4 settembre 2007

Mons. Ravari creera' dei blog per il dialogo con i fedeli


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Ravasi ministro vaticano della Cultura «Potenzierò il sito Internet con i blog»

Luigi Accattoli

CITTA' DEL VATICANO — Il papa ha chiamato nella Curia romana il prete milanese Gianfranco Ravasi, biblista di fama mondiale, facendolo arcivescovo e presidente del Consiglio per la Cultura. Prende il posto di un personaggio di spicco del mondo vaticano: il cardinale francese Paul Poupard, la cui maggiore impresa fu il «riesame» del caso Galileo (1992). Ravasi è di Merate (Brianza), ha 65 anni ed è Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano. E' conosciuto dal grande pubblico per i commenti biblici che svolge ogni domenica mattina, da 17 anni, per la trasmissione di Canale 5 «Frontiere dello Spirito». Di grande successo sono anche i corsivi che da anni pubblica ogni giorno sulla prima pagina di «Avvenire», più volte raccolti in volumi. La divulgazione d'alto livello è il suo forte: dai tre grandi volumi del suo commento scientifico ai Salmi (edizioni Dehoniane) ha ricavato una più agile sintesi che è stata pubblicata dalla Bur. Il favore di Benedetto XVI per Ravasi si era già manifestato con l'incarico di scrivere i testi per la «Via Crucis» papale dell'ultimo Venerdì Santo. In un'intervista a Famiglia Cristiana Ravasi promette un rilancio del dialogo della Chiesa con la cultura contemporanea nel solco degli insegnamenti del Vaticano II e annuncia che ammodernerà la strategia di comunicazione del Consiglio che gli è stato affidato «potenziandone il sito on line con blog e altri strumenti».

© Copyright Corriere della sera, 4 settembre 2007


Il biblista, chiamato a Roma da Papa Ratzinger, lascerà l'istituzione creata da Federico Borromeo il 29 settembre

Ravasi: porterò Milano nel cuore L'Ambrosiana? Ho capito il mondo

Il prefetto della biblioteca nuovo responsabile per la cultura in Vaticano «Questa città mi scorre nelle vene, qui ho scoperto il fascino del sapere»

