4 settembre 2007

Messa tridentina: la profonda delusione dei fedeli ambrosiani


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Cari amici, iniziamo l'ampia rassegna stampa di oggi con un articolo sul motu proprio "Summorum Pontificum".
La decisione della diocesi di Milano limita, se non annulla totalmente, la possibilita' per i fedeli di assistere alla celebrazione della Santa Messa secondo il rito antico.
Personalmente, facendo parte di tale arcidiocesi, sono profondamente rattristata perche', se dal punto di vista giuridico il "cavillo" e' lecito, dal punto di vista della liberta' dei fedeli si crea una spaccatura (questa volta si'!) nella Chiesa, per cui i Cattolici di rito ambrosiano vengono, in qualche modo, discriminati.
Non aggiungo altri commenti. Ricordo solo che l'arcidiocesi di Milano e' la piu' grande in Europa e chi vive a Varese o in alcune zone della provincia di Bergamo, sara' ancora piu' discriminato perche' l'unica chiesa che celebra secondo l'antico messale ambrosiano si trova a Milano
.
Raffaella

SCHIAFFO DI MILANO AL PAPA

Il Motu proprio sulla messa antica? A Milano dicono no

di Redazione

Il prossimo 14 settembre entrerà in vigore il Motu proprio di Benedetto XVI che liberalizza l’antico messale preconciliare, ma a Milano e in tutte le zone dove vige rito ambrosiano non sarà applicato. Lo ha comunicato nei giorni scorsi ai decani della diocesi monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo e vicepresidente della Congregazione per il rito ambrosiano. Decisione di per sé ineccepibile, dato che nel documento papale si parla solo del «rito romano». Ma certamente dallo stesso Motu proprio emerge un’indicazione di apertura e di mano tesa del Pontefice ai tradizionalisti che avrebbe potuto giustificare un’interpretazione più estensiva anche in terra ambrosiana.

«In quei territori della diocesi di Milano che seguono il rito romano - precisa al Giornale monsignor Manganini - il Motu proprio si applicherà, anche se noi non abbiamo mai avuto contestazioni o particolari richieste di tradizionalisti. Per quanto riguarda invece le parrocchie di rito ambrosiano, che è un rito autonomo con un suo capo-rito nella persona dell’arcivescovo di Milano, non avendo riscontrato in questi anni particolari istanze, non riteniamo debbano rientrare nel Motu proprio. A Milano c’è fin dal 1988 una chiesa dove si celebra ogni domenica la liturgia antica, al Gentilino. E continuerà. Nel documento del Papa - conclude Manganini - si parla della necessità che vi sia un gruppo stabile, che segua davvero la spiritualità legata al messale antico. I fedeli del Gentilino non mi sembrano un gruppo stabile».

Nicola Degrandi, uno dei più assidui alla messa domenicale del Gentilino, non è d’accordo: «Monsignor Manganini non ritiene di applicare le condizioni dettate dal Motu proprio perché non esiste a suo dire un gruppo stabile che si sia finora creato. E così vuole evitare che si crei un gruppo stabile per non applicare le condizioni del Motu proprio...».

Degrandi fa notare anche che il «gruppo stabile» di fedeli richiedenti stabilito nel Motu proprio «riguarda le messe cosiddette d’orario nelle parrocchie.
Ma dal testo del Papa si evince molto chiaramente che i preti sono liberi di celebrare fuori da questi orari - anche alla presenza di fedeli - senza chiedere alcun permesso».
Come si ricorderà, un mese fa era stato il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, a prendere in qualche modo le distanze dalla decisione papale dalle colonne del Sole 24Ore facendo sapere che lui non avrebbe celebrato alla maniera antica e dicendo «che il vescovo non può moltiplicare le celebrazioni».

© Copyright Il Giornale, 4 settembre 2007

11 commenti:

Anonimo ha detto...

tettamanzi non fa altro che ubbidire agli ordini di martini.che cosa ci si poteva aspettare?
la decisione di cui sopra allontanerà ancor più i fedeli dall'arcivescovo di milano già famoso per i suoi silenzi per non urtare la sensibilità dei giornali.

euge ha detto...

Martini Tettamanzi il tandem micidiale!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Eugenia

Luisa ha detto...

È abbastanza sorprendente vedere questi vescovi post-sessantottini e post-conciliari, così fedeli allo spirito del CV II e non alla sua lettera, che sembrano, per quel che riguarda il Motu Proprio di Benedetto XVI molto rispettuosi della lettera e incuranti del suo spirito! Strabiliante!
Ora è noto a tutti con quale spirito il Santo Padre ha apreso la sua decisione.
È mai possibile che un vescovo possa così disubbidire al Papa, mancargli di rispetto?
Perchè per me questa è la loro attitudine arrogante disubbidienza e irrespetto!
E l`Ecclesia Dei che cosa ne pensa?
Spero veramente che i fedeli si organizzino e protestino vivamente contro tanta evidente cattiva volontà.
Da noi si direbbe: "lamentable" !

francesco ha detto...

mah...
fu proprio martini a permettere la messa con l'indulto...
certamente è strano che la fedeltà alla gerarchia della chiesa si misuri su quanto sia o meno in sintonia con i nostri gusti... penso che tettamanzi e la chiesa ambrosiana avrà le sue buone ragioni per fare una scelta di questo genere... la via normale della possibilità di un gruppo stabile mi pare che sia quello che si raduni attorno a qualche presbitero
francesco

Anonimo ha detto...

