3 settembre 2007

Santa Messa del Papa a Loreto: lo speciale de "Il Messaggero"


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LORETO: IN 500mila alla Messa del Papa

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La carica degli oltre 400mila, la grandezza del Papa, la commozione dei giovani e lo stupore incredulo dei media

In 500 mila hanno assistito alla messa celebrata da Benedetto XVI. Alle nuove generazioni affidato il futuro del Pianeta: palco e scenografia biodegradabili

«Giovani, siate umili e andate controcorrente»

Il manifesto di Ratzinger: rifiutate gli stereotipi, siate critici e vigilanti e create relazioni affettive genuine

FRANCA GIANSOLDATI dal nostro inviato

LORETO - Ai 500 mila di Montorso Benedetto XVI chiede il coraggio di andare controcorrente, di rifiutare gli stereotipi, di non abbassare mai la guardia: «siate critici e vigilanti». Osate. Il manifesto che Papa Ratzinger affida all’esercito dei papaboys dell’Agorà dei Giovani non contempla di sicuro una vita di successo, il potere o i modelli fatui e passeggeri propagandati dai mass media, ma la testimonianza di un’esistenza strutturata su relazioni affettive genuine, su ideali, sull’impegno onesto nello studio e nel lavoro, sulla ricerca del bene comune. «Cari ragazzi questa non è affatto una vita perdente o fuori moda». Una folla sterminata assiste alla messa domenicale celebrata sui campi tra il mare e il santuario lauretano. La figura di Maria viene evocata più e più volte quale modello da seguire. La strada indicata è quella dell’umile ragazzina della Galilea che seppe sottomettersi con coraggio al progetto che Dio aveva in serbo per lei. Il Papa teologo cita quel passo del Vangelo di Luca che dice: «Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» per provocare la cultura contemporanea dominante dove «l’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo» quando, invece, «è proprio questa la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso». L’avere non sia mai a scapito dell’essere: «Cari giovani non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo». A Montorso Benedetto XVI aggiunge un nuovo tassello alla lotta per la difesa dell’ambiente. Alle nuove generazioni affida la salvaguardia del Creato e solleva l’emergenza idrica: l’acqua, elemento prezioso, se non tutelato e «condiviso in modo equo e pacifico» rischia di divenire fonte di guerre per l’approvvigionamento. Alle nuove generazioni affida il futuro del pianeta, «in cui sono evidenti i segni di uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura. Prima che sia troppo tardi - dice il Papa -, occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra». Ai cristiani spetta dare l’esempio per invertire il degrado irreversibile. Riflessioni che giungono a ridosso della Giornata per la Difesa del Creato, voluta dalla Cei per promuovere la sensibilità delle parrocchie in tema ambientalista. E proprio per far leva sulla sensibilità dei ragazzi la Woodstock cattolica, tutta preghiere, Papa, musica rock, cappellini e slogan del tipo: «Cristo dona tutto e non toglie nulla», si tinge di verde. I materiali utilizzati per la scenografia e per il palco, infatti, sono tutti biodegradabili, la raccolta dei rifiuti è differenziata, i piatti, i bicchieri, i teli utilizzati sul prato sono ecologici e persino la carica per il telefonino contenuta nella sacca del pellegrino è eco-compatibile. Alla messa domenicale non sono mancate le presenze politiche. In prima fila il vice premier Francesco Rutelli, incaricato a nome del governo di dare il benevenuto al Papa, Pierluigi Castagnetti, Renzo Lusetti, Antonio Tajani, tutti provvisti del cappellino colorato dei pellegrini per ripararsi dal sole a picco. Davanti alla folla dei 500 mila sulla spianata, un’allegra invasione andata ben oltre le previsioni degli organizzatori, Rutelli non ha potuto che rilevare che il cattolicesimo in Italia è un fenomeno talmente «profondo, radicato e popolare» da non poter essere messo in un angolo. Da qui una frecciata a chi ha alimentato le «assurde» polemiche di questi giorni sulle tasse. «Chi polemizza contro il cattolicesimo rischia di distaccarsi da un tratto fondamentale dell'identità del Paese. Chi apre polemiche è fuori dal tempo» e «non comprende il rischio di distaccarsi da un tratto fondamentale dell'identità italiana». Per la Chiesa è necessario «profondo rispetto».

