1 ottobre 2008

Mons. Betori: «Sì a una legge, ma la persona non può decidere della sua vita» (Bobbio)


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«Sì a una legge, ma la persona non può decidere della sua vita»

Testamento biologico: Betori, segretario Cei, spiega l'indirizzo dei vescovi italiani E il Segretario di Stato vaticano, cardinale Bertone: principi non negoziabili

nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Due moniti, uno del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, e l'altro del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Giuseppe Betori, ieri hanno riaperto la questione, mai chiusa in verità, della promozione e del rispetto della vita umana anche alla sua fine, quando essa avviene attraverso la sofferenza.
Bertone ieri pomeriggio è intervenuto all'incontro «Religione e politica nell'era globale», promosso da Aspen Institute Italia in occasione dell'uscita dell'ultimo numero di «Aspenia», la rivista trimestrale dell'Istituto. Ha detto che la «non negoziabilità di tali principi non dipende dalla Chiesa e della sua supposta intransigenza, ma dalla natura umana, a cui quei principi sono saldati», ed essa «non cambia con le maggioranze parlamentari e nemmeno con il passare del tempo». Il Segretario di Stato ha osservato che in democrazia «rispettare posizioni diverse è doveroso», ma appoggiare «scelte e decisioni inconciliabili con la natura umana è una contro-testimonianza alla dignità della persona».
In mattinata il segretario generale della Conferenza episcopale, Betori, aveva precisato la posizione della Chiesa sulla questione del testamento biologico e ha fatto il punto su molte altre questioni, presentando ai giornalisti il comunicato finale dei lavori del Consiglio permanente dei vescovi, che si è tenuto a Roma la scorsa settimana.

Testamento biologico.

La Chiesa preferisce parlare di «legislazione di fine vita», perché la parola «testamento» si colloca, ha spiegato, «dentro la visione dell'autodeterminazione in relazione alla propria morte». Invece la vita «non è a disposizione di nessuno». Infatti «non è lecito il suicidio». Betori ha voluto precisare (rispondendo a più domande) riguardo ad un presunto sì o almeno ad una prospettiva più favorevole della Cei sul cosiddetto testamento biologico. Ha rilevato che in seguito al caso Englaro «alcuni pronunciamenti giurisprudenziali» stanno «aprendo la strada all'interruzione legalizzata della vita». Di qui «l'opportunità di una legislazione sul fine vita, nella direzione però del "favor vitae'", della salvaguardia della vita, non della disponibilità della persona a mettere fine alla propria esistenza, secondo il principio di autodeterminazione».
Per la Cei si tratta di evitare sia «l'accanimento, sia l'abbandono terapeutico». E avere attenzione alle volontà espresse dal paziente non vuol dire permettere tutto, ma si tratta di avere disponibile solo un «orientamento», che è «competenza del medico valutare». Non è la persona a stabilire quando la vita debba finire: «Le cosiddette dichiarazioni anticipate, certe ed esplicite, sono una volontà con cui si confronta il medico per valutare quale sia la migliore cura, senza derive né in senso eutanasico, né nella direzione dell'accanimento terapeutico».
Betori ha ribadito più volte che la Chiesa non vuole una legge sul testamento biologico, ma sulla fine della vita, perché un'apertura all'«autodeterminazione» è contraria a «tutto il percorso culturale e giuridico dell'umanesimo cristiano». Poi ha ribadito che non c'è stato alcun «cambiamento di rotta voluto dal mondo cattolico», ma da chi «ha creato una legislazione insicura per la vita di tutti» con sentenze varie. Ha riconosciuto che nel mondo cattolico c'è un dibattito in corso, ma essere aperti al confronto non vuol dire che «cediamo sui principi».

Immigrazione.

La Cei ribadisce che va promossa una «cultura dell'accoglienza» e politiche che «sconfiggano la marginalità sociale» e salvaguardino «la legalità»: «Tutto ciò non significa minora attenzione ai problemi della sicurezza».

Prostituzione.

Sul disegno di legge del ministro Carfagna e sui provvedimenti di molti sindaci Betori ha osservato che i vescovi avrebbero preferito «evitare la penalizzazione delle donne vittime dello sfruttamento». Sul piano generale tuttavia la Cei ritiene che i provvedimenti adottati siano «un buon modo per iniziare a combattere la prostituzione».

Scuola.

Il segretario generale ha precisato che la Cei è «preoccupata del ruolo educativo, piuttosto che dei paradigmi economici del dibattito in corso»: «Noi preferiamo parlare di maestro prevalente, senza impedire nelle classi una pluralità di figure».

Federalismo.

I vescovi hanno sottolineato che il «modello federalista» è una «"legittima aspirazione» e può essere «un incentivo» per una «maggiore responsabilità nella gestione delle risorse». A patto che non si «pregiudichi il principio della solidarietà» e della «comunanza dei destini del Paese, cardini dell'unità» dell'Italia.

Cooperazione allo sviluppo.

Betori, circa i tagli alla cooperazione operati dall'esecutivo, ha auspicato che «gli Obiettivi del Millennio non vengano abbandonati dal governo».

otto per mille.

Nessuna preoccupazione del piccolo calo del gettito previsto per il prossimo anno. La Chiesa ha avuto più firme e più firme, in proporzione maggiore, le ha avute lo Stato. È il segno, ha detto Betori, che «il sistema si rafforza», nonostante una «pesante campagna contro l'8 per mille, giudicato da alcuni improprio», che tuttavia ha «avuto l'effetto contrario».

Pagella al governo.

