20 novembre 2007

«Fuga dall’ora di religione? No, scappano dalla scuola»


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L’INUTILE POLEMICA

Dopo l’ennesima inchiesta che ipotizza una «progressiva disaffezione» verso questo insegnamento arriva l’invito a una analisi più attenta e corretta

«Fuga dall’ora di religione? No, scappano dalla scuola»

DA MILANO ENRICO LENZI

«Altro che fuga dall’ora di religione. Questi ra­gazzi rischiano di es­sere in fuga dalla scuola». Proprio non ci sta don Michele Di Tolve, re­sponsabile dell’ufficio per l’inse­gnamento della religione cattolica nella diocesi di Milano, all’ennesi­ma inchiesta giornalistica che vor­rebbe dimostrare un progressivo e inesorabile abbandono dell’inse­gnamento della religione cattolica da parte degli studenti italiani.
«Nes­suna contestazione sui dati pubbli­cati ieri da Repubblica – precisa il sacerdote ambrosiano –, ma la let­tura che se ne fa è per lo meno sem­plicistica e non guarda al vero pro­blema: la mancata responsabilizza­zione dei ragazzi da parte della scuola nella scelta». Del resto tra le quattro possibili opzioni in alterna­tiva all’insegnamento della religio­ne cattolica, quella «dell’uscita an­ticipata o dell’entrata posticipata, è di gran lunga la preferita». E se poi ci mettiamo «che molti presidi fan­no di tutto per collocare l’Irc alle o­re iniziali e in quelle finali dell’ora­rio scolastico, al lunedì piuttosto che al sabato, il gioco è fatto». Ma ci so­no anche situazioni che «vanno osservate con maggior attenzione. Non si può parlare di fuga dall’Irc nelle Regioni del Nord, senza entrate nell’analisi delle singole dio­cesi e persino guardando all’inter­no di esse. Si scoprirebbero realtà completamente differenti. A Milano città, per esempio, – spiega ancora don Di Tolve – il numero dei non avvalentesi nelle scuole superiori è si­curamente alto: 26.662 su 47mila i­scritti ». Insomma più del 50%, ma «se si osservano i dati nei centri del­l’hinterland la percentuale scende considerevolmente: 20mila su oltre 66mila iscritti, meno di uno su tre. E ci sono alcuni istituti superiori do­ve gli avvalentesi superano anche l’80% degli studenti».

E qui viene da fare la prima constatazione: «Alla scelta di non avvalersi dell’Irc non è estraneo il fenomeno del pendo­larismo degli studenti». Basta os­servare le linee extraurbane o quel­le dei treni regionali per vedere quanti studenti arrivano nel capo­luogo da fuori città. Per «questi ra­gazzi poter entrare un’ora dopo o u­scire un’ora prima – commenta don Di Tolve – fa differenza, soprattutto visto che oltre 18mila dei 26mila non avvalentesi scelgono proprio l’opzione dell’uscita da scuola».

