20 novembre 2007

Beatificazione di Rosmini: il commento di Mons. Fisichella


Vedi anche:

SCUOLA CATTOLICA: SERVONO INSEGNANTI PREPARATI E TESTIMONI COERENTI

Messa tridentina: Avvenire commenta le accuse al cardinale Poletto

«Fuga dall’ora di religione? No, scappano dalla scuola»

BANGLADESH: PRESIDENZA CEI STANZIA 2 MILIONI DI EURO (OTTO PER MILLE!) E INVITA ALLA PREGHIERA

Il Papa sulla "grazia del perdono": l'aborto non è giustificabile, ma la Chiesa accolga i pentiti (Libero e Corriere)

Risarcimento record in Alaska per le vittime dei preti pedofili

Sabato il Concistoro: 18 nuovi cardinali (Gazzetta del sud)

Il Papa sulla "grazia del perdono": l'aborto non è giustificabile, ma la Chiesa accolga i pentiti (Gazzetta del sud e Repubblica)

Ranjith contro gli abusi liturgici. Mentre Enzo Bianchi sulla “Rivista del Clero”… (di Sandro Magister)

Fedeltà al Concilio: l'intervista dell'Osservatore Romano a Mons. Ranjith su Messa tridentina, liturgia e formazione dei sacerdoti

L'aborto non può mai essere giustificato, ma la comunità cattolica deve essere aperta a quanti si pentono di questo grave peccato

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

Il testo integrale di "Rapporto sulla fede"

AMBIENTE/ NUOVO APPELLO PAPA: SERVE SUSSULTO MORALE TUTELA TERRA

Marina Corradi (Avvenire): addio sacrificabilità dell'embrione, vero choc del pensiero unico libertario

Mons. Nikola Eterović illustra alla Radio Vaticana i punti salienti dei Lineamenta del prossimo Sinodo sulla Parola di Dio

Padre Lombardi: il "documento di Ravenna" è un primo passo importante

Beatificazione di Antonio Rosmini: il commento de "Il Foglio"

Molti inglesi decidono di tornare Cattolici per protesta contro la svolta "liberal" della Chiesa Anglicana

Le carte segrete di Croce sul Cristianesimo

Il cardinale Poletto smentisce di avere pronunciato frasi ingiuriose contro i fedeli che assistono alla Messa tridentina

Altra inchiesta (sempre sulla Chiesa) di "Repubblica": gli studenti delle superiori (ohibò!) disertano l'ora di religione

Messa tridentina: indiscrezioni sul contenuto della circolare della Commissione Ecclesia Dei (Adnkronos/Ign)

La rivolta silenziosa (riunioni riservate e telefonate ai siti cattolici) dei vescovi contro il motu proprio Summorum Pontificum

Dopo le inchieste di Maltese per "Repubblica" partono quelle della Spinelli per "La Stampa", ma la noia è la stessa...

Il teologo Bux per l'Osservatore Romano: "Sulla liturgia confrontarsi senza alcun pregiudizio"

Messa tridentina: l'intervista integrale di Mons. Ranjith a Fides sul motu proprio "Summorum Pontificum"

«Un santo che unisce carità e intelligenza»

Fisichella: Rosmini fu sempre fedele alla Chiesa La beatificazione riconosce il suo servizio appassionato

DI LORENZO ROSOLI

Confessa di essersi «emoziona­to », domenica a Novara, du­rante il rito di beatificazione. «Mentre si alzava il velo sul ritratto di Rosmini ho percepito un sorriso, del tutto indescrivibile, sul suo volto. For­se un sorriso di soddisfazione perché finalmente veniva riconosciuta la sua buona volontà di servire la Chiesa. Questa, non altro, è stata la sua vita». In tale cammino di «riconoscimento» del volto autentico dell’autore delle Cinque piaghe della santa Chiesa, il vescovo ausiliare di Roma, Rino Fisi­chella, ha avuto un ruolo importan­te: quello di «ponente». «Nella prassi della Congregazione delle cause dei santi – spiega il rettore della Latera­nense – l’ultimo passaggio prima di arrivare al Papa è la riunione plena­ria della Congregazione, dove vi sono quindici cardinali e vescovi che deb­bono votare sia le virtù sia – in un mo­mento diverso – il miracolo. Ogni cau­sa viene presentata da un relatore, il ponente ».

Quale profilo di santità identifica Ro­smini in modo peculiare?

In primo luogo la sua vita posta inte­ramente alla luce dell’obbedienza al­la volontà di Dio. In secondo luogo: quando Rosmini riceve la vocazione al sacerdozio, dice: Dio mi aprì gli oc­chi su molte cose, e io conobbi che non vi era altra sapienza se non in Dio. Ciò è peculiare per capire non solo la santità ma anche la profondità del suo pensiero: egli riconosce che c’è un pri­mato della grazia nella nostra vita, che tutta la saggezza umana alla fine de­ve sfociare nella sapienza di Dio.

