2 settembre 2007
Di Giacomo (La Stampa): i giovani hanno scoperto un Ratzinger-teologo che non rifiuta né il dialogo né il confronto
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Qualcosa di wojtyliano, a Loreto, ancora persiste. E si manifesta in quei pasticci finto-liturgici che per inerzia giungono ancora sui teleschermi anche se, ormai, interessano solo coloro che ne traggono profitti e diritti Siae. Soprattutto dopo Monaco, Roma e San Paolo, la generazione dei Papa boys ha probabilmente compreso che a differenza del wojtylismo, e della sua feconda complessità, il ratzingerismo non ammette contraddizioni tra le luci del palcoscenico e la penombra del dietro le quinte. Ricordate la sardonica profezia che circolò il giorno seguente all’elezione di Benedetto XVI «un Papa destinato a svuotare le piazze e a riempire le chiese»? Anche se non ha ancora riempito le chiese, Papa Ratzinger non ha svuotato le piazze. Anzi, anche a limitarsi solo ai giovani, i numeri sono sempre più positivi. Paradossalmente, quella porzione di giovani cattolici che non si riconosceva pienamente nelle convocazioni woytjliane, perché educati ad una fede intima e coerente, sta stabilizzando il trend a vantaggio del nuovo Pontefice. Perché ha scoperto un Ratzinger-teologo che non rifiuta né il dialogo né il confronto. E che diversamente da Giovanni Paolo II, capace di contraddire con disinvoltura persino quanto da lui stesso affermato il giorno precedente, ha saputo legare la sua teologia a tutti i momenti fervidi che, da Giovanni XXIII ai nostri giorni, lo Spirito ha concesso alla sua Chiesa. I giovani seguono Ratzinger per sentirgli spiegare quel «qualcosa di cattolico» che l’interessato, agli inizi del suo mandato, ha così riassunto: «Il cristianesimo, il cattolicesimo, non sono un cumulo di proibizioni, ma opzioni positive. Ed è molto importante che lo si veda nuovamente, poiché questa consapevolezza oggi è quasi completamente scomparsa. Si è sentito dire tanto su ciò che non è permesso...».
Non è una scuola facile quella scelta da coloro, giovani e meno giovani, che seguono Papa Ratzinger per conoscere Cristo. Quello del Papa tedesco è un magistero che, probabilmente, avrà ben altra comprensione quando, a livello politico e culturale, si saranno precisati i temi e gli interpreti che ancora mancano a quella «laicità compatibile» di cui, come dimostrano le discussioni di questi giorni, i Paesi dell’Unione Europea hanno manifestamente urgenza. Bisogna essere ciechi e sordi per sostenere che la Chiesa Cattolica stia affrontando, in Italia ed altrove, la modernità in regime di privilegio.
Essa, inserita a pieno titolo nella storia, costruisce i suoi sentieri sui crinali di una modernità compatibile, discernendo continuamente sui mezzi per salvaguardare i contenuti della fede, con un processo laborioso di revisione dei suoi progetti di presenza e di azione nel mondo. Anche a Loreto, è stato detto che bisogna essere «testimoni credibili» del Cristo. Il Cristo e la Chiesa insegnati da Benedetto XVI non hanno niente a che vedere con quelle speculazioni, a basso reddito politico, che nei giovani della piazza ratzingeriana intravedono disciplinati sogni teocon oppure folle vocianti contrarie ad ogni dibattito su scienza, religione e diritti per tutti.
Così, mentre i giovani continuano a radunarsi per imparare da Ratzinger come riappropriarsi della loro Chiesa, ai cattolici italiani impegnati in politica e nel sociale il segnale oggettivo contenuto nelle riflessioni di Benedetto XVI dovrebbe essere ormai chiaro. Da due anni il Pontefice indica come sia possibile ritrovare, proprio partendo dal magistero pontificio, una discussione profonda e seria sia sui grandi nodi teologici e storici del nostro tempo, sia sui presupposti che li determinano. Sull’orizzonte socio-politico italiano i quattrocentomila giovani di Loreto non sarebbero nulla se dovessero rappresentare solo l’indice di successo di un Papa che ama insegnare. Sono invece importanti se vengono riconosciuti come una tessera di quel mosaico continentale e globale che ha fatto esclamare a Benedetto XVI, il giorno dell’inizio del suo pontificato: «La Chiesa è viva». E se si è vivi per Fede, a nessun credente è lecito trasformare i valori cattolici in un’arma politicamente letale.
