16 luglio 2007

Mons. Fisichella: c'è da applaudire la Chiesa americana per il coraggio di voltare pagina in modo netto


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MONS. FISICHELLA

«Atti gravissimi, una grande amarezza Ma la Chiesa sa riconoscere gli sbagli»

Roberto Zuccolini

ROMA — Accetta di rispondere monsignor Rino Fisichella. Così come aveva fatto in televisione quando andò a difendere le ragioni della Chiesa ad Annozero, la trasmissione di Michele Santoro che riuscì a far trasmettere dalla Rai il contestato documentario della Bbc su clero e pedofilia. Allora sostenne che si trattava di atti «gravissimi» e che, proprio per questo, tra le vittime di chi li aveva commessi «c'era anche la Chiesa». Questa volta, di fronte agli episodi che hanno visto coinvolta, in particolare, la Chiesa americana, esprime un giudizio ancora più severo.

Che cosa pensa del patto extragiudiziale che obbligherà la diocesi di Los Angeles a sborsare 660 milioni di dollari, come risarcimento alle vittime di atti compiuti dal suo clero?

«Siamo davanti ad una pagina molto triste nella storia della Chiesa, una pagina che più volte Benedetto XVI ha voluto ripercorrere invitando tutti ad una seria presa di coscienza».

Di che tipo?

«Una coscienza e una chiarezza che porta a buttarsi dietro le spalle questa dolorosa vicenda sapendo riconoscere il male che c'è stato da una parte, ma al tempo stesso il grande bene che viene fatto quotidianamente dalla stragrande maggioranza dei sacerdoti. Resto comunque profondamente amareggiato da ciò che è successo».

La Chiesa ha fatto tutto ciò che doveva fare?

«Di fronte ad episodi così gravi la Chiesa, ancora una volta, è stata capace di riconoscere gli sbagli dei propri uomini. Certo, si tratta di errori che non si dovevano assolutamente commettere, ma di cui si è preso coscienza. La notizia di atti di pedofilia che hanno coinvolto sacerdoti non può che fare esprimere una profonda solidarietà nei confronti delle vittime, non solo per il dolore procurato, ma anche per il profondo disagio psicologico che ne è derivato. E aggiungo, infine, anche per la sfiducia che hanno provocato nei confronti dell'opera portata avanti dal clero e dall'episcopato».

Vuole dire le conseguenze sull'immagine della Chiesa?

«Sì, anche se il nostro popolo sa distinguere bene tra l'errore di alcuni e la fedeltà e il sacrificio di tanti preti e vescovi che danno ogni giorno la loro vita per gli altri. Certo, occorre fare anche un altro ragionamento».

Quale?

«Si tratta di atti esecrabili che vengono registrati, e in modo anche più frequente, anche dentro altre categorie sociali. Però ritengo che si resti maggiormente colpiti quando a commetterli sono uomini di Chiesa. Non dimentichiamo che attentare all'innocenza dei bambini è qualcosa di gravissimo, stigmatizzato con una violenza inaudita dallo stesso Gesù, come viene riportato dal Vangelo secondo Matteo: "Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da un asino e fosse gettato negli abissi del mare"».

Resta colpito dalla cifra chiesta alla diocesi di Los Angeles per risarcire le vittime?

«Occorre riflettere su due elementi. Si tratta di fatti accaduti anni fa, alcuni addirittura negli anni Quaranta. E oltretutto, trattandosi di episodi avvenuti negli Stati Uniti, si deve sapere che in quel Paese gli avvocati hanno in genere diritto al 40 per cento del rimborso che riescono ad ottenere per i loro clienti. Detto questo, davanti al male commesso non c'è cifra che possa essere proporzionata. Ad ogni modo c'è da applaudire la Chiesa americana per il coraggio che ha avuto di voltare pagina in modo netto».

Quali saranno ora le conseguenze?

«Quando si ha il coraggio di riconoscere gli errori commessi si riesce sempre a riemergere a testa alta e ricominciare. Negli ultimi anni la Chiesa degli Stati Uniti, per il suo comportamento e per le sue scelte di fronte a ciò che era successo, è riuscita a ritrovare un rapporto di fiducia con il suo popolo. Lo ripeto: si tratta di atti gravissimi, commessi però da singoli che rappresentano una piccola minoranza nel clero. Sono convinto che, nonostante questo, la Chiesa, in generale, non ha nulla di cui vergognarsi».

© Copyright Corriere della sera, 16 luglio 2007

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