10 novembre 2007

Clerici (Presidente Assoedilizia): la UE ha una posizione preconcetta verso la Chiesa e le stime giornalistiche sull'ICI sono infondate


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Ancora sull'Ici e la Chiesa

Quando si parla di guadagni, per le attività svolte dagli enti religiosi (beninteso appartenenti a tutte le Confessioni religiose e non solo a quella cattolica) secondo le proprie finalità istituzionali, ma non rientranti strettamente fra le attività di culto, c'è nell'affermazione un errore di fondo.

La finalità di quelle attività, non è di lucro, così come avviene per tutte le organizzazioni non profit. Se c'è un profilo economico, ciò appartiene alla logica della gestione della attività, che non può non legarsi a un problema di spese e di risorse economiche. Gli immobili relativi, come avviene per quelli dello Stato, degli enti locali, di quelli non profit, delle Camere di Commercio, delle Asl, degli Stati esteri, correttamente non sono soggetti a Ici, se non sono messi "a reddito".

Sicchè gli immobili religiosi che sono destinati ad attività commerciali già pagano per legge questa imposta; ma è altro discorso,sul quale si spera non debbano più sorgere equivoci.

Quanto alla richiesta di chiarimenti presentata dalla Ue al Governo italiano, avente per oggetto esclusivamente la posizione della Chiesa cattolica, va detto che la Commissione per la concorrenza parte con il piede sbagliato: nel momento in cui chiede informazioni sugli effetti di una norma dovrebbe riferirsi alla situazione di tutta la categoria dei soggetti interessati dalla stessa e non di uno solo di essi in particolare.

La formulazione della richiesta "tradisce" una prevenzione preconcetta verso la Chiesa e la cultura cattolica, che non può essere in alcun modo giustificata in una Istituzione, quale quella dell'Unione Europea, che dovrebbe viceversa garantire le singole identità culturali dei diversi popoli.

Quanto alla stima del gettito Ici che si recupererebbe eliminando l'esenzione per gli immobili cosiddetti, anche se erroneamente, "commerciali" (400 milioni secondo alcuni fautori della abolizione,stando alle notizie giornalistiche) si tratta di un dato assolutamente infondato, e molto lontano dalla realtà, in quanto. Si tratterebe di un 4% circa del gettito complessivo dell'imposta. Corrispondente alla proprietà del 3,5% dello stock immobiliare italiano (cosa impensabile, visto che si tratta di un patrimonio smisurato posseduto e gestito, peraltro, da 38 milioni di soggetti). Se lo volessimo visualizzare,corrisponderebbe all'intera città di Milano: figuriamoci un po'.

Achille Colombo Clerici
Presidente Assoedilizia

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