20 luglio 2007

I "censori" del Papa se la prendono anche con Magdi Allam e firmano un manifesto per "mettere all'indice" il libro "Viva Israele"


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Cari amici, e' accaduto un fatto secondo me molto grave: alcuni intellettuali (o sedicenti tali), fra cui due nomi di nostra conoscenza, hanno firmato un documento contro Magdi Allam ed il suo recente libro "Viva Israele". Cio' che hanno fatto e' molto grave anche perche' potrebbe fomentare delle violenze, esattamente come accadde a settembre quando qualcuno interpreto' "con i piedi" la lectio di Ratisbona di Papa Benedetto.
Dopo gli articoli potrete leggere i miei commenti
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Raffaella


LE FIRME CONTRO ALLAM

LA PETIZIONE PER METTERE UN LIBRO ALL'INDICE

di PIERLUIGI BATTISTA

Cosa mai possono concretamente sperare le (così dicono) «centinaia di firme» apposte a un documento che si scaglia contro un libro, quello di Magdi Allam? Forse indurre l'autore ad abiurare? L'editore a ritirare il volume? I librai a disfarsene? A dichiarare fuori legge un saggio per aver violato chissà quale articolo del codice penale? Oppure, come è più probabile ma non meno inquietante, a rinchiudere il bersaglio di tanta ardente indignazione in un recinto infetto, fare terra bruciata attorno a lui, insomma a procurare un effetto intimidatorio su chi si è macchiato della grave colpa di aver scritto quel libro?
Il documento in questione (un appello, una petizione, un manifesto, o comunque si voglia chiamare questa ennesima testimonianza di un'abitudine molto italiana degli intellettuali ad aggregare le loro firme in vista di qualche sempre commendevole «mobilitazione » e nobile Causa) compare sull'ultimo numero di «Reset», la rivista di Giancarlo Bosetti sempre vivacemente presente negli snodi cruciali del dibattito culturale. Sottoscritto da numerosi studiosi di vaglia tra i quali Paolo Branca e David Bidussa, Angelo d'Orsi e Ombretta Fumagalli Carulli, Patrizia Valduga ed Enzo Bianchi, se la prende con un libro, «Viva Israele» di Magdi Allam, per via della sua «sfrontatezza», per di più «lontanissima dallo spirito e dai valori di una democrazia costituzionale », indice di «un preoccupante imbarbarimento dell'informazione» cagionata, par di capire, dall'attacco molto duro che Allam avrebbe riservato a due docenti universitari italiani. Ma il documento-anatema non si articola come difesa di qualcuno che si ritiene ingiustamente attaccato, bensì come un «no» al libro, un «contro Allam», una «critica» ad personam. Una scomunica collettiva, non una confutazione di una tesi.

Una mozione che segnala l'arruolamento a una posizione ideologica, non una critica al merito di un libro.

È difficile comprendere cosa abbia indotto tanti intellettuali a una deroga così grossolana e stupefacente di alcuni princìpi basilari della libera discussione politico-culturale attorno a un libro. La consuetudine vuole infatti che un libro venga criticato, anche ferocemente, ma da un singolo, non da una schiera vociante di «centinaia di firme». Che un libro possa anche essere stroncato, demolito, fatto (intellettualmente) a pezzi, ma solo da chi porta la responsabilità intellettuale in un conflitto di idee modulato su argomenti che si contrappongano aspramente ad argomenti, tesi contro tesi, documenti contro documenti. I firmatari dell'appello contro Allam non fanno nulla di tutto questo. Bersagliano un libro per il solo fatto che esiste e il suo autore perché accusato di «tifare» per le ragioni di Israele (e se anche fosse, dov'è il reato, o il peccato?). Firmano in gruppo credendo di rafforzare la loro credibilità con il numero delle adesioni e non con la vis persuasiva di un argomento. Fossero state migliaia anziché centinaia, le firme, ci sarebbe forse qualche ragione in più per considerare ancor più negativamente il libro mandato simbolicamente al rogo? Da quando in qua la scientificità di un libro viene misurata così brutalmente sui diktat della «dittatura della maggioranza»?
Nella moltitudine di appelli e di manifesti che ha scandito in modo così ripetitivo la vita culturale dell'Italia repubblicana, i firmatari del documento di «Reset» hanno deciso di dar vita a un unicum, non conoscendosi, a memoria, precedenti di una raccolta di firme esplicitamente indirizzate contro un libro e contro un saggista. Ma se questa nuova tipologia di appelli non assomiglia alla (legittima) stroncatura di un libro o al (sacrosanto) dissenso nei confronti di tesi giudicate sbagliate o infondate, resta la sgradevole sensazione che nel tutti contro uno messo in scena da una rivista si produca attorno a un libro il marchio della «pericolosità», del discredito, della delegittimazione preventiva e dunque sleale.