© Copyright La Stampa, 2 settembre 2007
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4 commenti:
Noi non abbiamo aspettato di essere in tanti per scoprirlo e in altre occasioni, più sfortunate, si è detto di lui tutto e il contrario di tutto.
E per favore lasciamo perdere i termini woitilismo e ratzingerismo.
Ieri come oggi si è partecipato a raduni col Papa e non a riunioni di correnti di partito né di scuole di pensiero.
Siamo stati in tanti, come oggi, un po’ meno come in Brasile, dove alcuni commentatori non hanno risparmiato considerazioni impietose (contando posti vuoti e ostie non utilizzate) senza tenere minimamente conto di eventuali difficoltà organizzative o economiche dei partecipanti, o all’ammutinamento di molti parroci “della liberazione”, che vedono ancora in Ratzinger l’inquisitore del precedente papato.
Mi sento di dire che saremo qui anche quando i numeri saranno inferiori.
Noi il Papa teologo, senza essere dotti, lo abbiamo capito benissimo fin dal primo giorno e non abbiamo frainteso nemmeno la lectio di Regensburg nè la “Sacramentum Caritatis” post sinodale sull’Eucaristia né la promulgazione del motu proprio sulla messa in latino, com’è stato fatto da chi voleva strumentalizzare il Papa contro l’Islam, contro la laicità o contro il Concilio. Le speculazioni politiche non siamo certo noi a farle ma sono i responsabili dei media che spesso si servono di lui per farle, interessati a tutto tranne che al suo messaggio cristologico
Cara Gemma hai proprio ragione noi il papa teologo di cui si è detto di tutto ed il contrario di tutto, l'abbiamo capisto subito senza essere psicologi, studiosi vaticanisti e giornalisti; anche perchè da parte sua Benedetto XVI fin dall'inizio si è fatto capire benissimo parlando chiaro, alto e forte in tutte le circostanze anche a costo di prendersi gli anatemi dei signori vaticanisti e non ed anche quando, è rimasto vittima suo malgrado, dei peggiori confronti con i suoi predecessori. Per me sono giornate indimenticabili e che aprono di più il cuore queste di Loretoe non mi vergno a dire che ogni giorno che passa voglio bene sempre di più a questo Papa che, con la sua timidezza, infinita umiltà, serenità e fortezza d'animo e di parole, ha saputo parlare al mio cuore risvegliando in me una fede addormentata di anni!!!!!!!!
GRAZIE BENEDETTO - EUGENIA
mi meraviglio e mi meraviglio positivamente per il commento di Di Giacomo,ma hanno anche ragione le amiche che su Benedetto si dice tutto e il contrario di tutto proprio perchè sono stati sbagliati fin dall'inizio gli schemi interpretivi. O per ignoranza (tanta) o per pregiudizio (tantissimo) o per opportunismo politico (molto tantissimo).
E qui bisogna dire che anche questo commentatore non è un fulgido giglio.
Ma nemmeno GPII è stato immune da questi coraggiosi esegeti opportunisti. Solo la malattia, l'evidenza del successo, il cambiato contesto internazionale hanno modificato il giudizio dei media sempre omologati e superficiali. Sono abbastanza vecchietta per ricordarmene.
E' una scena già vista.
Verrebbe da dire, ma vergognatevi, ma siccome siamo aperti a tutto diciamo "Benvenuti".
Al prossimo cambio di vento.
Hai ragione Mariateresa le banderuole purtroppo rimangono banderuole per politica, per cieco partito preso per comodità........
Però ora se mi permetti io mi godrei questo momento in cui anche uno come Politi, è stato costretto suo malgrado a mandare giù il così detto rospo............. e chissà quanti fegati in questi due giorni saranno stati soggetti a travasi di bile!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
SEMPRE CON BENEDETTO XVI - Eugenia
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