1 luglio 2007

Lettera del Papa alla Chiesa cinese: lo speciale di Apcom


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Rassegna stampa del 1° luglio 2007

LETTERA DEL PAPA ALLA CHIESA CATTOLICA CINESE

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LETTERA AI CINESI, MANO TESA A PECHINO VOLTA AL DISGELO
I paletti di Ratzinger in 52 pagine, aperture e 'condizioni'

Città del Vaticano, 1 lug. (Apcom) - Apertura al dialogo, mano tesa a Pechino, la richiesta della normalizzazione dei rapporti tra Vaticano e Cina, la possibilità di vedere presto una Nunziatura a Pechino. Questa la parte più 'politica-diplomatica' della Lettera del Papa ai fedeli cinesi, pubblicata ieri dalla sala stampa vaticana. Ma anche: comunione e unione con la Chiesa universale, la richiesta incondizionata della libertà religiosa; nessuna distinzione tra Chiesa ufficiale e chiesa clandestina perchè "la Chiesa è una" ed è quella legata al Papa. E questa è la parte più prettamente religiosa del documento pontificio. Passaggi chiave anche sull'autonomia della Chiesa, la nomina dei vescovi, soprattutto di quelli illegittimi, la proclamazione di una giornata di preghiera per la Chiesa cinesa, il 24 maggio.

E' una Lettera ferma e puntuale, distensiva e allo stesso tempo decisa nei toni, in cui Benedetto XVI mette alcuni paletti ben precisi.
Una Lettera a 360 gradi, quella che Papa Ratzinger ha indirizzato alla Chiesa cinese. Tornano ricorrenti, nel documento pontificio, i riferimenti alle "gravi sofferenze" e alle "persecuzioni" subite dalla Chiesa cinese, così come si rileva "lo sconcerto delle Chiese asiatiche per il silenzio di Dio di fronte alle persecuzioni". "E' uno sconcerto - dice il Papa - nel quale può ben riflettersi il nostro sbigottimento di fronte alle gravi difficoltà, incomprensioni e ostilità che pure oggi la Chiesa soffre in varie parti del mondo"; sofferenze "che la Chiesa certo non si merita", puntualizza il pontefice.

"Lettera del Santo Padre Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese": è il titolo del documento pontificio, pubblicato ieri dal Vaticano.
Una Lettera che "ha chiari orientamenti religiosi e non politici", e - come spiega una dichiarazione del Vaticano - "non è un documento politico nè, vuole essere un atto di accusa contro le autorità governative". Il testo, di 52 pagine nella versione italiana, è stato pubblicato in cinque lingue: oltre all'italiano, anche in francese, inglese, e due versioni in cinese: cinese tradizionale e cinese semplificato (in questa versione il testo è lungo 47 pagine).
Diviso in due parti e 20 paragrafi, affronta nella prima sezione "La situazione della Chiesa" e gli "Aspetti teologici", nella seconda "Gli orientamenti di vita pastorali".

Il documento si apre con una citazione della Lettera di San Paolo ai Colossesi: "Venerati confratelli vescovi, carissimi presbiteri, persone consacrate e fedeli tutti nella Chiesa cattolica in Cina.... Non cessiamo di pregare per voi". "Voi sapete bene quanto siete presenti nel mio cuore e nella mia preghiera quotidiana - sottolinea il Papa - e quanto è profondo il rapporto di comunione che ci unisce spiritualmente". Benedetto XVI esprime "fraterna vicinanza" al popolo cinese ma non manca di esprimere "preoccupazione per alcuni importanti aspetti della vita ecclesiale nel vostro Paese". Benedetto XVI non "pretende" di "trattare ogni particolare delle complesse problematiche" della Chiesa cinese, ma vuole "offrire alcuni orientamenti in merito alla vita della Chiesa e all'opera di evangelizzazione in Cina". Orientamenti che giungono, come spiega una nota di 4 pagine della sala stampa della Santa Sede, "in risposta a numerose richieste pervenute in questi ultimi anni su alcuni problemi particolare".