Qualcosa che ha il sapore dell'intimazione al silenzio, o comunque di un trattamento speciale che genera allarme sociale attorno a un libro e un effetto di intimidazione su un autore e sul suo editore chiamati, per così dire, a una maggiore prudenza nel futuro. Una deriva di arroganza che, anche se animata dalle migliori intenzioni, nella storia ha sempre condotto alla tentazione censoria e alla messa all'indice. Sempre.

© Copyright Corriere della sera, 19 luglio 2007

Ma tu guarda! Ma che strano! Sembra ripetersi la storia della lectio di Ratisbona! Anche allora tutti a prendere le distanze, a precisare, a mettere i paletti, a parlare di "scivolone", "incidente", "mossa falsa". Non c'e' stata una raccolta di firme in quella occasione, ma in un'altra circostanza alcuni "intellettuali" hanno raccolto firme per tentare di impedire la diffusione della nota della CEI sui DICO. Pare che si stesse organizzando la stessa sparata anche per opporsi alla liberalizzazione della Messa tridentina, ma il Papa ha battuto tutti sul tempo!
Ma tu guarda la combinazione: i firmatari del manifesto contro la CEI sono quasi gli stessi della petizione contro Magdi Allam.
Ma come? Gli ideologi della democrazia nella Chiesa si fanno censori? Raccolgono firme (fra di loro perche' io di certo non aderisco) per rafforzarsi a vicenda nelle loro convinzioni e tentano di screditare non un'idea ma una persona.
Non vi ricorda qualcosa? Non vi ricorda l'atteggiamento di certi soloni nei confronti del Papa?
Bello questo esempio di democrazia: caro Allam, caro Papa, potete parlare, ma solo se siete d'accordo con noi. In caso contrario, raccogliamo le firme (fra di noi) e poi lo facciamo sapere ai giornali. Eh si', perche' noi, al contrario di voi, godiamo della simpatia dei nostri amici media.
L'editoriale di Battista e' ben scritto, ma egli omette alcuni nomi di firmatari, in particolare uno. Poco male...ci soccorre Renato Farina
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Raffaella


Contro Magdi la fatwa dei compagni

di RENATO FARINA

Magdi Allam deve aver sentito una mano di ghiaccio sul collo. Duecento intellettuali, persone gentili, molto cristiane, brave di penna, cattedratici stimati, predicatori di pace, incapaci di fare del male a una mosca, hanno firmato un manifesto contro di lui. Lo sanno che cosa hanno fatto? Hanno la testa, insegnano all'università: si presume di sì. Tutti sanno che contro Allam sono state pronunciate sentenze di morte e c'è intorno a lui un vuoto sociale da macumba, al punto che è il giornalista più blindato del mondo. Tutti sanno meno loro? E allora perché si sono presi la briga di prendere in mano il foglio scritto da un arabista dell'Università Cattolica di Milano, Paolo Branca, e poi pensarci su, quindi metterci la firma, non prima di aver raccomandato l'adesione ad altri? Poi è successo che un tipo serio come Giancarlo Bosetti, ex vicedirettore dell'Unità, collaboratore di Repubblica, l'ha piazzato con enorme solennità sulla sua rivista Reset. Se fosse un foglietto da niente, un sito internet di insulti, sarebbe poca cosa. Ma l'altezza del luogo editoriale da cui si tira questo sputo profumato fa più paura. È un meraviglioso lasciapassare per criminali. Ma dove vive, anche lui?

Che razza di crapa hanno queste persone, le quali si prestano a un gioco di società che somiglia a una roulette russa sulla tempia di uno che non la pensa come loro?

