25 luglio 2008

Sant'Anna, una parrocchia di confine tra il Vaticano e il mondo (Osservatore Romano)


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Il Santo Padre visitò la parrocchia di Sant'Anna in Vaticano il 5 febbraio 2006:

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A colloquio con l'agostiniano Bruno Silvestrini, parroco di Sant'Anna

Una parrocchia di confine tra il Vaticano e il mondo

di Nicola Gori

Una parrocchia "di confine". Si potrebbe definire così la chiesa di Sant'Anna, che sorge all'ingresso dell'omonima porta di accesso della Città del Vaticano, proprio nel punto in cui il territorio italiano lascia il posto a quello pontificio. Questa sua particolare posizione ne fa un luogo aperto all'universalità, un punto di riferimento per poveri, bisognosi e pellegrini, una comunità multiforme e, allo stesso tempo, strettamente vincolata al Successore di Pietro. È una parrocchia a portata di mano per fedeli e turisti che costeggiano le mura vaticane. Vi si può accedere senza bisogno di permessi. Ed essendo parrocchia pontificia - i suoi confini coincidono con quelli della stessa Città del Vaticano - la sua vita quotidiana è strettamente legata al Papa e a quanti lavorano all'interno della Curia Romana. Ne abbiamo parlato con il parroco, l'agostiniano Bruno Silvestrini, in questa intervista al nostro giornale.

Lei è parroco di Sant'Anna in Vaticano da pochi anni. Che cosa significa la presenza di una parrocchia all'interno del territorio vaticano?

La chiesa di Sant'Anna è praticamente l'unico luogo pubblico di preghiera all'interno delle mura vaticane, entrando dall'ingresso della porta omonima, dove si può accedere senza chiedere il permesso. Sono stato chiamato in questa parrocchia proprio alla vigilia della visita di Benedetto XVI il 5 febbraio 2006. Ho fatto il mio ingresso il 19 marzo 2006. Le porte della chiesa si aprono alle 5.45 del mattino per le celebrazioni e l'accoglienza dei dipendenti che prima di andare al lavoro nei vari uffici e servizi della Curia romana iniziano la giornata con la preghiera. La prima messa è alle 6 e fino alle ore 9, ogni mezz'ora seguono le altre. Così la parrocchia vuole essere un luogo di accoglienza per tutti, sia residenti che stranieri.

Essere il parroco in un certo senso anche del Papa, comporta responsabilità e fa di Sant'Anna una comunità unica al mondo.

È un motivo in più per pregare per la persona del Papa e per essere legati a lui con i vincoli di fedeltà al suo insegnamento e di affetto filiale. Sotto la guida del cardinale Angelo Comastri, seguiamo - con altri sacerdoti che sono gli assistenti spirituali dei vari dicasteri che compongono la multiforme realtà vaticana - un piano pastorale-liturgico. Il territorio della parrocchia pontificia coincide con i confini della Città del Vaticano. L'unica eccezione è la Basilica di San Pietro, perché è una parrocchia autonoma.
Il legame con i successori di Pietro è stato ribadito nel corso degli anni. Ricordo che durante le celebrazioni per il 75° anniversario della fondazione della parrocchia, Giovanni Paolo ii, il 3 aprile 2004, rivolgendosi al parroco e a quanti lo accompagnavano, disse: "Grazie al costante sforzo di tutti, la chiesa di Sant'Anna è diventata un'oasi dello spirito, dove pregare e partecipare a celebrazioni liturgiche, condotte con grande decoro e devozione". E poi aggiunse: "La vostra chiesa, posta proprio all'ingresso del Vaticano, è la parrocchia a cui mi sento particolarmente unito. Vi assicuro per questo un costante ricordo nella preghiera. Chiedo al Signore di guidare con il suo Spirito la vostra comunità, perché sia centro di irradiazione del Vangelo e della pace di Cristo".

Come si sviluppa, in concreto, questo rapporto tra il Papa e la parrocchia?