E su questo punto il responsabile del­­l’Irc della diocesi di Milano invita a una riflessione tutto il sistema sco­lastico. «Non è una fuga dall’Irc, bensì dalla scuola, che non è in gra­do di aiutarli a essere davvero re­sponsabili nella scelta» incalza don Di Tolve, che osserva con preoccu­pazione «le decine e decine di stu­denti che incontro a passeggiare in centro al mattino, magari proprio perché possono entrare un’ora do­po a scuola». Ma certo «questo non li aiuta a comprendere l’importan­za di un impegno» e «vede la scuo­la abdicare al proprio compito e­ducativo ». Secondo l’inchiesta di Repubblica questo calo di avvalentesi dell’Irc «può essere attribuita solo in parte alla presenza di alunni stranieri». Un’analisi non condivisa da don Di Tolve, secondo cui la loro presenza «incide molto soprattutto nelle grandi città come Milano, Torino, Genova, Roma, che vengono indi­cate nell’inchiesta come i luoghi do­ve si registra una maggior disaffe­zione per la materia». Anche in que­sto caso i dati della diocesi ambro­siana sono chiari: la metà degli a­lunni stranieri delle scuole superio­ri lombarde è iscritta in una scuola di Milano e solo il 10% ha scelto di frequentare l’Irc. E nelle altre pro­vince lombarde la percentuale di av­valentesi tra gli stranieri è decisa­mente più bassa.
Insomma a un’osservazione più at­tenta e approfondita questa «fuga» assume connotati che dovrebbero preoccupare tutta la scuola. «L’Irc in questi anni ha riformato i propri programmi e aggiornato tutti i pro­pri docenti – ricorda don Di Tolve – proprio per cercare di essere sem­pre di più una offerta di senso per i ragazzi, per aiutarli a operare sinte­si sulle cose che stanno studiando e soprattutto per affrontare i temi di fondo della loro vita, dando sen­so a quanto fanno anche a scuola». Un’occasione offerta a tutti, anche ai ragazzi di altre religioni, ma che intendano comprendere la storia e la cultura di questo Paese.
Don Michele Di Tolve, responsabile Irc della diocesi di Milano: «La non scelta favorita dalla collocazione alla prima o all’ultima ora» Tra le motivazioni del «non avvalersi» anche il pendolarismo degli studenti e l’assenza di un’ora alternativa che li responsabilizzi

© Copyright Avvenire, 20 novembre 2007

Sono le stesse identiche considerazioni che facevamo ieri. E' anche (ma non solo, ovviamente...) la collocazione dell'ora di religione alla prima ed all'ultima ora, unita al pendolarismo degli studenti, che favorisce la scelta di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica.
Non era necessario essere Maga Maghella per arrivare a queste conclusioni: bastava un po' di buon senso e l'esperienza scolastica.
Personalmente ho goduto di molta fortuna: le scuole sono sempre state relativamente vicine a casa mia, ma avevo compagni e compagne che affrontavano anche due ore di viaggio per raggiungere l'edificio scolastico. E' chiaro che fa molta differenza entrare un'ora dopo o uscire un'ora prima...
Questo nulla toglie alle difficolta' e alla crisi di fedeli che attraversa la Chiesa Ambrosiana (vi ho parlato ieri "dell'accorpamento" delle Messa che segue quello delle parrocchie), ma i dati vanno valutati con accortezza e ponderazione
.
Raffaella


Ma il 91% degli studenti frequenta l’Irc

DA MILANO

Enrico Lenzi

In Italia 91 studenti su 100 scelgono di frequentare l’ora di religione a scuola.
Un dato che rimane sostanzialmente invariato da alcuni anni e confermato anche nell’ultima indagine condotta per l’anno scolastico 2006/07 dal Servizio nazionale della Cei per l’Insegnamento della religione cattolica, in collaborazione con l’Osservatorio socio-religioso del Triveneto. Un 91,2% che fotografa una sostanziale volontà di cogliere l’opportunità e i valori che l’Irc offre.

Una scelta fortemente voluta dalle famiglie, visto che nella scuola dell’infanzia l’Irc viene scelta dal 94,5% dei genitori, che diventa il 94,6% nella scuola primaria e il 92,9% nella scuola media inferiore.

