20 luglio 2007
LA LIBERAZIONE DI PADRE BOSSI E LA GIOIA DEL PAPA
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Il sacerdote ha parlato al telefono con la madre, facendole gli auguri per il suo compleanno. Prodi ringrazia i servizi segreti. La gioia del Papa
Filippine, padre Bossi libero: "Sto bene"
ROMA - Il missionario italiano nelle Filippine, padre Giancarlo Bossi, è stato liberato ieri sera dopo un mese e mezzo trascorso in mano ai rapitori, un commando armato che lo aveva rapito lo scorso 10 giugno nella provincia meridionale di Zamboanga Sibugay. L´annuncio è stato dato in serata dal premier Prodi, che non ha nascosto la propria commozione: «Il lavoro del governo e dei servizi ha permesso di giungere ad un felice esito della vicenda». Proprio ieri si celebrava il compleanno della madre del sacerdote, Amalia, di 87 anni, a cui padre Bossi ha fatto gli auguri per telefono. «Mamma, sto bene». «E´ un grande regalo» ha commentato il fratello Marcello. Anche il Papa ha esternato la propria «grandissima gioia».
© Copyright Repubblica, 20 luglio 2007
Il Papa: "Una grande gioia, le nostre preghiere ascoltate"
la santa sede
CITTÀ DEL VATICANO - «Grandissima gioia e commozione». Papa Ratzinger ha reagito così appena è stato informato della liberazione di padre Bossi, subito dopo il rientro ieri dalla passeggiata pomeridiana lungo il percorso dedicato a Giovanni Paolo II, a Lorenzago in Cadore, dove sta trascorrendo le vacanze estive. E´ stato il portavoce pontificio, padre Federico Lombardi, a renderlo noto. «La liberazione di padre Bossi - ha detto - è motivo di grandissima gioia per tutta la chiesa e anche per il Santo Padre». «Ci sembra che le nostre preghiere siano state ascoltate» ha confidato Lombardi, ricordando che proprio papa Ratzinger, prima di partire per le vacanze in montagna, aveva detto di pregare tutti i giorni per il religioso sequestrato nelle Filippine. «Adesso - ha concluso il portavoce papale - ci auguriamo che padre Bossi possa riprendere la sua attività missionaria con serenità e che non si ripetano più sequestri o altri episodi di violenza».
(o. l. r.)
© Copyright Repubblica, 20 luglio 2007
IL CORAGGIO DEL MISSIONARIO
MARCO POLITI
Dimagrito, la barba un po´ più lunga e incolta, gli occhi di uno che capisce tante cose, padre Giancarlo Bossi è tornato tra di noi. La vecchia madre, rassegnata a passare il suo ottantesimo compleanno in angoscia, è travolta dalla contentezza, il Papa gioisce, il premier Prodi ha detto le parole più belle ed essenziali: «Padre Bossi è stato liberato». Ma la festa, iniziata ieri notte e che continua stamani, appartiene soprattutto a quell´Italia umile e vitale che nutre le schiere dei nostri missionari. Gente che non fa parte di nessun palazzo, che non si sente importante «in missione», che gira con magliette a righe e pantaloni senza tempo portando umanità, speranza, vicinanza, fede, comprensione, condivisione.
Ce ne sono tantissimi, in tutti i continenti, attivi, silenziosi, caparbi e di buon umore. Con quello sguardo sveglio e così concreto, che tutti abbiamo scorto nelle immagini di padre Bossi, rivisitate nelle lunghe settimane di ansia per la sua sorte.
È l´Italia che l´Italia spesso non conosce, ma che si rispecchia negli occhi di migliaia di bambini nelle baraccopoli e nelle giungle del Terzo mondo, è quel tipo di uomini e di donne (perché ci sono anche le suore) che hanno in sé un´infinita carica di solarità e fraternità, condita di ironia, di semplicità, di quel buon senso che scavalca dogmi e prescrizioni fatte di carta.
Giancarlo Bossi, come tanti suoi confratelli, viene dalla provincia. Da Abbiategrasso. Conosceva e conosce bene il paese in cui ha operato da più di vent´anni. E si può star certi che ha vissuto la drammatica esperienza di trentanove giorni di prigionia e di pericolo di morte molto diversamente da chi mediaticamente l´ha seguita nelle retrovie. Perché quando si decide di mettere in gioco la propria esistenza in un orizzonte, che dal punto di vista della società opulenta non ha nessuna attrattiva, ci si getta in un legame, quasi in un intreccio di affetto con la nuova patria scelta, che comprende tutto: anche il rischio di perdersi.
Un confratello di padre Bossi, che ha vissuto la stessa esperienza di prigionia e ha visto la morte in faccia, ha raccontato recentemente su Avvenire che si tratta di un «passaggio» dopo il quale tutto cambia: l´essenziale viene esaltato, il superfluo finisce scartato, resta solo la gratitudine profonda del rapporto con Dio. Così Bossi, tornato fra noi, ha anche molto da dirci.
E molto hanno da dirci questi trentanove giorni in cui si sono visti improvvisati fan del missionario, che hanno tentato di imbastire piccole manovre propagandistiche per accreditare l´idea che vi fossero rapiti di serie A e sequestrati di serie B. Fautori di guerre disastrose, che hanno portato terrorismo e fondamentalismo in Medio Oriente distruggendo secoli di convivenza tra cristiani e musulmani, hanno provato ad alzare la voce per accreditarsi come difensori dei cristiani perseguitati. Il flop ha sommerso queste trovate di piccolo cabotaggio.