Qui pero' si dice: nelle parrocchie di rito ambrosiano non ci sara' alcuna Messa in latino tranne che a Milano, in una sola chiesa!
In quelle parrocchie o conventi che, sul territorio della diocesi di Milano, utilizzano il rito romano, occorre controllare che vi sia stabilita'.
In questo modo chi chiedera' l'applicazione del motu proprio?
Alla faccia della liberalizzazione e dell'apertuta del Papa verso tutti.

Anonimo ha detto...

Caro francesco la tua risposta non poteva essere che quella!!!!!!!!!!! Tutto serve per te per dimostrare che il Papa ha sbagliato del resto non è un mistero che non sei mai stato contento o quantomento propenso a questo Motu Proprio!!!!!!!!!!
Martini e Tettamanzi hanno un alleato in più

Anonimo ha detto...

Il Motu Proprio no parla di Rito Romano, o Ambrosiano, o Bracarense, o Mozarabe, parla si di RITO LATINO quando dá libertà a tutti i sacerdoti di questo Rito di celebrare con il Messale di Pio V, come si può vedere nel documento:

Art. 2. In Missis sine populo celebratis, quilibet sacerdos catholicus ritus latini, sive saecularis sive religiosus, uti potest aut Missali Romano a beato Papa Ioanne XXIII anno 1962 edito, aut Missali Romano a Summo Pontifice Paulo VI anno 1970 promulgato, et quidem qualibet die, excepto Triduo Sacro. Ad talem celebrationem secundum unum alterumve Missale, sacerdos nulla eget licentia, nec Sedis Apostolicae nec Ordinarii sui.

Anonimo ha detto...

Milanesi,
prima di essere appartenenti al rito ambrosiano, fate parte del grande Rito Romano. Siete latini!!!!!!!!! E questo Motu Proprio è per tutti i latini.
Quindi, quiedete a qualsiasi sacerdote una Messa privata con la partecipazione di popolo come prevede il documento.

Art. 4. Alle celebrazioni della Santa Messa di cui sopra all'art. 2, possono essere ammessi - osservate le norme del diritto - anche i fedeli che lo chiedessero di loro spontanea volonta'.


Art. 2. Nelle Messe celebrate senza il popolo, ogni sacerdote cattolico di rito latino, sia secolare sia religioso, puo' usare o il Messale Romano edito dal beato Papa Giovanni XXIII nel 1962, oppure il Messale Romano promulgato dal Papa Paolo VI nel 1970, e cio' in qualsiasi giorno, eccettuato il Triduo Sacro. Per tale celebrazione secondo l'uno o l'altro Messale il sacerdote non ha bisogno di alcun permesso, ne' della Sede Apostolica, ne' del suo Ordinario.

Anonimo ha detto...

Sono contento (in questo caso) di non appartenere alla diocesi ambrosiana. A Francesco dico: "Se il tuo arcivescovo ha delle buone ragioni per non seguire il Papa in questa decisione, perché non le dice?
Comunque quelli di Varese hanno i confini della diocesi vicini e io sarò ben lieto di ospitarli!!

Anonimo ha detto...

Bentornato, Don Gianluigi :-)
E grazie per l'opportunita' che offre a tanti fedeli. La decisione della curia ambrosiana mi lascia veramente perplessa: in un territorio in cui convivono due riti (romano e ambrosiano) si chiudono le porte a quei fedeli che vorrebbero accostarsi all'antica celebrazione.
Ben venga il "turismo" verso altre diocesi ma io mi chiedo: e' giusto?
Siamo sicuri (e lo chiedo alla curia) che sia la soluzione piu' giusta?

Anonimo ha detto...

Cari amici, Summorum Pontificum, è una nuova versione della Quo primum di Pio V, inquanto afferma che un sacerdote latino, come lo è un ambrosiano, per uttilizare la forma straordinaria del rito romano “non ha bisogno di alcun permesso, ne’ della Sede Apostolica, ne’ del suo Ordinario”(Summorum Pontificum, 4), come non ne avevano ai tempi di Pio V.
Quindi, sacerdoti milanesi siete liberi di celebrare la Messa di Pio V, il quale ha scritto:

“In virtú dell’Autorità Apostolica, Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l’Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente: cosí che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta, né, d’altra parte, possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale” (COSTITUZIONE APOSTOLICA QUO PRIMUM TEMPORE, 7)