MANO TESA A PECHINO: DIALOGO E NORMALIZZAZIONE RELAZIONI

Il Papa tende la mano a Pechino e auspica la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Vaticano e Cina. "Sono consapevole che la normalizzazione dei rapporti con la Repubblica popolare cinese - sottolinea - chiede tempo e presuppone la buona volontà delle due Parti. Dal canto suo, la Santa Sede rimane sempre aperta alle trattative, necessarie per superare il difficile momento presente".
Benedetto XVI sottolinea come "questa pesante situazione di malintesi e di incomprensioni non giova nè alle autorità cinesi nè alla Chiesa cattolica in Cina". E' questo un passaggio centrale del documento, un chiaro messaggio anche alle Autorità civili.
Il tono della missiva è di apertura al dialogo: il Pontefice evita il ricorso alla tensione e allo scontro, riafferma la disponibilità della Santa Sede a proseguire il dialogo con il Governo. Allo stesso tempo ammonisce più volte che "la comunità cattolica cinese vive in circostanze veramente difficili". Il Papa lo definisce un "intimo e irrinunciabile dovere" l'"urgenza di confermare nella fede i cattolici cinesi e di favorire la loro unità". La Santa Sede auspica dunque "l'apertura di uno spazio di dialogo con le autorità della Repubblica popolare cinese, in cui, superate le incomprensioni del passato, si possa lavorare insieme per il bene del Popolo cinese e per la pace nel mondo".

NUNZIATURA VATICANA A PECHINO?

La Lettera non ne parla, ma - come è stato detto in alcune circostanze - "se si perviene a un accordo con il Governo - precisa la nota vaticana che accompagna la Lettera del Papa - il trasferimento a Pechino della Nunziatura della Santa Sede in Cina può avvenire in qualsiasi momento".

RAPPORTI CHIESA-STATO: NESSUNA INGERENZA, MA DARE A CESARE....

Nessuna ingerenza della Chiesa nelle questioni politiche, ma puntualizzazioni da parte del Papa sulla libertà religiosa e sui suoi compiti strettamente pastorali. Il rapporto tra Stato e Chiesa in Cina è uno dei due punti di tensione che impediscono il ripristino delle relazioni diplomatiche. "Lo sappia la Cina - sembra 'urlare' il Papa - la Chiesa cattolica" ha il desiderio di "offrire un umile e disinteressato servizio, in ciò che le compete, per il bene dei cattolici cinesi e per quello di tutti gli abitanti del Paese".
Dunque, il riferimento caro a Benedetto XVI di una "sana laicità": "Dare a Cesare quello che è di Cesare".
Il Papa torna più volte sull'argomento, cerca di evitare fraintendimenti ed è chiaro: "La Chiesa in Cina ha la missione non di cambiare la struttura o l'amministrazione dello Stato, bensì di annunciare agli uomini il Cristo". Ed ecco il richiamo all'Enciclica 'Deus caritas est': "La chiesa non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia". Nel testo non viene mai citata esplicitamente l'Associazione Patriottica (anche se in una nota si parla degli Statuti dell'Associazione Patriottica Cattolica Cinese del 2004), ma si parla di 'Autorità civile' e il riferimento è chiaro. Il Papa chiede di superare questo "permanente conflitto con le legittime autorità civili" e allo stesso tempo "non è accettabile un'arrendevolezza alle medesime quando esse interferiscano indebitamente in materie che riguardano la fede e la disciplina della Chiesa". "Rinnovo l'augurio che, nel corso di un dialogo rispettoso ed aperto tra la Santa Sede e i vescovi cinesi, da una parte, e le autorità governative dall'altra, possano essere superate le menzionate difficoltà e si pervenga, così, ad una proficua intesa che sarà a vantaggio della comunità cattolica e della convivenza sociale".


Auspico dialogo con governo su nomine vescovi,no alle illegittime

Nessuna distinzione tra Chiesa clandestina e Chiesa ufficiale: la Chiesa è unica, quella legata al Papa. Ma ciò non significa "ingerenza politica". Il Papa chiede con forza il riconoscimento della libertà religiosa.

UN'UNICA CHIESA IN CINA: "PICCOLO GREGGE NON TEMERE"

"Chiesa cattolica in Cina, piccolo gregge presente ed operante nella vastità di un immenso Popolo che cammina nella storia... Non temere". Il Papa non cita mai l'espressione "Chiesa patriottica", ma richiama al Primato pretino e all'universalità della Chiesa. "Il vescovo - afferma nella Lettera - è principio e fondamento visibile dell'unità nella Chiesa particolare", ma "in ogni Chiesa particolare deve essere presente la suprema autorità della Chiesa". Benedetto XVI parla di "un'unica Chiesa cattolica". Per questo "tutta la Chiesa che è in Cina è chiamata a vivere e a manifestare questa unità in una più ricca spirituale di comunione" che "cresca anche in un'armonica comunione gerarchica".

