione. Non possiamo accettare tranquillamente che il resto dell'umanità precipiti nel paganesimo di ritorno, dobbiamo trovare la strada per portare il Vangelo anche ai non credenti.
Esistono già dei modelli. Il neocatecumenato possiede un proprio modello, altre comunità intraprendono altri tentativi. La Chiesa deve ricorrere a tutta la sua creatività per far sì che non si spenga la forza viva del Vangelo. Per plasmare le masse, pervaderle del suo messaggio e agire in loro come il lievito. Proprio come disse Gesù allora a una comunità molto piccola, quella degli Apostoli: siate lievito e sale della terra. La definizione di «lievito» presuppone la dimensione molto piccola da un lato, ma anche l'universalità della responsabilità.
dal libro-intervista di Joseph Ratzinger "Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald" , Edizioni San Paolo, 2001, 432 pagine.
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6 commenti:
moi je suis pré ad catacumbas
ma... ahimè il trend attuale della chiesa è quello di contarsi, di voler essere "popolare", "di massa"...
il papa è frainteso soprattutto da chi spesso dice di sostenerlo
niente di più alieno da lui è l'idea di un ritorno alla societas christiana dei tempi prima del concilio
francesco
Il Santo Padre tuttavìa, da pastore di anime accorto qual'è, considerato che il protestantesimo ha lasciato dietro di sè un cumulo di macerie (il paganesimo di ritorno di cui parla in questa e altre occasioni), ha messo in luce che le comunità chiamate a "riproporre alla società quei valori che dovrebbero informare di sé la sua coscienza" sono anche quelle di fedeli legati alla Tradizione! Anzi, in un certo qual modo soprattutto esse, perchè il loro "lievito" è un antidoto infallibile contro tutto ciò che nel protestantesimo era errore umano, e che si è preteso in altre epoche di far attecchire tra i Cattolici...
bravo francesco!!!
l'autenticità e la fede vera non temono numeri...
Se non è il Signore a costruire la Sua casa..invano faticano i costruttori!!
Aiutiamoci a vivere cristianamente e autenticamente il nostro rapporto con il Signore e tutto il resto verrà da sè..
x cristiano
a parte che non son d'accordo su questo esito così negativo della riforma protestante, ma hai detto che
"Il Santo Padre... ha messo in luce che le comunità chiamate a "riproporre alla società quei valori che dovrebbero informare di sé la sua coscienza" sono anche quelle di fedeli legati alla Tradizione!" ma non mi viene in mente dove... puoi documentare meglio, grazie
x frodo
son d'accordo siamo in un tempo in cui bisogna esser cristiani autentici e radicati nella sana tradizione, non portati da qualsiasi vento di destra o di sinistra, di progressione o di conservazione... equilibrio difficile ma necessario!!!
abbastanza contraddittorio il suo pensiero Don Francesco!!!!!
Complimenti
X Padre Francesco: in questo testo si parla di "altri modelli" rispetto ad uno citato (quello neo-catecumenale) destinati a "plasmare le masse" (ultimo paragrafo). Se il Santo Padre vuole espressamente che il rito tridentino rientri nell'uso diffusamente anche fuori dalla Diocesi di Campos (in Brasile: è una Diocesi in cui si adoperano solo libri liturgici pre-C.V.II)vuol dire che il modello dei fedeli legati alla tradizione è da considerare fra quelli a cui allude. Scusi per il ritardo nella risposta!
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