di ARMANDO TORNO

Monsignor Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana da 18 anni, lascia Milano. Il 29 settembre il Papa lo consacrerà arcivescovo. La diocesi scelta è nobile, anche se puramente onorifica: sarà titolare di Villa Magna di Proconsolare, una città romana nei pressi di Cartagine, nell'antica Africa cristiana. Ravasi, che è anche uno studioso di archeologia, ci ha confidato nell'incontro che abbiamo avuto nel suo studio: «Andrò senz'altro a visitarne le vestigia». Ma l'incarico che assumerà a Roma non sarà né virtuale né onorifico, giacché diventerà il nuovo responsabile di tre dicasteri vaticani: il Pontificio Consiglio della Cultura, la Pontificia Commissione dei Beni Culturali e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
Non è facile riassumere in qualche battuta chi è monsignor Ravasi e cosa ha rappresentato per Milano. Durante il recente incontro nel suo studio di prefetto della biblioteca Ambrosiana, carica che — vale la pena ricordarlo ancora — ha retto per 18 anni, il vostro cronista lo ha osservato per alcuni intensi minuti mentre l'emozione quasi vinceva le sue parole. I libri di teologia o di esegesi biblica sulla scrivania, alle sue spalle la biblioteca di Beccaria: questa raccolta, donata a suo tempo all'istituzione, è custodita nella stanza che fu di Achille Ratti (poi Papa Pio XI) e che ora Ravasi sta per lasciare. Si concede una confidenza: «I 18 anni milanesi, in questo scrigno multiculturale ideato da Federico Borromeo, sono stati per me fondamentali, anche per svolgere nel migliore dei modi l'incarico che andrò a ricoprire. Un nuovo orizzonte, indubbiamente, che comunque ho imparato qui a osservare».
È inevitabile a questo punto che lo scrivente apra anche il libro dei propri ricordi. In molte occasioni essi sono stati condivisi con monsignor Ravasi, sia quando iniziò la nostra collaborazione giornalistica (nel 1989), sia quando egli ci ha portato con personaggi quali Beniamino Placido, Umberto Eco e Aldo Grasso a cena dal cardinale Carlo Maria Martini. Anzi, in quell'occasione Beniamino Placido venne a Milano comperando appositamente camicia e bretelle nuove, dichiarando a tutti che «pur di andare da Martini sono pronto a fare il viaggio in monopattino». Non racconteremo i dettagli di quelle giornate milanesi di metà anni 90, diremo soltanto che Ravasi propose a Placido di scrivere a quattro mani un'introduzione alla Bibbia con una semplice grammatica da destinare a un largo pubblico. Beniamino, che era ed è rimasto un uomo meravigliosamente modesto, rispose: «Già, io ci metto l'ignoranza e Ravasi il resto». Esagerava in senso contrario, ma quel progetto purtroppo non riuscì mai ad andare in porto.
Se volessimo sintetizzare la presenza di Ravasi a Milano, dovremmo innanzitutto ricordare che è stato un interlocutore-chiave della cultura cittadina. Lo si capiva agli incontri (troppi per poterli anche citare sommariamente), lo si comprendeva alle presentazioni, persino alle esequie. Ravasi ha officiato in questi giorni quelle di Raffaele Crovi, ma lo possiamo rammentare per le ultime parole a Leonardo Mondadori, a Giuseppe Pontiggia, a Lalla Romano. Riceveva in Ambrosiana capi di Stato e autorità che è impossibile elencare dato il loro numero. Per pura curiosità diremo che Ciampi è giunto in visita ben due volte da presidente della Repubblica, che Prodi si è recato sovente (è anche suo personale amico), che Berlusconi non è riuscito a farcela. L'attore Leonardo Di Caprio, invece, visitò la Pinacoteca con la sua scorta senza avvisare nessuno e Ravasi se lo trovò davanti.
Inoltre come dimenticare le sue conferenze bibliche il sabato pomeriggio di quaresima e di avvento a San Fedele? Sono durate ben 22 anni, dal 1980 al 2002, con una presenza media di mille persone (l'auditorium era acusticamente collegato con la chiesa). Il mondo universitario, soprattutto con i docenti della facoltà di lettere classiche, è stato attivamente coinvolto nelle due accademie che fanno capo all'Ambrosiana: quella di San Carlo e quella di Sant'Ambrogio. E nell'ultimo anno è anche il caso di ricordare la Bibbia che presentò per il Corriere della Sera:
Ravasi ebbe un tale successo nella serata al Piccolo Teatro che molti spettatori salirono sul palco per avere un suo autografo.
Certo, poi la sua presenza dovrebbe essere segnalata in mille altre iniziative. C'è una fondazione negli Usa con il nome dell'Ambrosiana che sta già muovendosi, anche se sarà operativa completamente dal 2009; dovremmo parlare di Ravasi come del prefetto che ha informatizzato questa biblioteca e l'ha rinnovata aprendola alla modernità; doveroso inoltre far notare che ogni giorno su Avvenire scrive il «Mattutino » e che ormai siamo oltre i 4.500 pezzi, che da 30 collabora a Famiglia Cristiana e da un quarto di secolo a Jesus, infine da quasi vent'anni a Il Sole-24 ore. Non faremo qui l'elenco delle sue opere, diremo soltanto che numerose librerie religiose in Italia tengono uno «scaffale Ravasi ».
Ma egli non è stato per Milano soltanto un interlocutore degli ambienti culturali. La società civile, imprenditoriale, gli uomini di scienza perdono una persona di riferimento. Tra l'altro, Ravasi è stato uno degli animatori del gruppo denominato «Amici del venerdì», che si riunisce nell'ultimo giorno con questo nome di ogni mese. Di esso fanno parte— ne citiamo qualche componente — il prefetto, il maestro Chailly, Ferruccio de Bortoli, Sergio Romano, Umberto Veronesi, Cesare Romiti. Con lo stesso Romiti, soprattutto dopo il suo arrivo a Milano, c'è stata una vera amicizia, una assidua frequentazione; sovente con loro c'era Indro Montanelli. E parole simili potremmo utilizzarle per il rapporto con Riccardo Muti. Adesso che il maestro non è più alla Scala, ci sembra doveroso ricordare i momenti d'intesa tra i due: per una mostra, per una musica di Haydn, per il semplice fatto che numerosi orchestrali si recavano da Ravasi per i loro problemi personali.
Gli chiediamo, fissando ancora una volta la biblioteca di Beccaria, un pensiero dedicato a Milano prima di lasciare il suo incarico di prefetto. Sorride. Confida: «Mi vengono in mente le parole che Bernardino Telesio utilizzò per la risposta a Pio IV che gli proponeva di diventare vescovo di Cosenza, la sua patria, luogo che egli adorava. Il filosofo espresse con termini semplici ma significativi il suo amore, ricordando che "la mia diletta città può benissimo fare a meno di me; sono io che non riesco a fare a meno di essa. Essa mi scorre nelle vene e mi batte nel cuore"».

© Copyright Corriere della sera (Milano), 4 settembre 2007

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffaella.
Alla fine sono contento per la nomina di Ravasi perchè ho letto che gode della stima del Papa, e soprattutto perchè è stato Lui a volerlo in un posto così importante e delicato.
Si è scritto da più parti che ci sarebbero dei ritardi nella definizione di alcuni ruoli chiave in Vaticano: se il tempo serve affinchè sia S.S. a ratificare le nomine, credo sia ben speso, visti i pericoli di un eccesso di delega.
(ancora mi intristisce la brutta storia dei Vescovi polacchi ed il loro collaborazionismo con il regime).
Buona giornata

Anonimo ha detto...

Ciao Lorenzo, il Papa e' attentissimo a scegliere persone preparate e degni lavoratori della vigna...anche io sono sicura che la scelta sia quella giusta.

euge ha detto...

Ho piena fiducia nel nostro Papa ed in tutte le sue decisioni

Eugenia