© Copyright Il Messaggero, 3 settembre 2007


«Noi ragazzi alle Fontane della luce in questa notte cerchiamo risposte»

GIOVANNI SGARDI

LORETO Fontane di luce in cielo, con i fuochi artificiali. Fontane di luce nella piana di Montorso, per illuminare la coscienza dei papaboys. E’ questa una delle grandi novità del raduno-evento di Papa Ratzinger: permettere ai ragazzi di riflettere, durante la notte, sui temi toccati qualche ora prima dal Santo Padre. «Giovani non abbiate paura, cambiate il mondo» li aveva spronati il Pontefice sabato pomeriggio. Poi nella vallata è sceso il buio, ha messo alla prova i cuori dei teen-ager di Cristo, accoccolati sui teli da campo, rannicchiati nel sacchi a pelo o in minuscole canadesi. Il momento della solitudine tra 400mila (ieri sono diventati 500mila per la messa), coetanei e “grandi” a cui bisogna dare l’esempio. Il momento della riflessione per superare le paure.
Papa Ratzinger, teologo della speranza e padre vero, non li ha lasciati soli. Tramite l’organizzazione dell’Agorà, ha voluto le otto “fontane di luce”: tende del conforto e del dialogo, punti d’incontro e d’ascolto in cui si sono alternati decine di educatori, religiosi, confessori. E loro, rispondendo subito ai desideri del Santo Padre, hanno fatto la fila per raccontare le loro storie alla Fontana dell’Ascolto, affrontare i problemi di coppia parlando con coppie più esperte alla Fontana dell’Amore Vero, pentirsi e chiedere perdono dei peccati alla Fontana della Riconciliazione.
C’è anche la Fontana della Vocazione, a cui si è rivolto chi esplora la possibilità del sacerdozio. Come Tommaso Antonioli, 19 anni, liceale di Cerignola: «Prima di venire qui ero affascinato dall’idea di una vita contemplativa. Devo dire che le parole del Papa mi hanno fatto tremare, quando ha raccontato che anche madre Teresa di Calcutta è stata tormentata dal silenzio di Dio. Se perfino un santo ha dei dubbi, posso affrontare una prova tanto dura io? Prima di lasciare l’Agorà desidero confrontarmi, qui, con un sacerdote».
Ha tremato invece per la testimonianza di Ilaria, la ragazza romana che ha combattuto e vinto l’anorressia con la fede, Loredana Franceschetti, 21 anni di Bergamo. «Faccio assistenza in un centro di recupero per tossicodipendenti - dice -. Anche la fame di nulla è una dipendenza. Dio, che cosa sconvolgente assistere il dramma di chi è schiavo di una sostanza o un’idea fissa. Droga, alcol, farmaci... Sono tanti, troppi quelli che non ce la fanno. Perchè a loro, che sono così deboli, Dio non li aiuta come ha aiutato Ilaria?».
E il sesso? Ai ragazzi di Cristo non fa paura come la violenza, l’egoismo, il degrado sociale e morale. Basta sentire le giovani coppie in attesa alla Fontana dell’Amore. Antonello e Diana, 23 e 20 anni, fidanzati da due, arrivati da Cinisello Balsamo: «Ci siamo amati quasi subito, sì, anche facendo sesso, e non penso che Dio si scandalizzi di questo. Gli unici rapporti da condannare, secondo noi, sono quelli al di fuori di una progettualità, quelli mordi e fuggi o per passare il tempo. Ne abbiamo già parlato con il nostro confessore, in qualche modo ci ha dato ragione. Ora, a Loreto, vogliamo approfondire l’argomento».
Parlare con i confessori dell’Agorà non è facile, i loro rapporti con i ragazzi non fa parte della “spettacolarità” dell’evento. Poi uno cede quando l’aurora dirada, con le tenebre, anche i segreti dell’anima: «A Loreto non abbiamo a che fare con coscienze smarrite, se mai con persone che vorrebbero risposte concrete: cosa si aspetta il Papa dalla loro missione, come devono diventare degli esempi per gli adulti e per i coetanei, perchè i singoli atti di giustizia naufragano nell’illegalità. Di fronte a queste esigenze di certezza, forze chi è più in crisi siamo proprio noi sacerdoti». Si sbilancia anche uno degli educatori: «Ho ascoltato, ho parlato con i ragazzi senza dare risposte che matureranno, da sole, nei loro cuori. Chi sono, io, per offrire verità?».
Il bilancio ufficiale della “notte della luce” arriva da don Francesco Pierpaoli, responsabile del Centro Papa Giovanni Paolo II, la cabina di regia dell’Agorà. «Abbiamo assistito ad un evento incredibile: trentamila giovani hanno fatto la fila fino alle 5 del mattino per confessarsi alla Fontana della Riconciliazione. Trecento sacerdoti si sono alternati sotto le tende fino all’alba. Chi ritiene che la fede in Cristo o la fiducia nella Chiesa siano passati di moda è servito. I giovani sono sensibilissimi a chi propone loro valori veri, senza retorica. Ed è in questo il successo straordinario di Papa Benedetto».
«Ma noi ci siamo innamorati anche nella sua dolcezza - dice Federica Fiordelmondo, 18 anni, dal profondo del suo sacco a pelo -. Stasera voglio addormentarmi ripensando alla carezza della sua voce di padre saggio e buono. Un padre, lui sì, che sa ascoltare noi ragazzi».