AUTORITA' CIVILI, CONTRARIA A DOTTRINA CATTOLICA LORO PRETESA DI PORSI AL DI SOPRA DELLA CHIESA

Il Papa avverte: "C'è una dolorosa situazione di forti contrasti" e "tra le varie cause" c'è "il ruolo significativo svolto da organismi che sono stati imposti come principali responsabili della vita della comunità cattolica". Il Papa definisce l'Associazione Patriottica "autorità civili". Ma chiosa: "Non sono le autorità civili la 'struttura' della Chiesa. La Chiesa ha una struttura, che è quella della successione apostolica, cui spetta la responsabilità di garantire il permanere della Chiesa nella verità". Pertanto: "La pretesa di alcuni organismi voluti dallo Stato ed estrani alla struttura della Chiesa, di porsi al di sopra dei Vescovi stessi e di guidare la vita della comunità ecclesiale - ammonisce il Pontefice - non corrisponde alla dottrina cattolica".

LA NOMINA DEI VESCOVI, AUSPICIO A DIALOGO CON GOVERNO

E' questo uno dei due nodi nei rapporti tra Vaticano e Pechino. Un'ordinazione episcopale senza mandato pontificio "rappresenta una dolorosa ferita alla comunione ecclesiale e una grave violazione della disciplina canonica". Benedetto XVI richiama il Codice di Diritto canonico che stabilisce "gravi sanzioni sia per il vescovo che conferisce liberamente l'ordinazione episcopale senza mandato apostolico sia per colui che la riceve". L'ordinazione illegittima, precisa il Papa, rappresenta una "dolorosa ferita alla comunione ecclesiale e una grave violazione della disciplina canonica". Il Papa, in questo caso, "non rappresenta un'autorità politica che si intromette indebitamente negli affari interni di uno Stato e ne lede la sovranità". "La Santa Sede amerebbe essere completamente libera nella nomina dei vescovi - puntualizza ancora Benedetto XVI - auspico che si trovi un accordo con il Governo per risolvere alcune questioni riguardanti sia la scelta dei candidati all'episcopato sia la pubblicazione della nomina dei vescovi, sia il riconoscimento del nuovo vescovo da parte delle autorità civili".

VESCOVI ILLEGITTIMI: CLANDESTINITA' NON E' NORMALITA'

"La clandestinità non rientra nella normalità della vita della Chiesa".
Il Papa distingue vari casi: ci sono i vescovi "costretti a farsi consacrare clandestinamente". In questi casi "la Santa Sede auspica che questi legittimi pastori possano essere riconosciuti come tali dalle Autorità governative anche per gli effetti civili.
Ci sono poi i vescovi che "sotto la spinta di circostanze particolari hanno acconsentito a ricevere l'ordinazione episcopale senza il mandato pontificio ma, in seguito, hanno chiesto di poter essere accolti nella comunione con il Successore di Pietro". In questo caso, "il Papa ha concesso ad essi il pieno e legittimo esercizio della giurisdizione episcopale".
Tuttavia, "è indispensabile" che "i vescovi legittimati pongano sempre di più gesti inequivocabili di piena comunione con il Successore di Pietro". Infine, "non mancano alcuni vescovi, in un numero molto ridotto, che sono stati ordinati senza il mandato pontificio e non hanno chiesto, o non hanno ancora ottenuto, la necessaria legittimazione. Essi - scandisce il Papa - sono da ritenere illegittimi, ma validamente ordinati". Non sono "in comunione con il Papa" ma "esercitano validamente il loro ministero nell'amministrazione dei sacramenti, anche se in modo illegittimo. Quale grande ricchezza spirituale ne deriverebbe per la Chiesa in Cina se, in presenza delle necessarie condizioni - conclude Benedetto XVI - anche questi pastori pervenissero alla comunione con il Successore di Pietro e con tutto l'Episcopato cattolico".

GARANTIRE AUTENTICA LIBERTA' RELIGIOSA

In numerosi passaggi della Lettera, il Papa chiede di garantire "un'autentica libertà religiosa". "La Chiesa chiede allo Stato di garantire ai cittadini cattolici il pieno esercizio della loro fede - afferma Benedetto XVI - nel rispetto di una autentica libertà religiosa".
Più avanti, Papa Ratzinger chiede che "i fedeli tutti possano esprimere liberamente la propria fede nel contesto sociale in cui si trovano a vivere". In un passaggio nella seconda parte del testo, il Pontefice sottolinea che "negli ultimi anni la Chiesa gode, rispetto al passato, di una maggiore libertà religiosa. Tuttavia non si può negare - conclude - che permangono gravi limitazioni che toccano il cuore della fede e che, in certa misura, soffocano l'attività pastorale".


