23 agosto 2008

Card. Bagnasco sul Meeting di Rimini che aprirà domenica: "La Chiesa un popolo che fa storia" (Osservatore Romano)


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Il cardinale Bagnasco sul Meeting di Rimini che aprirà domenica

La Chiesa un popolo che fa storia

"La Chiesa, un popolo che fa storia": il cardinale Angelo Bagnasco non ha avuto dubbi a scegliere proprio questo tema per il discorso inaugurale del Meeting di Rimini, nel pomeriggio di domenica 24 agosto.
Il presidente della conferenza episcopale italiana vuole infatti rimarcare che "la Chiesa è un popolo, sta sempre in mezzo alla gente, e non è certo una élite che parla da un pulpito". Essere popolo fa sì che "la Chiesa conosca i problemi della gente meglio di chiunque altro": una certezza che vale indistintamente - secondo il cardinale - per i vescovi, per i sacerdoti, per le religiose e per i laici.
In questa consapevolezza di essere "un popolo che fa storia" si riconosce anche il bilancio del lavoro svolto finora dal cardinale Bagnasco a capo dei vescovi italiani. In un anno e mezzo, precisa, non ha mai smesso di ricordare a tutti - e, anticipa, lo farà anche a Rimini - che i problemi della gente la Chiesa "non li legge sui sondaggi, ma li vive in prima persona". Così quando i vescovi intervengono non lo fanno da esperti in politica ma per dare voce alla loro gente. La tradirebbero restando in silenzio.
Tra le priorità che il cardinale Bagnasco indicherà nel suo intervento a Rimini c'è innanzitutto l'"emergenza educativa", più volte denunciata da Benedetto XVI. Una priorità assoluta - dirà il cardinale aprendo il Meeting - che è di carattere culturale e di conseguenza pastorale perché l'obiettivo di fondo resta l'annuncio e la testimonianza di Cristo, la trasmissione della fede e la possibilità stessa di viverla nella vita di ogni giorno. Cristo, infatti, è all'origine e non arriva certo alla fine della proposta educativa il cui scopo "è aprire il giovane alla comprensione della realtà, dunque di sé".
L'opera educativa - sarà l'appello del cardinale - richiede oggi "una grande alleanza" tra tutti i soggetti coinvolti: lo stato, la scuola, la famiglia e anche la Chiesa ovviamente.
Davanti a una platea che per la stragrande maggioranza sarà formata da giovani, il cardinale affronterà di petto anche le questioni fondamentali delle nuove generazioni e soprattutto tre categorie che definisce "da ricuperare", chiamando a fare i conti con la libertà, la verità, l'amore. Il suo sarà un invito "a non emarginare Dio dalla propria vita" e a far andare di pari passo fede e ragione, costruendo così "una visione ragionevole della fede". Con una raccomandazione: è solo nella concretezza, mai nell'astrazione, che si incontra e si riconosce nella storia il volto di Gesù che è sempre un volto di amore.
Riguardo alla politica, chiamata "a essere se stessa e a servire il bene comune", la Chiesa italiana - secondo il cardinale Bagnasco - intende continuare a promuovere "una antropologia completa, integrale", senza la quale diventa di difficile soluzione qualunque problema anche economico e sociale.
E la Chiesa intende anche stimolare sempre più "i credenti a partecipare alla costruzione della cosa pubblica, secondo la dottrina sociale e la prassi educativa cattolica". Il tutto - terrà a ribadire il cardinale - nella concretezza, parlando di vita vissuta, di buon senso, di famiglie alle prese con le questioni di ogni giorno, in definitiva di "un popolo che fa storia".
Dunque l'intervento del presidente dei vescovi italiani sarà "programmatico" per il Meeting, che ha in calendario centoventisei tra incontri e dibattiti (si chiuderà il 30 agosto). Il tema di questa ventinovesima edizione - "O protagonisti o nessuno" - vuole stimolare la riflessione sul concetto di persona, per vincere la tentazione all'omologazione che porta allo scetticismo e al cinismo, guardando invece alla libertà e all'unicità dell'uomo. In sostanza - spiega Emilia Guarnieri, presidente dell'associazione Meeting - verrà sviluppato, anche in contesti culturali e artistici, il punto centrale del messaggio del cardinale Bagnasco: i cristiani diventano protagonisti quando scoprono di essere un popolo, di avere un volto e un destino unico e irripetibile.

(©L'Osservatore Romano - 24 agosto 2008)

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