In Rosmini il riferimento alla carità è centrale...

Una carità che declina su tre piani. Prima di tutto la carità spirituale: la vi­ta teologale, quell’amore che deve plasmare l’intera esistenza del cri­stiano. Vi è poi la sua bella interpre­tazione della carità intellettuale: da un lato Rosmini volle promuovere l’intelligenza della rivelazione e della fede, all’interno della Chiesa – quin­di sostenne la formazione del clero, la cui insufficiente educazione aveva additato fra le «piaghe» della Chiesa; dall’altro divenne lui stesso segno concreto di dialogo con la cultura del tempo – si pensi a nomi come Tom­maseo e Manzoni. Vi è infine la carità temporale. Rosmini non ha fondato solo l’Istituto della Carità ma anche le Suore della Provvidenza, come a di­re che la carità deve sapersi aprire a quella dimensione più profonda, ori­ginaria d’ogni amore, che è l’amore di Dio provvidente.

Lei era a Novara, domenica. Quali sentimenti ha vissuto?

Di grande emozione: mentre il velo scopriva il ritratto di Rosmini, mi pa­reva di vedere un sorriso. Di rivinci­ta? Lui non era l’uomo delle rivincite. Ma la sua vita testimonia una santità che si esprime nella parresia, nel par­lare chiaro e forte. Una santità attua­le: in tempi di politically correct come i nostri, ci ricorda che l’amore si manifesta dicendo la verità. Certamente nella carità, come insegna san Paolo.

Rosmini: non solo intellettuale, ma prima di tutto sacerdote. Che cos’ha da dire ai preti di oggi?

A quanti sono ministri del mistero ri­corda come debbano indagare sem­pre più in profondità il mistero del quale vivono, e farsi segno eloquente del mistero che va incontro a ogni persona.

E a quanti – laici in primis – sono im­pegnati nella vita sociale?

Ricorda di essere ministri della carità nel suo triplice ordine: cioè di vivere della carità spirituale e di praticare senza timori la carità intellettuale, senza limitarsi a essere dispensatori della carità temporale. Rosmini – ce lo rammenta Giovanni Paolo II nella Fides et ratio – è stato inoltre l’autore di un sistema filosofico di così altro profilo da saper affascinare anche il fi­losofo di oggi e chi non condivide la nostra fede. Il suo talento intellettua­le si è prestato anche al servizio della politica.

Se Rosmini potesse tornare a chinarsi sulle ferite e le speranze della Chie­sa, se potesse aggiornare la sua ope­ra più celebre, quali nomi darebbe oggi alle «piaghe»?

Non voglio essere blasfemo, ma cre­do che oggi come al suo tempo – pro­babilmente – prenderebbe in consi­derazione la «piaga» dell’insufficien­te educazione del clero. Alcune «pia­ghe » d’allora sono state superate, ma altre – grazie alla sua lucidità e profon­dità – saprebbe individuarle, e non so se gli basterebbe il numero di cinque... Attenzione, però: solo chi ama dav­vero la Chiesa, fino in fondo – come Rosmini – è in grado di scrivere pagi­ne che dall’interno possano far com­prendere i limiti degli uomini di Chie­sa.

Dove e come visse, Rosmini, la sua «obbedienza alla volontà di Dio»?

Soprattutto nella fedeltà alla Chiesa. Anche di fronte alle prospettive di car­riera ecclesiastica, volle rimanere fe­dele alla missione che Pio VIII gli a­veva affidato di servire la Chiesa col suo lavoro intellettuale.

Qual è l’eredità più viva, preziosa, che le ha lasciato questo incarico di «po­nente » nella causa di Rosmini?

Ringrazio il Signore e i superiori di a­vermi assegnato questa causa. Si è fi­nalmente riconciliata la santità e l’in­telligenza di un sacerdote con quel cammino di sviluppo dell’intelligen­za che la Chiesa ha sempre avuto del mistero in cui crede. Rosmini inoltre mi ha fatto capire una cosa molto semplice: che la fede è la cosa più grande. Che tutto quel che facciamo, è solo per amore della Chiesa, per fe­deltà alla chiamata del Signore. Sol­tanto lì stanno la gioia e la consola­zione.
Il vescovo e rettore della Lateranense è stato «ponente» della causa del Roveretano «Solo chi ama davvero il popolo di Dio può additarne le piaghe e prestarsi a curarle»

© Copyright Avvenire, 20 novembre 2007

Nessun commento: