13 ottobre 2007
La lettera dei 138 leader islamici al Papa: il commento de "Il Foglio"
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Per il card.Tauran la lettera dei 138 intellettuali musulmani “è un segnale molto incoraggiante.Per la prima volta le citazioni su Gesù sono prese dai Vangeli e non dal Corano”.Per Bartolomeo I è un “passo importantissimo”
Roma. S’intitola “Una parola comune tra voi e noi”, la lettera appello rivolta da 138 tra i principali intellettuali e muftì musulmani (sunniti, sciiti, sufi) alle guide delle chiese cristiane, dal Papa all’arcivescovo di Canterbury, dai patriarchi ortodossi ai leader delle chiese protestanti.
Un fatto senza precedenti, sia per la solennità con cui è stato diramato dall’autorevole Royal Aal al-Bayt Institute for Islamic Thought di mman, sia per l’importanza dei firmatari (tra i quali ci sono i Gran muftì di Egitto, Giordania, Siria, Emirati arabi uniti, Oman, il muftì di Istanbul, il capo del Fatwa Council dello Yemen, ministri ed ex ministri degli Affari religiosi di Algeria, Sudan, Mauritania, Giordania e Marocco, oltre al presidente dell’Università Al-Azhar). Sia, soprattutto, per i contenuti delle trenta pagine della lettera, con la quale si invitano i cristiani “a incontrarsi con noi sulla base di ciò che ci è comune, che è anche quanto vi è di più essenziale nella nostra fede e pratica: i due comandamenti di amore”, ovvero “l’amore per un solo Dio e l’amore per il prossimo”. Il testo, ricco di citazioni dal Corano e dai Vangeli, si conclude con un “Wal-Salaamu ’Alaykum, Pax Vobiscum”. Vi si dice che “musulmani e cristiani insieme rappresentano più della metà della popolazione mondiale. Senza pace e giustizia tra queste due comunità religiose, non ci può essere una pace significativa nel mondo. Il futuro del mondo dipende dalla pace tra musulmani e cristiani”. Musulmani e islam, si aggiunge nel documento, “non sono in alcun modo contro i cristiani, finché loro non porteranno guerra all’islam in base alla loro religione, li opprimeranno e costringeranno a fuggire dalle loro case”.
Si dice anche che “musulmani, cristiani ed ebrei dovrebbero essere liberi di seguire ognuno quello che Dio comandò loro, e non abbiano da ‘prostrarsi di fronte a re e simili’… perché Dio dice altrove nel Sacro Corano: non c’è coercizione nella religione”. E si aggiunge: “A quelli che ciononostante provano piacere nel conflitto e nella distruzione, o stimano che alla fine riusciranno a vincere, noi diciamo che anche le nostre anime eterne sono in pericolo se non riusciremo a fare sinceramente ogni sforzo per la pace e giungere ad un’armonia condivisa”.
L’arcivescovo di Canterbury ha subito lodato l’iniziativa, così come il quotidiano conservatore Daily Telegraph, che la giudica un fatto importante nella direzione della lotta al fondamentalismo. Uguale apprezzamento è stato espresso al Foglio dal portavoce del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, che saluta nell’appello “un passo importantissimo nel dialogo sociale con l’islam, perseguito da molti anni dal patriarcato ecumenico, e nella consapevolezza che certi valori filantropici sono patrimonio comune delle nostre religioni”.
Il cardinale Jean-Louis Tauran, dal primo settembre presidente per il pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso, dice al Foglio che c’è più di un motivo per reputare importante questa “meditazione spirituale per la fine del Ramadan.
E’ un documento non polemico, firmato sia da sunniti sia da sciiti,
ricco di citazioni dal Vecchio e dal Nuovo Testamento. Mi ha impressionato, a questo proposito – aggiunge – il fatto, probabilmente senza precedenti, che le citazioni relative a Gesù Cristo sono prese dai Vangeli e non dal Corano”. Si tratta di “un segnale molto incoraggiante, poiché dimostra che la buona volontà e il dialogo sono capaci di vincere i pregiudizi. E’ una riflessione spirituale sull’amore di Dio. I musulmani e i cristiani devono rispondere a una unica domanda: per te Dio nella tua vita è veramente l’unico?”.
Non è dissonante da questi giudizi ma sicuramente più problematico il parere del decano della Facoltà valdese, professor Daniele Garrone. Al Foglio, dice che “ferma restando la necessità di valutare con attenzione la lettera, accanto all’individuazione di convergenze e di radici comuni andrebbe valorizzato l’effettivo riconoscimento delle diversità. E non credo che questo problema si risolva contrapponendo le religioni coalizzate contro il resto del
mondo cattivo”.
© Copyright Il Foglio, 13 ottobre 2007
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1 commento:
Come al solito solo il Foglio mette in evidenza il successo del tanto contestato e mal compreso ( di proposito), discorso di Ratisbona.......... Invece vogliamo provare ad immaginare domani di che cosa si parlerà ad esempio su Repubblica e su tutti i giornaloni che fin'ora hanno taciuto vigliaccamente questo positivo riscontro????????? ( non voglio rubare il mestiere a Maga Maghella però!!!!!!!!!)
Eugenia
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