8 ottobre 2007

LEGGE NATURALE E MODERNITÀ: NOTA SIR


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LEGGE NATURALE E MODERNITÀ: NOTA SETTIMANALE

Pubblichiamo la nota SIR di questa settimana.

Dietro l’assordante attualità della politica e dell’antipolitica, dietro la debolezza della politica, che si percepisce in Italia e nelle democrazie più consolidate, ci sono alcune questioni di fondo. Il Papa ne ha nuovamente affrontata una su cui da tempo insiste, quella della legge naturale. Sembrava definitivamente mandata in soffitta dalla “concezione positivista del diritto”, per cui in ultima istanza “la maggioranza di un momento diventerebbe l’ultima fonte del diritto”. La questione che non è solo filosofica o teologica - il Papa ne ha parlato, da ultimo, all’annuale riunione della Commissione teologica internazionale - ha delle chiarissime implicazioni pratiche. Insomma, cacciata dalla porta del processo di secolarizzazione, la questione dei fondamenti, dunque del radicamento dei diritti e doveri della persona, ritorna oggi in una situazione “di smarrimento e di confusione”. Ritorna, nel discorso del Papa, il tema–chiave del suo magistero: “La trasparenza della ragione umana alla Ragione creatrice”. Di qui l’appello a “mobilitare tutte le coscienze degli uomini di buona volontà”, senza alcuna barriera confessionale. La legge naturale (che in fin dei conti – osserva il Papa citando il Catechismo - è esposta nel Decalogo) “diventa così la vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità, e difeso da ogni manipolazione ideologica e da ogni arbitrio e sopruso del più forte”. D’altra parte, è vero che le certezze apparentemente inossidabili del positivismo giuridico sono ormai messe in discussione proprio da questo senso di sfilacciamento e di vuoto. Si può fare a meno, nel tessuto della democrazia, del bene come criterio di giudizio e obiettivo essenziale per i singoli come per tutta la società? È l’esperienza quotidiana che falsifica l’idea per cui solo il relativismo sui valori può fondare la democrazia, può garantire la tolleranza e il rispetto reciproco tra le persone. Il punto è come rilanciare un percorso che tenga al centro – in modo aperto e non dogmatico – proprio i fondamentali valori etici, alla base dell’idea e della pratica del diritto naturale. Si apre in realtà un grande spazio alla ricerca e all’impegno. La sensazione infatti è che le categorie filosofico-politiche della secolarizzazione siano ormai inadeguate e che sia tempo di quei nuovi percorsi cui proprio Benedetto XVI va pungolando. È la stessa preoccupazione peraltro che aveva spinto il suo predecessore, Giovanni Paolo II, nel suo dialogo a tutto campo e, in particolare, nel suo magistero sulle radici cristiane dell’Europa. Non è, come Benedetto XVI ha più volte sottolineato, una negazione della modernità: anzi... È il rilancio del dinamismo cristiano e cattolico della modernità, dopo i conflitti del Settecento e dell’Ottocento, sulla strada di una sintesi che già si era sperimentata a metà del XX secolo.

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