Il segretario della Cei ha precisato che il «Consiglio permanente non si riunisce per dare la pagella al governo». I vescovi, ha spiegato, rilanciano la riflessione su alcuni valori, dall'accoglienza alla dignità delle persona, sui quali la coscienza di tutti, singoli e istituzioni, deve interrogarsi: «Il governo su questi temi la pagella se la deve compilare da solo».

© Copyright Eco di Bergamo, 1° ottobre 2008

8 commenti:

Anonimo ha detto...

"La Chiesa preferisce parlare di «legislazione di fine vita», perché la parola «testamento» si colloca, ha spiegato, «dentro la visione dell'autodeterminazione in relazione alla propria morte». Invece la vita «non è a disposizione di nessuno». Infatti «non è lecito il suicidio»."

Non mi risulta che un malato terminale sia un soggetto che si stà suicidando.
Ancora una volta si finge a bella posta, di non capire la differenza fra cercare la morte (suicidio) e lasciare che la natura, di cui la morte è parte, faccia il suo corso quando risulti INEVITABILE l'esito finale.
Ancora una volta la Chiesa non perde occasione per imporre a tutti la sua morale. Questo è anche un segno di mancanza di fiducia nei fedeli, infatti si ritiene che questi, se la legge ne fornisse la possibilità, scieglierebbero l'eutanasia contro i dettami della chiesa.

Anonimo ha detto...

La Chiesa non impone nulla a nessuno.
Le leggi sono approvate dal Parlamento ed e' ancora permesso eleggere deputati e senatori cattolici.
R.

Anonimo ha detto...

La chiesa non ha mai imposto e non impone nulla a nessuno. Tutti siamo liberi di fare ciò che vogliamo salvo poi, vedersela con la propria coscienza ammesso che ne abbiamo una. L'eutanasia non credo voglia dire esattamente "lasciare che la natura di cui la morte è parte faccia il suo corso" dato che spesso l'eutanasia avviene perchè si interrompe il sostentamento alla persona oppure per il distacco operato materialmente da chi ne ha l'incarico, dalla o dalle macchine a cui il soggetto è collegato.
La morale della chiesa è la stessa da sempre e sempre c'è chi l'accetta e chi no senza nessun tipo di imposizione; ma, la chiesa ha il dovere di intervenire e guai se non lo facesse quando si parla del valore della vita umana nel senso più ampio del termine; evitando timori e reticenze.

mariateresa ha detto...

come cristiana, ho un concetto diverso dal tuo di "inevitabile", ilsanta.E ho anche un diverso concetto del termine "imporre".
Tu vorresti che la Chiesa tacesse.
Perchè se parla, secondo te cerca di "imporre".
Non tornerà, sta tranquillo, il tempo delle catacombe per i cristiani e nemmeno della fede chiusi in casa a dire il rosario o in sacrestia a lucidare gli ottoni.
La fede in privato, silente, non dava fastidio nemmeno a Nerone.

Anonimo ha detto...

@ mariateresa
"come cristiana, ho un concetto diverso dal tuo di "inevitabile", ilsanta."
Come cristiana puoi avere il concetto che vuoi di inevitabile, purtroppo sono i fatti a parlare e da quelli non si sfugge.

"E ho anche un diverso concetto del termine "imporre"."
Definisci allora la volontà di una parta di volere o non volere applicare una norma anche contro l'opinione della parte avversa. (ricordo che anche la Democrazia determina delle forme di "imposizione").

"Tu vorresti che la Chiesa tacesse.
Perchè se parla, secondo te cerca di "imporre"."
Quando si scaglia contro i DICO, contro il testamento biologico e simili dicendo che tali norme sono deleterie e non andrebbero approvate, intende trasformare i concetti cristiani in concetti universalmente imposti.
Io sono credente e sposato in chiesa, a me i DICO non interessano, ma non mi sognerei mai di impedire ad altri che la pensano diversamente da me di impostare come vogliono la loro vita.

"Non tornerà, sta tranquillo, il tempo delle catacombe per i cristiani e nemmeno della fede chiusi in casa a dire il rosario o in sacrestia a lucidare gli ottoni."
Io sono tranquillo, le catacombe che ci aspettano oggi sono di tipo diverso. Non sono fatte con muri di pietra ma di ideologie dalle quali non è permesso sviare, l'assolutismo.

"La fede in privato, silente, non dava fastidio nemmeno a Nerone."
Molte cose sono cambiate dalla chiesa di Nerone a quella di oggi, la fede è forse più silente oggi di allora, solo a pochissime persone è permesso di parlare e chi tenta di dire qualcosa di contrario da fastidio e viene classificato immediatamente come .... esperienza provata personalmente.

Anonimo ha detto...

"La Chiesa non impone nulla a nessuno."
Non serve che le imponga, le basta agire per mezzo dei politici cattolici che spera aumenteranno di numero..

"Le leggi sono approvate dal Parlamento ed e' ancora permesso eleggere deputati e senatori cattolici."
Ed è ancora permesso criticare le scelte fatte dai legislatori poichè mi risulta ancora esserci libertà di parola.

euge ha detto...

"La Chiesa non impone nulla a nessuno."
Non serve che le imponga, le basta agire per mezzo dei politici cattolici che spera aumenteranno di numero..


Questo è il classico discorso trito e ritrito pilotato da una ristretta visione ideologica.

Anonimo ha detto...

"Questo è il classico discorso trito e ritrito pilotato da una ristretta visione ideologica."

Questo è quello che chiede il Papa "più politici cattolici", se il discorso ti sembra trito vallo a dire a Lui!