Il Pontefice ha la cura spirituale della Chiesa universale. Tuttavia non manca di far sentire la sua presenza paterna tra di noi. Prima di iniziare le sue visite parrocchiali nella città di Roma è venuto qui a Sant'Anna. Più volte, con gesto paterno, in occasione di festività ci ha inviato in dono dolci e frutta. Ne siamo rimasti molto commossi. Coloro che frequentano la parrocchia, infatti, sanno che vi sono alcuni momenti riservati proprio alla preghiera per il Papa. È un onore per noi avere il successore di Pietro così vicino. La presenza e la missione del Papa nella Chiesa vengono evidenziati continuamente nei momenti liturgici che si svolgono in parrocchia. In particolare, i battesimi diventano occasione di catechesi, dato che ogni anno ne amministriamo oltre trecento. La spiegazione dei vari segni e dei simboli del sacramento, in particolare dell'olio dei catecumeni, diventa un'occasione per ricordare il vincolo con il Papa che consacra il crisma nel Giovedì Santo. Questo fa sentire il Pontefice presente in mezzo a noi e ci rende partecipi della vita della Chiesa. Tutto ciò serve per sensibilizzare le persone ad avere una visione universale e a non limitarsi alla realtà della propria parrocchia e della propria diocesi.

Che tipo di persone frequenta la parrocchia?

Vengono da ogni parte, sia della città di Roma, sia dall'Italia e dall'estero. L'accoglienza nei confronti di tutti coloro che si presentano è uno degli aspetti principali della nostra attività. Capitano tanti poveri, tante persone che chiedono consiglio, che hanno bisogno di direzione spirituale, che vogliono confessarsi e pregare. La nostra parrocchia è proprio un luogo di ritrovo universale.

Esiste un servizio di accoglienza per i poveri e i bisognosi?

Attualmente, vi sono sei gruppi che svolgono attività. Il gruppo che lavora maggiormente nell'accoglienza dei poveri e di coloro che hanno bisogno di aiuto materiale e spirituale, è la Caritas, diretta da Elio Mascetti. Esiste un centro di ascolto gestito da volontari, che svolgono servizio in varie ore del giorno e che accolgono quanti si rivolgono alla struttura. Si presentano persone che hanno necessità di cibo, di alloggio, di lavoro. A quanti hanno bisogno di mangiare, diamo dei buoni pasto e li indirizziamo verso altre Caritas dove esiste una mensa. Ogni venerdì distribuiamo cibo, olio, pasta, zucchero e farina alle famiglie molto povere che non hanno mezzi di sussistenza. I volontari della Caritas organizzano due volte all'anno la raccolta di generi alimentari davanti alle porte dell'annona in Vaticano. Appena veniamo a conoscenza di casi di estrema povertà, interveniamo direttamente. Tra i volontari vi sono anche alcuni avvocati, che difendono gratuitamente quanti non hanno denaro per pagare un legale, e psicologi che offrono sostegno alle persone in sofferenza psichica. Si rivolgono a noi anche delle famiglie indigenti per mancanza di lavoro. In questi casi, chiediamo una lettera del parroco di presentazione e, dove possiamo, interveniamo in collaborazione con la parrocchia di provenienza. La Caritas promuove dei corsi di lingua italiana per sacerdoti, religiosi e religiose straniere. Dato che la nostra parrocchia ha un respiro universale, cerchiamo di aiutare, nei nostri limiti, anche i fratelli di altri continenti. Infatti, nel periodo natalizio, organizziamo una raccolta di fondi, con i quali aiutiamo dei missionari in Bielorussia, in Perú e in Africa.

Vi sono anche altri gruppi parrocchiali?