Magdi, ovvio, si può avversare, criticare, come no, ma da quando in qua si usa sottoscrivere appelli contro un condannato a morte? Qui non è una semplice messa all'indice di un libro ("Viva Israele", Mondadori), ma il rogo per il suo autore, visto come un kamikaze dell'Occidente (lo disegnò in questo modo Vauro con la compiacenza di Michele Santoro ad Anno Zero, Rai 2). Mi vengono in mente due faccende a guisa di precedenti storici antipatici. Gli appelli che circolavano al tempo di Stalin contro i fisici sovietici borghesi, per emarginarli dagli istituti scientifici e poi spedirli nei gulag. Erano inclini a credere alla teoria della relatività di Einstein, poi ci fu il contrordine compagni. I manifesti contro i cultori della linguistica borghese sempre al tempo di Stalin autore del mai abbastanza schifato "La linguistica e il marxismo" (1950). Quella era una pratica sovietica corrente. L'attacco personale, l'individuazione di un caso umano come incarnazione di una malattia ideologica nefasta. Non si attacca un sistema di pensiero, smentendolo con fatti precisi. Questo sarebbe la pratica corrente e legittima. Non è che siccome Magdi ha dei nemici mortali allora nessuno lo può attaccare. Ci mancherebbe. Ma siamo uomini o caporali che radunano una squadra di picchiatori? Stavolta si è individuata una persona e la si è trasformata nell'idea oscena del «giornalismo tifoso». Si piazzano due foto in pagina e gli si costruisce intorno un'intera rivista come un cordone sanitario dove contenerlo e avvilirlo. Viene in mente Luigi Calabresi. L'assalto delle menti che ha preceduto quello dei killer. Bobbio lucida le scarpe del sicario, senza saperlo, senza peraltro neanche accorgersene. Come per distrazione, ah questi intellettuali con la testa tra le nuvole... Tiriamoli giù dal cielo. Scendete, per favore, siete responsabili, siamo responsabili. Naturalmente, l'intenzione non è quella di bucare la pelle, la volontà di far del male non la sospettiamo neanche. Ma come somiglia tutto questo rigirio di fogli e di firme a quanto capitò nel 1971. Anche allora c'era una rivista rispettabilissima: l'Espresso. Allora furono 800 gli intellettuali che in nome della verità e del bene, a difesa della memoria di Giuseppe Pinelli, offrirono agli assassini il movente per agire contro il «commissario torturatore» individuato come il «responsabile della fine» di quell'anarchico: Luigi Calabresi. Ovvio. Le parole contro Magdi sono infinitamente più educate di quelle che a suo tempo furono dirette per abbattere Calabresi. Tra l'altro nessuno degli ottocento - che tuonavano contro il regime democristiano - ha avuto un solo contraccolpo nell'ascesa olimpica ai gradi più alti della vita culturale, politica e dei danèe. C'erano, oltre a Norberto Bobbio, Eugenio Scalfari, Umberto Eco, Federico Fellini, Giorgio Bocca, Margherita Hack, Tinto Brass amante del sesso solare ma anche dell'accusa infame, Furio Colombo, Paolo Mieli. Questi ultimi hanno chiesto scusa. Mieli in questa occasione ha fatto qualcosa di più, e bisogna riconoscerlo. Insieme con il suo vicedirettore Pierluigi Battista ha schierato il Corriere della Sera a difesa del proprio editorialista e vicedirettore Allam. È un segno molto importante.

Ed è interessante per noi notare che tra i firmatari pugnalatori appaiono alcuni maestri del pensiero cattolico progressista, peraltro ascoltatissimi dai vescovi, e sicuramente dotati di apparati mentali possenti. Parlo di Enzo Bianchi, priore di Bose, redattore di un'altra lettera firmata dai vescovi piemontesi utile per silurare la candidatura del patriarca Angelo Scola a presidente della Cei, e di Alberto Melloni. Il primo firma su Repubblica, come primo teologo. Il secondo sul Corriere della Sera, e mantiene il privilegio di non essere citato da Battista tra i firmatari dell'Acthung Banditen!

Il direttore di Reset, Bosetti, uomo simpatico e molto popperiano, è uno specialista nel coalizzare intellettuali contro personaggi sotto tiro da parte degli estremisti islamici, offrendo alla loro rozzezza argomenti fini. A Oriana Fallaci dedicò un pamphlet intitolato "Cattiva maestra". Ora si è cimentato con Magdi. Gli dedica un articolo molto positivo, con astuzia getta contro Allam un libro di anni fa. Sarebbe come se Melloni o Enzo Bianchi scrivessero un articolo su Sant'Agostino elogiandone parole e gesta prima della conversione. Un'operazione infida. Infatti Bosetti infilza Magdi in un trafiletto dove lo definisce «un laico dell'Assoluto», un avversario del pluralismo, cultore dell'«ideologia che ha traversato gli ultimi due secoli lasciando uno strascico di morte, di cui è vivo il ricordo». Ehi, ma non eri tu il vicedirettore comunista dell'Unità? Robe da matti. Se permetti, caro Bosetti, tiriamo noi il tuo passato comunista sul tuo presente. Il vizietto dei libelli contro i nemici del popolo dev'esservi rimasto attaccato all'anima. Liberali sì, ma del Volga.

