4 settembre 2007
Il dramma del gendarme suicida e il dolore del Papa
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Gendarme del Vaticano suicida in caserma
Aveva 26 anni, l'ipotesi di una delusione d'amore. Il Pontefice: vicino a famiglia e colleghi
Paolo Brogi
ROMA — Un colpo secco di pistola, accompagnato da un biglietto stropicciato gettato per terra accanto al corpo agonizzante del giovane agente della gendarmeria vaticana suicida e per la Santa Sede ieri è stata una nuova giornata d'incubo e di pena dopo quelle vissute nove anni fa per il triplice omicidio- suicidio tra le guardie svizzere.
Alessandro Benedetti, un giovane agente di 26 anni originario di Foligno, si è sparato un colpo di pistola in testa dopo aver raggiunto di primo mattino, poco dopo le sette, i bagni della camerata al primo piano della caserma adiacente alla sede dell'Osservatore
Romano. Immediatamente soccorso da un commilitone svegliato di soprassalto dalla detonazione, l'agente è stato ricoverato d'urgenza al vicino ospedale Santo Spirito dove due ore dopo è deceduto. A motivare il gesto un bigliettino ora al vaglio della magistratura vaticana intervenuta con il giudice Gianluigi Marrone, che ha espletato i primi accertamenti in attesa di passare l'inchiesta al promotore di Giustizia, il professor Nicola Picardi.
Soffriva per una delusione d'amore: così una zia, da Foligno, ha subito interpretato il tragico gesto del nipote. A ribadirlo, poco dopo, anche il padre Vincenzo che a don Dino Ambrogi, il parroco del SS. Nome di Gesù, ha detto per telefono: «Un mese fa Alessandro era stato lasciato dalla ragazza, stava male...».
La conferma della morte del giovane gendarme è stata data ieri mattina dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, il quale ha spiegato che, per ragioni procedurali, il Vaticano non ha voluto usare ancora la parola «suicidio»: «Deve essere la magistratura ad accertarlo » ha detto padre Lombardi, aggiungendo: «I primi indizi lasciano però pensare che il ragazzo abbia voluto togliersi la vita».
«Il giovane Benedetti — ha detto ancora il portavoce vaticano — era stato assunto lo scorso aprile nel Corpo della Gendarmeria, come allievo gendarme con l'abituale processo di selezione psicoattitudinale, relativo anche all'uso delle armi. Il suo comportamento finora non aveva dato motivo di preoccupazione ».
In mattinata è giunto anche il cordoglio del Papa verso famiglia e colleghi del gendarme. «Il Pontefice — ha riferito padre Lombardi — ha appreso con pena la notizia e affida alla misericordia di Dio il giovane Alessandro». Una veglia di preghiera, a cui hanno partecipato anche i genitori del ragazzo accorsi da Foligno, si è svolta ieri sera nella Chiesa di San Pellegrino, una piccola cappella della gendarmeria all'interno della Città pontificia.
Il suicidio dell'agente della gendarmeria è il secondo grave fatto di sangue in Vaticano in pochi anni. La sera del 4 maggio 1998, il comandante delle guardie svizzere Alois Estermann fu trovato morto, ucciso a colpi di pistola nel salottino del suo appartamento in Vaticano. Accanto a lui i cadaveri della moglie Gladys Meza Romero e del vicecaporale Cedric Tornay. Quest'ultimo fu riconosciuto responsabile dell'accaduto dall'inchiesta del Vaticano.
© Copyright Corriere della sera, 4 settembre 2007
DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE
Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, P. Federico Lombardi, S.I., ha rilasciato questa mattina ai giornalisti la seguente dichiarazione:
Questa mattina, verso le ore 7.30, il giovane Alessandro Benedetti, di 26 anni, membro del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, è stato rinvenuto in un bagno della Caserma della Gendarmeria, in condizioni gravissime, in seguito ad un colpo d’arma da fuoco. Il giovane è stato portato immediatamente all’Ospedale Santo Spirito, dove è spirato intorno alle ore 9.00.
I primi indizi lasciano pensare che il giovane abbia voluto suicidarsi. Un biglietto, rinvenuto sul luogo, è ora al vaglio della Magistratura Vaticana, che si occupa del caso e che esaminerà i dati dell’autopsia, richiesta al medico legale italiano.
Il giovane Benedetti era stato assunto lo scorso aprile nel Corpo della Gendarmeria, come "allievo gendarme" con l’abituale processo di selezione psicoattitudinale, relativo anche all’uso delle armi.
Il suo comportamento non aveva dato finora motivo di preoccupazione.
Il Santo Padre con pena ha appreso la notizia ed affida alla misericordia di Dio il giovane Alessandro; è vicino spiritualmente alla famiglia Benedetti e ai membri della Gendarmeria.
LA 'GENDARMERIA' DEL PAPA, COMPITI E FUNZIONI - SCHEDA
Un centinaio di uomini addestrati e di provata fede cattolica
Città del Vaticano, 3 set. (Apcom) - Il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano - tra le cui fila oggi si è suicidato un allievo nella caserma situata all'interno del territorio vaticano - è composto da un centinaio di uomini incaricati della difesa del Papa all'interno dello Stato della Città del Vaticano e nei suoi spostamenti.
Ben distinta dalle Guardie svizzere (corpo militare con funzioni di sorveglianza agli ingressi delle mura vaticane) e dall'ispettorato di polizia presso la Santa Sede (che garantisce un servizio di pubblica sicurezza nei dintorni del Vaticano e veglia sul Papa durante le trasferte su territorio italiano), la Gendarmeria vaticana svolge funzioni di polizia e di sicurezza all'interno del piccolo Stato vaticano, a fianco del Papa in tutti i suoi spostamenti, in Italia e all'estero, e di controllo delle persone e delle cose nel territorio di competenza della Città del Vaticano, dal Palazzo apostolico ai giardini vaticani. Ai gendarmi spetta anche la sorveglianza all'interno della basilica di San Pietro, nei Musei vaticani e in tutti i luoghi extraterritoriali posti però sotto le dipendenze del Vaticano, come la residenza estiva del Papa a Castelgandolfo.
Possono entrare a far parte della Gendarmeria vaticana cittadini italiani di età compresa fra i 20 e i 25 anni, ex dipendenti delle forze di pubblica sicurezza (Polizia, Carabinieri o Guardia di Finanza), di provata fede cattolica. Gli allievi diventano effettivi dopo un periodo biennale di prova e il superamento di uno speciale esame di idoneità. Anche all'ingresso, ad ogni modo, è necessario superare test fisici e psico-attitudinali.
Sono i gendarmi - guidati attualmente dall'ispettore generale Domenico Giani - ad seguire passo passo il Papa durante le sue visite, a seguire da vicino la 'papamobile', ad organizzare - di concerto con le polizie locali - i dispositivi della sua sicurezza. Furono i gendarmi a bloccare il turco Ali Agca quando, il 13 maggio del 1981, sparò a Papa Giovanni Paolo II in piazza san Pietro. Sempre loro, per fare un esempio recente, bloccarono un giovane tedesco che la scorsa primavera cercò di saltare sull'auto del Papa mentre questa sfilava per un'udienza generale nella stessa piazza.
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