Il 24 maggio giornata di preghiera per la Chiesa in Cina

Il Papa mette in evidenza che "la Chiesa in Cina" soffre per "i problemi che sta affrontando per superare, al suo interno e nei suoi rapporti con la società civile cinese, tensioni, divisioni e recriminazioni". Per questo, nella Lettera, chiede a tutti i cattolici "dialogo, comprensione, perdono quando è necessario, e un cammino serio verso una completa comunione". "Tutti siamo consapevoli del fatto che questo cammino non potrà compiersi dall'oggi al domani - dice Benedetto XVI - ma siate certi che la Chiesa intera eleverà un'insistente preghiera per voi a tale scopo".

ANCHE IN CINA FAMIGLIA MINACCIATA DA 'FORZE NEGATIVE'

"L'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia" ed è "indispensabile ed urgente che i laici ne promuovano i valori e ne tutelino le esigenze". Ratzinger dedica un paragrafo del documento pontificio al tema della famiglia. "Anche in Cina, non mancano forze che influiscono negativamente sulla famiglia in vari modi. Pertanto - osserva - la Chiesa che è in Cina deve sentire in modo più vivo e stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, assicurandone la piena vitalità".

CONFERENZA EPISCOPALE CINESE NON E' VALIDA

Il Papa non riconosce l'attuale Collegio dei vescovi cattolici di Cina. "Una conferenza episcopale - sottolinea - non può essere sottoposta a nessuna autorità civile elle questioni di fede e di vita secondo la fede che sono esclusivamente di competenza della Chiesa. Per questo l'attuale Collegio dei vescovi cattolici di Cina non può essere riconosciuto come Conferenza episcopale dalla Sede apostolica".

REVOCA DELLE FACOLTA' E DELLE DIRETTIVE PASTORALI

Benedetto XVI revoca "tutte le facoltà che erano state concesse per far fronte a particolari esigenze pastorali, sorte in tempi veramente difficili".Alla fine della Lettera, il Papa ritiene opportuno esplicare questo passaggio "considerando alcuni positivi sviluppi della situazione della Chiesa in Cina", le "maggiori opportunità e facilitazioni nelle comunicazioni" e "le richieste che diversi vescovi e sacerdoti hanno qui indirizzato".

IL 24 MAGGIO GIORNATA DI PREGHIERA PER LA CINA

Il Papa istituisce per il 24 maggio giornata di preghiera per la Chiesa in Cina. "Vi esorto a celebrarla rinnovando la vostra comunione di fede in Gesù e di fedeltà al Papa - dice - pregando affinchè l'unità tra di voi sia sempre più profonda e visibile". Nella Conclusione il Papa affida la Chiesa cinese alla protezione di Maria, affinchè "accompagni" il popolo cinese "con materna premura". Benedetto XVI ricorda anche i "numerosi santi martiri cinesi".

LE CITAZIONI: GIOVANNI PAOLO II E IL CONCILIO VATICANO II

Numerosi sono i passaggi della Lettera in cui Benedetto XVI richiama il Concilio Vaticano II, ma anche Giovanni Paolo II. Su quest'ultimo, Ratzinger richiama il Messaggio 'Con intima gioia' ai partecipanti al Convegno Internazionale su 'Matteo Ricci: per un dialogo tra Cina e Occidente' del 2001; l'Esortazione Post-Sinodale Ecclesia in Asia del 1999; il Discorso ai delegati della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Manila 1995); la Lettera apostolica 'Novo millennio ineunte' (2001); l'omelia per il Giubileo dei Vescovi, (2000).

ALCUNI DATI DELLA CHIESA IN CINA: 8-12 MILIONI I CATTOLICI

Sono tra gli 8 e i 12 milioni i cattolici nel 2007 in Cina, su una popolazione di circa 1 miliardo e 300 milioni di abitanti. 145 le circoscrizioni ecclesiastiche e oltre 200 i vescovi, dei quali il 60% ha oltre 80 anni; 3.200 i sacerdoti e 156 le comunità religiose, 6.000 le religiose, 2.300 i seminaristi e 30 i seminari.

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