E ancora una volta proprio tra i missionari e tra i parenti di padre Bossi è risuonata la voce di un´Italia che si affida alla concretezza e rifiuta il fanatismo. «Tutti dovrebbero comportarsi come se giocasse la Nazionale, fare il tifo per la liberazione di Giancarlo, al di là degli schieramenti», ha detto Marcello Bossi, fratello del missionario. E i suoi confratelli del Pime hanno respinto le polemiche politiche, dicendosi dispiaciuti che la vita di un a persona fosse strumentalizzata. Ma anche quando in un primo momento si è prospettata l´ipotesi di un rapimento da parte di guerriglieri islamici, i capi missionari hanno invitato a conservare lucidità di giudizio e di analisi, senza abbandonarsi ad una frettolosa descrizione della vicenda come di un conflitto tra cristiani e musulmani.
Così quest´Italia umile e vitale manda nella gioia per la liberazione di padre Bossi un suo messaggio di maggiore coesione nazionale, sancendo quella collaborazione bipartisan che si è manifestata nel gioco di squadra tra la Farnesina e l´esponente del Polo Margherita Boniver, mandata in missione nelle Filippine.
Per martedì era stata programmata a Piacenza una fiaccolata trasversale per la liberazione di padre Bossi. Forse nel suo nome varrebbe la pena di farla anche adesso. Perché la gioia è di tutti e dovrebbe tramutarsi in impegno ad agire sempre «come se giocasse la Nazionale».
© Copyright Repubblica, 20 luglio 2007
Ah, Politi, non puo' proprio fare a meno di fare trasparire le sue idee politiche, vero?
Questo suo articolo sarebbe interessante, se non fosse fortemente ideologico.
Raffaella
Filippine, liberato Padre Bossi: «Sto bene»
di Redazione
Padre Giancarlo Bossi è libero. Il missionario del Pime, rapito il 10 giugno scorso è stato liberato dalle forze di sicurezza filippine, è rientrato nella notte a Zamboanga e quindi è stato trasferito a Manila. Ha già parlato con i suoi famigliari in Italia: la notizia della sua liberazione è arrivata proprio nel giorno del compleanno dell’anziana madre. Nell’ultima settimana si susseguivano segnali positivi, dopo un primo, lunghissimo periodo di incertezza e di mancanza di contatti.
«È stato rilasciato a una decina di chilometri da dove opera abitualmente – ha detto padre Luciano Benedetti all’agenzia Misna –. Confermo che è stato ostaggio di un gruppo di criminali locali, come noi immaginavamo da tempo». La liberazione è avvenuta nella zona di Sibugay Bay, sulla penisola di Zamboanga, nella parte occidentale dell’isola di Mindanao. Padre Bossi ha immediatamente avvisato i suoi confratelli nella casa generalizia di Zamboanga. «L’abbiamo sentito qualche minuto - ha aggiunto padre Benedetti - mi ha detto che sta bene e che ha deciso finalmente di smettere di fumare». Poi all’agenzia Misna ha parlato lo stesso missionario rilasciato: «Mi hanno trattato bene, non ho mai avuto la sensazione che mi volessero uccidere, mai ricevuto minacce o subìto violenze. Solo il cibo non era granché: riso, sale e pesce secco. Per questo - ha scherzato - sono spariti un po’ di chili».
Ieri sera è stato Romano Prodi a dare per primo la notizia: «Ho lasciato la riunione tecnica sulle pensioni per dare un annuncio molto importante – ha detto il premier, sceso a piazza Colonna, in maniche di camicia, per dare l’annuncio ai giornalisti – Padre Giancarlo Bossi è stato liberato. Un’automobile lo sta portando al posto di polizia filippina. Sono veramente commosso e felice». «Oggi è il compleanno della sua mamma – ha aggiunto Prodi –. La liberazione è quindi una coincidenza molto fortunata. Debbo ringraziare tutti coloro che hanno lavorato per la sua liberazione: il ministero degli Esteri, i nostri servizi. Hanno lavorato silenziosamente, con efficacia, fin dal primo momento della sua prigionia». Il vice-ministro degli Esteri Franco Danieli ha assicurato che padre Bossi è in buone condizioni di salute: «È stato liberato attorno alle 19 – ha spiegato – ma per non interferire con l’operazione delle forze di sicurezza filippine non abbiamo diffuso subito la notizia». Danieli ha spiegato che il religioso italiano si trovava «da solo nella foresta quando è stato prelevato dalle forze di sicurezza». Secondo il capo della polizia di Mindanao non è stato pagato alcun riscatto. La responsabile dell’unità di crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni, ha raccontato che padre Bossi è riuscito a parlare con la sorella e con l’ambasciatore italiano a Manila e che è stato messo a disposizione un volo per consentirgli, se lo vorrà, di fare rientro il prima possibile in Italia. «L’ho sentito per qualche minuto per dirmi che era lui e che sta bene e che sta tornando alla sede generalizia del Pime – ha dichiarato ai microfoni di SkyTg 24 Pinuccia Bossi, la sorella del missionario – mentre per tornare in Italia serviranno 7-8 giorni». Con la voce rotta dall’emozione parla anche Marcello Bossi, il fratello: «È il più bel regalo di compleanno per nostra madre, anche lei ha potuto parlargli».
La liberazione del religioso è stata accolta con gioia in Vaticano. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi: «Il Papa ha pregato tanto per la liberazione di padre Giancarlo Bossi. La sua liberazione è motivo di grandissima gioia per tutta la Chiesa». «Ci sembra - ha aggiunto padre Lombardi – che le nostre preghiere siano state ascoltate. Adesso ci auguriamo che padre Bossi possa riprendere la sua attività missionaria con serenità e che non si ripetano più sequestri o altri episodi di violenza». Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è detto lieto per la soluzione positiva del rapimento.
© Copyright Il Giornale, 20 luglio 2007
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