6 luglio 2007

Documento della Congregazione per la dottrina della fede: l'unica Chiesa di Cristo «sussiste nella Chiesa cattolica»


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La Chiesa di Cristo non è distinta o distinguibile dalla Chiesa cattolica, che è l’unica a possedere «tutti gli elementi della Chiesa istituita da Gesù». Lo ribadirà all’inizio della prossima settimana la Congregazione per la dottrina della fede, rispondendo ai «dubbi» sollevati in questi ultimi anni. La presa di posizione dottrinale dell’ex Sant’Uffizio, che non mancherà di suscitare discussioni, dovrebbe essere accompagnata da un autorevole commento teologico pubblicato sulle pagine dell’Osservatore Romano.

Al centro del dibattito ancora una volta il significato del verbo «sussiste», utilizzato dal Concilio nella Costituzione Lumen gentium, dove si legge che l’unica Chiesa di Cristo «sussiste nella Chiesa cattolica» (in latino «subsistit in»). Parole su cui, nel corso degli anni, sono state costruite varie interpretazioni, compresa quella secondo la quale Gesù in realtà non avrebbe pensato di fondare una Chiesa, e nel caso lo avesse fatto, questa si sarebbe poi divisa in tante Chiese e comunità ecclesiali. Dunque, non esistendo più l’unità iniziale, non esisterebbe più la vera Chiesa di Cristo, ma soltanto degli spezzoni di essa.
Questa tesi ricorrente è già stata smentita più volte dai Papi. Nel 1973 con la dichiarazione Mysterium Ecclesiae di Paolo VI; nel 1985, con la notificazione della Congregazione per la dottrina della fede su un libro del teologo della liberazione Leonardo Boff; nel 1992 con la Lettera ai vescovi Communionis notio e infine nel 2000, in pieno Giubileo, con la dichiarazione Dominus Iesus, approvata da Giovanni Paolo II.
Ciononostante, i dubbi ciclicamente ritornano e, così come è spesso usuale considerare una religione uguale all’altra come via di salvezza, in ambito cristiano si tende talvolta a credere che una confessione valga l’altra: un’abitudine che l’allora cardinale Joseph Ratzinger, sette anni fa, aveva definito «relativismo ecclesiologico».
In realtà, con il verbo «sussiste» il Concilio voleva esprimere la singolarità e la non moltiplicabilità della Chiesa cattolica: esiste cioè la Chiesa come soggetto nella realtà storica. Il significato era dunque - come spiegava Ratzinger - esattamente il contrario di quello relativistico, in quanto con quel «sussiste» intendeva dire «esiste realmente». Il breve responso della Congregazione per la dottrina della fede la cui uscita, dopo un lungo e attento lavoro di redazione, è attesa nei prossimi giorni, ribadirà che la Chiesa di Cristo esiste realmente nella Chiesa cattolica e che tutti gli elementi della Chiesa istituita da Gesù si ritrovano in essa e soltanto in essa. Al contrario, secondo il magistero cattolico, la Chiesa di Cristo non «sussiste» nelle altre Chiese e comunità ecclesiali cristiane. Ciò non significa, ovviamente, come ha già spiegato lo stesso Concilio, che le Chiese (quelle orientali e ortodosse, che hanno conservato la successione apostolica) e le comunità separate (quelle nate con la Riforma protestante), non abbiano un ruolo nella storia della salvezza. Il Vaticano II spiegava infatti nel decreto Unitatis redintegratio che, pur avendo esse delle «carenze», non sono «affatto spoglie di valore», perché lo Spirito di Cristo «non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza, la cui forza deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica». In quello stesso testo si puntualizzava però che «solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è il mezzo generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza».

© Copyright Il Giornale, 6 luglio 2007

5 commenti:

Cristiano ha detto...

Cara Raffaella, grazie per l'articolo e per gli utili rimandi... Iddio te ne renda merito! Tutto ciò infatti è veramente per la Sua maggior Gloria! Le chiarificazioni di cui si tratta son molto importanti: vorrei sottolineare che i "critici" del consiglio, Lefebvriani in primis, non ne rigettano l'autentico "Spirito", che di per sè ha riespresso la Dottrina immutabile, la stessa di Trento e del CV I. Ne rigettano l'ambiguità di alcune espressioni, che hanno bisogno di continui pronunciamenti da parte del Magistero per essere comprese. Ne rigettano poi più direttamente lo "spirito" che fin dall'inizio ha manovrato ad arte la possibilità di certi equivoci, il quale è del tutto moderno e incompatibile col Cattolicesimo.
Tutto ciò costituisce una eccellente lezione per chi crede che il CV II sia stato una "svolta" o peggio un "progresso" et istiusmodi... piuttosto che una provvidenziale espressione della Verità nelle nuove circostanze.

Anonimo ha detto...

Cristiano, sei troppo gentile :-))

francesco ha detto...

occhio cristiano
il documento in questione si pone all'interno di un dibattito teologico (ecclesiologico in special modo)e non in un contesto di politica inter ecclesiale
che il CVII sia in continuità con i concili precedenti è fuori discussione, è altrettanto fuori discussione, però, che non è stata solo la pedissequa ripetizione della dottrina, ma come per ogni concilio, un suo approfondimento e una sua espressione più chiara e completa...
il subsistit in è uno dei punti chiave della discussione teologica dopo il concilio... vedremo che cosa (ma soprattutto perché) la congregazione pubblicherà
salut
francesco

Cristiano ha detto...

Sono d'accordo con lei, Don Francesco... tranne che sulla chiarezza di espressione! Se hanno attecchito e attecchiscono ermeneutiche della discontinuità vuol dire che qualche problema a questo riguardo deve pur esserci... consiglio a chiunque sia interessato al CVII e ne conosca almeno un pò i documenti e i personaggi, questo link: http://www.unavox.it/doc89.htm. Saluti!

francesco ha detto...

caro cristiano
posso consigliarti, fraternamente, di servirti anche di altro materiale oltre quello di unavox?
francesco