© Copyright Il Messaggero, 3 settembre 2007


Almeno due motivi per essere orgogliosi

LORETO e le Marche possono essere orgogliose di quanto è accaduto il l’1 e il 2 settembre 2007 nella piana di Montorso. I motivi di questo legittimo orgoglio sono molteplici. Ne elenchiamo due tra quelli che ci appaiono più rilevanti. Benedetto XVI ha colto la straordinaria occasione dell’Agorà per trattare temi di portata globale basti pensare all’allarme lanciato sui pericoli che corre il creato insidiato dall’ignavia e dalla speculazione insensata che intossicano ormai l’ex giardino terrestre. Nell’affidare ai giovani il mandato di cambiare in meglio il mondo ha eletto dunque Loreto e le Marche a luogo ideale della comunicazione familiare, a snodo cruciale della dottrina che si si fa insegnamento paterno, a lezione di vita da imparare e trasmettere. Non ha fatto di Loreto solo il luogo occasionale, una succursale del Vaticano, da dove irradiare ancora una volta le coordinate di una convivenza solidale e pacifica basata sull’amore che si richiama al Vangelo. Ha da qui piuttosto spiegato il senso di un impegno innanzitutto individuale che permetta di realizzare una nuova dimensione umana: la dimensione di una società moderna che può ancora progredire solo se in grado di preparare i cives di domani. In buona sostanza il Papa ha fatto di Loreto una rampa dalla quale i giovani dovranno prendere lo slancio per difendere e diffondere i valori che contano nel mondo e di Montorso una solida piattaforma sulla quale porre il primo mattone del loro progetto di rinnovamento universale. Il ruolo di Loreto non è stato solo sfiorato per ragioni di ospitalità. Il Papa anzi ha inteso sottolinearlo più volte anche col richiamo simbolico alla Santa Casa, quale ideale casa di tutti. Anche la sua. L’altro motivo di orgoglio viene dal riconoscimento della laboriosità, dell’ingegno, della capacità organizzativa e dello spirito di sacrificio della gens marchigiana che l’evento Agorà ha reso possibile. Il piccolo insomma che sa ancora fare le cose in grande. E se lo dice il Papa ci è lecito pensare che non abbiamo ancora perduto le nostre qualità migliori.

© Copyright Il Messaggero (Marche), 3 settembre 2007


Loreto consacrata capitale della fede durante la preghiera dell’Angelus recitata a Montorso

Il Papa ai marchigiani: il vostro è un privilegio

Il Santo Padre: «Voi che avete il santuario vicino approfittatene, anche se solo col cuore»

di GIOVANNI SGARDI

LORETO La consacrazione all’Angelus, preghiera che Papa Benedetto dedica interamente a Loreto. «Il luogo ideale per pregare, meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio». E i 500mila di Montorso ridanno ali all’entusiasmo, dopo diciannove ore di emozioni ininterrotte dall’inizio dell’Agorà. Ma è solo l’inizio, Papa Ratzinger prosegue nella appassionata esaltazione della città della Vergine nera: «Cari amici, è un grande privilegio per l’Italia ospitare, in questo dolcissimo angolo delle Marche, il santuario della Santa Casa. Siate giustamente fieri, e approfittatene! Nei momenti più importanti della vosta vita venite qui, almeno con il cuore, per raccogliervi spiritualmente tra le mura della Santa Casa».
Un grande applauso si leva nella piana per salutare l’ultimo dei tanti doni del Santo Padre alla città mariana. Non è ancora scoccato mezzogiorno e Benedetto XVI estende il confine dell’Agorà al mondo. Accoglie sul palco 72 giovani in rappresentanza delle diocesi italiane, li investe della missione di trasmetterre il suo messaggio in vista della Giornata mondiale della gioventù di Sidney del prossimo anno. Ancora ragazzi e ragazze sotto l’emisfero candido in cui ieri campeggiava la croce lignea di Pergola: ricevono l’abbraccio del Pontefice e s’incamminano. Un altro dei simboli della due giorni di Montorso.