© Copyright Libero, 19 luglio 2007

Complimenti! Probabilmente questo post sara' citato ovunque compaiano, in futuro, certi nomi...
R.

6 commenti:

mariateresa ha detto...

Sì cara Raffaella, questa faccenda è uno scandalo.E' senz'altro pericolosa anche per Magdi Allam che di pericoli si trova a viverne anche troppi.
E' il principio che è aberrante, le firme raccolte contro il pensiero di un uomo, giusto o sbagliato che sia.
Credo che alcuni di questi bischeri si faranno vivi per dire la loro, la figura fatta è troppo brutta per fare finta di niente. Ma, soprattutto per alcuni di questi ,trovare carrettate di parole non è un problema, ne scodellano in continuazione , solennemente, come la Sibilla di Cuma. Si avverte in quello che scrivono l'assoluta convinzione della loro superiorità morale e del giusto canone per definire ciò che è accettabile e cosa no. Così si fanno le liste di proscrizione.
Un bel giorno, con Ratisbona, anche Benedetto è uscito dal seminato corretto e non c'è stato un cane, tra questi moralisti illuminati, che gli abbia dato un segno di solidarietà, nonostante il pericolo che correva.
Quanto ai cattolici progressisti in questione, credo che ci sia qualcosa di stridente e penoso, che Battista chiama con il nome giusto: ideologia. E' il loro punto di debolezza che sarà sempre più evidente con il tempo perché è il tempo stesso che li sta polarizzando in un ambito che non è credibile e che li fa sempre più assomigliare ai polarizzati dell'altra parte.
Non credo, in coscienza, che il cardinale Martini avrebbe mai firmato una simile schifezza e se mi sbaglio, prometto di ritirarmi in convento.

Anonimo ha detto...

Ciao Lella.
A proposito della stampa italiana ti volevo segnalare un articolo del buon Antonio Socci che a me è piaciuto molto.
Mi sono commosso leggendolo.
Parla di Jack Kerouac e l'ho trovato nel sito di Socci.
Un abbraccio e buona giornata

Anonimo ha detto...

Cara Mariateresa, non lo credo nemmeno io. Sono convinta che il cardinale Martini, da studioso, non negherebbe ad alcuno la parola. Potrebbe contestare questa o quella idea, ma mai si sognerebbe di chiedere una censura simile.
E' probabile che i firmatari, smascherati, cerchino di correre ai ripari, ma ormai e' tardi per fare finte concessioni ipocrite.
Mi dispiace ma non potro' mai dimenticare quanto accaduto dopo Ratisbona. Il Papa e' stato lasciato solo e, da solo, e' andato in Turchia. Ora la sola parola "Ratisbona" crea disagio: nessuno ne parla piu' perche' e' difficile continuare a rimproverare il Papa.
Non e' un esempio edificante di buona fede.
Ciao

Luisa ha detto...

Vi suggerisco di andare sul forum di Allam..

http://www.corriere.it/corrforum/corriere/Intro?forumid=291#

...vi troverete dei commenti saporosi e pungenti,comme quoi ci sono ancore persone che riflettono e osano reagire alla strapotenza di coloro che hanno l`illusione di essere l`élite intellettuale italiana!

gemma ha detto...

e magari, alcuni di questi sono tra coloro che si strappano le vesti per la frase sui "perfidi giudei" della messa antica.
Quando ieri ho letto l'articolo di Battista sul Corriere ho pensato soprattutto a due cose: alla similitudine con la raccolta di firme contro Luigi Calabresi (e non avevo ancora letto Farina)e se Enzo Bianchi fosse lo stesso di Bose (mi sono detta che no, non poteva essere lui).
E' una strana moda questa degli appelli "contro". Singolare che provenga proprio da pretendenti moralisti illuminati, come giustamente li definisce Mariateresa
A parte lo schierarsi contro il portatore di varie fatwe, la cosa grave è che molti di loro si dicono eredi di quelli che..."Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire" ("illuminati" d'altri tempi, non c'è che dire)
Non c'è più illuminismo....(altro che religione!)

Anonimo ha detto...

Assicuro che trattasi dello stesso Enzo Bianchi priore di Bose, luogo dove si insegna la cosiddetta "teologia dell'assenza", di cui l'adesione al manifesto anti Magdi Allam, è espressione efficace e, soprattutto, coerente.
Dobbiamo quindi sopportarli, perchè sta scritto “i poveri infatti li avete sempre con voi” (Gv 12,8), se però non firmassero appelli, la cosa risulterebbe un po’ più facile.