Esistono altri gruppi, tra i quali quello delle "madri cristiane": sono delle mamme e delle nonne che si riuniscono per un cammino di fede. Si tratta di un gruppo nato per rappresentare la realtà femminile all'interno del Vaticano, con il compito di approfondire le verità della fede. La responsabile del gruppo è Anna Maria Fabiani. A questo scopo, ogni martedì si svolgono degli incontri per riflettere su temi biblici, testi evangelici e sui sacramenti. Interessante è l'ora di adorazione eucaristica per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, che si tiene ogni martedì del mese prima della messa pomeridiana. Recentemente in questi momenti eucaristici, si è pregato molto perché all'interno delle famiglie sorgano vocazioni. Altro gruppo parrocchiale è quello dei "mercoledì culturali", nati per una lettura cristiana dell'arte, della cultura, della storia. I mercoledì vengono animati da professori che svolgono le conferenze gratuitamente. La responsabile del programma è Nadia Giudici de Marinis. Come ogni parrocchia, anche la nostra ha la sua corale, che anima le celebrazioni liturgiche. Si tratta di persone provenienti da tutta Roma, anche da zone lontane, che per tre volte alla settimana fanno delle prove. Sono guidate dal maestro don Gaetano Civitillo. Dice sant'Agostino che chi canta apre il proprio cuore alla gioia, perché canta chi è innamorato. Un altro gruppo si chiama "Ascolta la parola". Gli incontri avvengono alla sera del martedì alle ore 20.30 per leggere la Parola di Dio della domenica, per meditarla e spiegarla. È il parroco che guida gli incontri con il coordinamento di Caterina Leonori e Pierpaolo Crocetta. Oltre questi appuntamenti periodici, vi sono altri momenti significativi, tra i quali l'adorazione eucaristica per le famiglie, perché si riscopra l'importanza della cellula domestica da cui parte l'annuncio della salvezza. Nei periodi di quaresima poi invitiamo dei predicatori che durante la messa parrocchiale offrono delle riflessioni e delle meditazioni. Esiste inoltre il gruppo dei catechisti e servizio pastorale, che include anche i chierichetti.

La presenza degli agostiniani in Sant'Anna risale al 1929 per volere di Pio xi. Può tracciare un bilancio della vostra azione al servizio della comunità in quest'arco di tempo?

Gli agostiniani erano presenti a Castel Gandolfo nella chiesa di san Tommaso da Villanova. Nel 1929 Pio xi volle che venisse fatto uno scambio: gli agostiniani vennero in Sant'Anna e la chiesa di san Tommaso a Castel Gandolfo venne affidata ai salesiani. Da allora, gli agostiniani offrono il loro servizio a questa parrocchia. La comunità è composta da altri tre sacerdoti oltre me: padre Gioele Schiavella, fra Mario Merelli e padre Stefano Cañuto. Ricordo che nella cripta sotto la chiesa di Sant'Anna vi è il cimitero ufficiale del Vaticano, dove recentemente è stato tumulato il cardinale López Trujillo.

Il legame con Sant'Anna invita molti fedeli a pregare per le partorienti. Come promuove questa realtà?

La devozione per sant'Anna è stata promossa dai palafrenieri che avevano qui la sede della loro confraternita. Da secoli si è sviluppata una fortissima devozione per la madre di Maria, in particolare da parte delle partorienti e delle mamme che chiedono figli. Nel 1929 quando gli agostiniani giunsero in parrocchia, i palafrenieri si trasferirono nella chiesa di santa Caterina della Rota vicino a piazza Farnese. Nel trasferimento, anche la statua di sant'Anna, che era esposta sull'altare maggiore, venne portata nella nuova sede, lasciando qui l'immagine dipinta sul muro. Anticamente la statua veniva esposta alla venerazione dei fedeli nella festa del 26 luglio. La devozione a questa santa è molto grande e tante sono le donne che vengono qui per chiedere il dono di un figlio, per avere il dono della maternità. Le partorienti chiedono la caratteristica candela di sant'Anna con l'immaginetta, perché nel momento del parto la santa protegga la puerpera che sta dando al mondo il bambino. Stiamo cercando di diffondere questa devozione perché si parla molto di donne che abortiscono, ma non si parla di donne che desiderano avere figli e che sono tante di più. I fedeli che vengono a pregare sant'Anna, la nonna di Gesù, la mamma della Vergine Maria, vedono in lei la donna che offre a tutti il dono della vita.

Che sensazione fa, in occasione della Pasqua, benedire quanti lavorano nei palazzi apostolici?

Il periodo pasquale è un tempo di grazia, perché è il momento nel quale il parroco per alcuni giorni lascia la parrocchia per dedicarsi all'incontro con tutte le persone che vivono e lavorano nel Vaticano. Vengono benedetti i locali del Governatorato, della Segreteria di Stato, dei palazzi apostolici, delle abitazioni dei cardinali e dei monsignori, delle comunità religiose e delle famiglie. In genere vengono consegnate più di mille immagini con la benedizione pasquale.

(©L'Osservatore Romano - 26 luglio 2008)

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