E’ dolce e commovente anche l’epilogo della cerimonia ufficiale dell’Agorà, con il Papa che chiede di ripercorrere la strada dell’arrivo. Nuova passeggiata sulla papamobile tra i Ratzinger-boys, lungo l’asse centrale della piana che non vuole spopolarsi. Striscioni e vessilli sempre al vento, una mamma col pancione che rischia di partorire tra le folla pur di vedere da vicino il “suo” Pontefice. Un abbraccio che non riesce a sciogliersi. «Tornerò» confida Sua Santità ai vescovi che si attardano a baciagli la mano.

La domenica dell’Agorà praticamente non è mai cominciata. E’ il prolungamento spirituale del primo settembre, quando Papa Benedetto è planato con suo elicottero a Montorso. Dopo il dialogo con i giovani sul palco, la serata delle stelle (Baglioni, Dalla, Bocelli, Allievi) c’è stata la lunga notte di meditazione e pregliera. Il popolo della fede ha vegliato in attesa della messa e, dall’alba alle 9, si è ingrossato fino a sfiorare il mezzo milione di fedeli. Un pellegrinaggio a piedi da Loreto e due treni speciali hanno fatto raggiungere alla piana il numero record, non previsto alla vigilia.
Tutto enorme, gigantesco, senza disturbare. Alle 9.30 inizia la sfilata di 150 vescovi e 2000 sacerdoti verso il settore davanti all’altare per la concelebrazione della Messa. Per conquistare i primi posti dietro le transenne c’è chi aspetta dalle 3 di sabato mattina. Benedetto XVI indossa, come tutti gli altri, i paramenti verdi. Sullo sfondo a mosaico del santuario all’aperto è un colpo d’occhio straordinario, se una pennellata di colore ha significato nell’evento spirituale e a tratti mistico dell’Agorà.
Il presidente della Cei, monsignor Bagnasco, apre la liturgia: «Lei è la nostra fontana di luce» inizia, riferendosi alle Fontane di luce che durante la notte hanno accolto i fedeli per la riflessione e la confessione. «Ci indichi la via della luce». Applausi. Musiche sacre di un’orchestra formata in gran parte da diversamente abili, il Vangelo di Luca con la parabola di Gesù: «Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato». Spunto della successiva omelia del Pontefice, che culmina nell’appello ai giovani “dal cuore grande”.
Poi riflessione, momenti di intensa liturgia e flash. Una bimba con l’abito bianco accompagnata fino al Santo Padre, tocco di purezza. Monsignor Gianni Danzi, arcivescovo di Loreto, che invita a pregare per la comunità locale. La distribuzione delle comunioni che impegna centinaia di sacerdoti per più di mezz’ora. Poi arriva il momento dell’Angelus e la consacrazione definitiva di Loreto.
Nel pomeriggio la visita ufficiale del Santo Padre nella città mariana, dopo l’arrivederci a Montorso. «L’Italia può essere orgogliosa di questi giovani». Così avrebbe detto Benedetto XVI partenza dall’eliporto del centro Giovanni Paolo II, accomiatandosi dal vicepremier Francesco Rutelli e dai responsabili delle organizzazioni che hanno contribuito alla realizzazione dell’Agorà. Mentre il mondo già parla di un Papa che riesce a farsi amare dalle folle, raccogliendo l’eredità di Wojtyla. E anche questo è uno dei miracoli della due giorni di Loreto.

© Copyright Il Messaggero (Marche), 3 settembre 2007


Sua Santità alle forze dell’ordine «Grazie per la vostra vigilanza»

LORETO Papa Benedetto XVI ha incontrato e ringraziato personalmente, presso il Palazzo Apostolico di Loreto, i responsabili delle forze di polizia della regione e della provincia di Ancona: c’erano il questore Giorgio Iacobone, il comandante regionale dei Carabinieri Luigi Curatoli accompagnato dal capo di stato maggiore, colonnello Agostino Capanna, il comandante della polizia stradale Italo d’Angelo, i comandanti dei Vigili del fuoco Denaro e della Guardia di finanza Cuneo, accompagnati dal sindaco di Ancona Fabio Sturani.
«Il Santo Padre ha avuto parole gentili per tutti noi», ha detto all'uscita il questore Giorgio Iacobone, interpretando i sentimenti di tutti i presenti. Il coordinamento dei servizi di sicurezza è stato del prefetto Giovanni D’Onofrio, grande impegno anche della Digos con numerosi agenti in borghese.

© Copyright Il Messaggero (Marche), 3 settembre 2007


«Questa è anche casa mia». Loreto in estasi

Benedetto XVI dopo l’happening di Montorso ha ringraziato la città mariana dal sagrato della Basilica

di STEFANO PALANCA

LORETO - «Loreto è anche casa del Papa - le parole di Benedetto XVI avvolgono come un caldo abbraccio tutta piazza della Madonna e i brividi corrono lungo la schiena. Era l'8 settembre del '79 e Karol Wojtyla, alla sua prima visita a Loreto con l'abito bianco da pontefice, pronunciò parole simili. A ricordarlo c'ha pensato il primo cittadino Moreno Pieroni nel salutarlo e papa Ratzinger ha volutamente ripreso la frase del predecessore. «In queste ore - spiega col sorriso il Papa - mi sono sentito veramente a casa grazie, grazie, anche ai giovani dell'Agorà». Corso Boccolini, già via dei Coronari, è tutto agghindato col le bandiere bianco-gialle del Vaticano, i loretani passeggiano poco dopo le 16 e quella strana calma piatta sembrano quasi annunciare che qualcosa sta per accadere. Proseguendo verso la Basilica, infatti, il brusio aumenta, l'atmosfera si scalda sotto il sole che inonda piazza della Madonna anch'essa vestita a festa coi fiori in ogni angolo, chiusa alle spalle da Palazzo Apostolico e a pochi passi dalla Scala Santa. La piazza è murata di gente: i cittadini di Loreto aspettano Sua Santità.
Il tempo passa e anche il corso si riempie, non c'è spazio neppure per uno spillo. Suonano le campane, sono le 16. 41, e la Madonnina nera viente portata in piazza tra l'ovazione della folla in delirante attesa. Passano pochi secondi e qualcuno grida «Benedetto, Benedetto», partono gli applausi ma questa volta chi sta percorrendo il corridoio di Palazzo Apostolico, al terzo piano lungo la balconata, è il Santo Padre. Solo quattro minuti dopo, sono le 16.45, e Loreto entra nella storia: Papa Ratzinger scende l'ultimo scalino e arriva in piazza, i primi loretani lo vedono, parte un nuovo, lungo, scrosciante applauso che contagia quel mare di gente. I cori da stadio non smettono, i flash dei fotografi lo accolgono e lo illuminano ma non più di quel suo alone di santità che emana. Lo sventolio di bandiere che accompagna i suoi passi e quelle mani alzate sembrano quasi un'onda, e alle spalle la Basilica.
Benedetto XVI saluta a braccia aperte e poi si siede, e ascolta le parole di Mons. Gianni Danzi: «Beatissimo Padre, con cuore pieno di gratitudine desideriamo porgere a Sua Santità il saluto di tutta la Chiesa, un sentimento e un ringraziamento profondo per questi giorni trascorsi all'ombra della Santa Casa». Un'ultima frase dell'arcivescovo di Loreto che richiama alla madre di Cristo e poi un abbraccio amorevole: «Grazie per averci accompagnati a ridire il nostro “sì” totale». Poi è il primo cittadino fare gli onori di casa ma ormai tutti aspettano le parole del Papa. «Vi ringrazio di cuore e saluto con viva cordialità ciascuno di voi, grazie per questa accoglienza» apre così il suo discorso Benedetto XVI dopo aver sfogliato il candido libro su cui leggere. Ma gli applausi lo interrompono, anche quando spiega come non poteva mancare di abbracciare la comunità di Loreto. Intanto la piazza lo vuole, lo acclama e acclama Maria coi bimbi seduti sulle transenne e i genitori che li aiutano a rimanere in equilibrio. Mentre qualcuno grida “W la Madonna”, anche dagli angoli delle strade il coro di approvazione di chi è nato e vissuto a Loreto è unanime. Marina, 60enne, è certa: «E' un vero pastore dalla grande personalità: è esile e può sembrare un po' freddo ma in realtà è raffinato, molto profondo e intenso. Un grande uomo». Anche Vittorio, 50 anni, è convinto: «Umile, intelligente, disponibile, pieno di entusiasmo e lo sa trasmettere». Donatela, 40enne, non ha dubbi e, con gli occhi quasi lucidi, scatta la sua foto del Papa: «Si è fatto conoscere e ci sta davvero riuscendo: saprà farsi amare sempre di più». E mentre il soggiorno giunge a conclusione, ripete un concetto già espresso a Montorso davanti ai 500 mila raagzzi e che fa esplodere la piazza come un vulcano in eruzione: «La Santa Casa sia veramente il centro, il cuore di questa città. Non dimenticate mai che vivete all'ombra della Santa Casa, Approfittatene!». Gli sventolii di bandiere e dei foulard dell'Agorà, insieme alle mani alzate salutano ancora il Papa che, spalle alla piazza, se ne va.

© Copyright Il Messaggero (Marche), 3 settembre 2007

4 commenti:

mariateresa ha detto...

sai Raffaella, più leggo e più sbalordisco.Questa volta la somiglianza tra i vari quotidiani, essendo passata la fondata constatazione che si è trattato di un successo, ha giocato tutta in positivo.C'è in alcuni, parlo in generale, una diciamo così propensione al luogo comune, che giustamente ti irrita, ma insomma attraverso i giornalisti si sente un genuino entusiasmo dei marchigiani.
Che peccato che papa Benedetto non ha 40 anni. Una volta all'anno è lecito dire una cretinata e io la dico. D'ora in poi devo contenermi, perchè con questa ho finito il bonus.
Sono commossa, davvero e spero dal profondo del cuore che questa gioventù prosegua con fiducia e coraggio e che i nostri pastori li aiutino, anche loro con entusiasmo, perchè se un giovane questo entusiasmo non lo percepisce, se ne va.Come con i propri figli, non è assecondandoli o quasi essendo timorosi a parlare chiaramente, che li si conquista, ma è con la credibilità, la forza interiore, la sincerità.E l'amore naturalmente.
E sono felice per lui, non solo come Papa,ma come uomo che veramente si merita,dopo avere retto tanta incomprensione da prefetto, portata con dignità e lealtà, un riconoscimento per le sue doti , che sono tante, che Dio lo benedica.Sono sicura che non è tipo da montarsi la testa.Ma credo che oggi sia felice.
E noi con lui.

Anonimo ha detto...

La propensione al luogo comune e' dei media ma non dei marchigiani che ancora una volta hanno dimostrato di essere straordinari.
Ho due amici marchigiani (marito e moglie) e posso certificare la loro grande bonta' d'animo e una particolare genuinita'. Sono veramente colpita dal loro entusiasmo e dalla tipica spontaneita' delle Marche :-))

Utnapishtim ha detto...

L'entusiasmo non dura e se dura non è entusiasmo, ma follia.

euge ha detto...

Cara Mariateresa anch'io sono rimasta commossa dall'abbraccio affettuoso, caldo e festante ma, anche denso di attenzione che, i giovani di Loreto hanno riservato al nostro Benedetto XVI che, per giunta se lo merita tutto!!!!!!!!!!!! Sicuramente, perchè quando parla Benedetto lascia il segno, in ogni cuore sono rimaste non solo le splendide parole rivolte dal Papa ma, la dolcezza, la mitezza, la serenità e la fortezza, con le quali sono state pronunziate. Questo dimostra anche, che la gioventù non è sempre solo fatta di persone che si lasciano abindolare dai facili successi e dalle false libertà ma, è composta anche di persona che cercano di dare unsenso nella loro vita cercando Cristo la Verità con la V maiuscola!!!!!!!!!!!!! Non esistono solo concertoni, grida, urla balli, e musica che ti sbomballa il cervello; ci sono cuori ed animi che cercano incessantemente qualcuno che di loro, una linea di vita basata sul vero amore, sul rispetto degli altri e sul rispetto di loro stessi.......... in una parola...... BENEDETTO XVI.
Eugenia