Leggermente più bassa la percentuale di avvalentesi alle superiori (siamo all’84,6%), dove, però, entrano in gioco l’assenza di una vera ora alternativa, un carico orario maggiore e diversi altri fattori. Con la crescita della presenza di studenti con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole (sono ormai oltre mezzo milione e in crescita continua di 50/60mila ragazzi l’anno) il dato totale di chi sceglie l’ora di religione registra una costante erosione complessiva, pur rimanendo su livelli elevatissimi.
Osservando soltanto il segmento relativo alla scuola superiore si scoprono situazioni differenti tra le varie tipologie di istituto. Complessivamente non sceglie l’Insegnamento della religione cattolica il 15,4% degli studenti medi, ma si scende al 13,4% negli istituti tecnici, al 12,8% nei licei e all’11,3% nei licei psico-pedagogici.
La percentuale più alta è invece negli istituti professionali (il 16,2%), mentre è solo di un decimale più alto della media il dato relativo alle altre tipologie scolastiche restanti. Le Regioni del Nord si confermano quelle con il maggior numero di non avvalentesi, ma sono anche quelle dove si concentra la fetta più consistente della popolazione scolastica di cittadinanza non italiana. Al Centro si assiste a un leggero aumento dei non avvalentesi nelle superiori, mentre negli altri ordini di scuola la situazione rimane sostanzialmente invariata. Il Sud si conferma la circoscrizione di gran lunga più legata all’Irc, visto che la percentuale dei non avvalentesi, secondo gli ultimi dati disponibili, si attesta complessivamente all’1,6%. Confermato anche l’andamento per l’opzione meno responsabilizzante offerta a chi non sceglie l’Irc: l’uscita da scuola, che è praticata dal 48,6% degli studenti. E la percentuale sale al 73,3% se vi si aggiungono coloro che scelgono lo studio non assistito. Decisamente minoritarie le scelte «più responsabili» come l’attività didattica e formativa in classe (il 9,9%) e lo studio assistito (16,8%). Una ripartizione tra le quattro opzioni che sostanzialmente viene confermata nelle tre zone in cui è diviso il Paese: Nord (dove prevale l’uscita nel 46,4% dei casi), Centro (dove prevale l’uscita per il 58,3% dei casi) e Sud (dove è lo studio non assistito a raccogliere la maggioranza delle preferenze con il 57,1%).

Percentuali altissime nelle scuole materne (94,5%), nelle primarie (94,6%) e nelle medie inferiori (92,6) Soltanto alle superiori si scende all’84,6%

© Copyright Avvenire, 20 novembre 2007

Suggerisco un'altra inchiesta a "Repubblica": come mai le famiglie italiane decidono di avvalersi in massa dell'insegnamento della religione cattolica alle materne, elementari e medie? :-))
R.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non c'è bisogno di un'inchiesta di Repubblica. E' ovvio e persino banale il perchè alle scuole materne e medie inferiori la percentuale di frequenza all'IRC è più alta. Non fare frequentare l'ora di religione ai figli porrebbe i genitori, oggigiorno quasi tutti entrambi lavoratori, un problema logistico: come faccio ad accompagnare mio figlio a scuola un'ora più tardi? come faccio ad andarlo a prendere un'ora prima? E se l'ora di religione è inserita a metà mattinata il problema permane se la scuola invece di attivare l'ora alternativa sbatte il bambino nel corridoio.Quindi aboliamo l'ora di religione facoltativa e attiviamo l'ora di educazione civica obbligatoria, senz'altro più utile per la formazione di cittadini piuttosto che di parrocchiani. L'ora di religione fatela in parrocchia.

Anonimo ha detto...

Veramente l'ora di educazione civica esiste gia', almeno io me la "pappavo" dall'insegnante di storia.
Bella l'immagine dei genitori che parcheggiano i figli a scuola...edificante!

"L'ora di religione fatela in parrocchia"

Molto democratico! Peccato che ci sia un Concordato da rispettare...

Anonimo ha detto...

1)Sì, alle medie inferiori l'educazione civica esiste già. Alle materne non mi risulta, magari sbaglio, è da un pò che non frequento. Comunque alle medie viene impartita ai margini del programma, se rimane tempo.
Togliamo l'ora di religione e diamola all'educazione civica.

2)Non è questione di parcheggiare i figli a scuola, mi pareva di essere stato chiaro, è un problema di organizzazione della giornata: prova a dire sul luogo di lavoro che entri o esci dopo o prima per accompagnare o andare a prendere tuo figlio a scuola un giorno di tutte le settimane. Vediamo quanti datori di lavoro illuminati te lo consentono.

3)Sì sono d'accordo con te, è un peccato che ci sia un concordato da rispettare.
Comunque l'ambito vaticano non è il luogo migliore da cui dare lezioni di democrazia.

Anonimo ha detto...

A tutto c'e' rimedio: basta cambiare le leggi...

Anonimo ha detto...

Per poco che Davide sia informato dovrebbe conoscere la differenza tra ora di religione finalizzata al dialogo ed alla conoscenza (si! Anche di Gesù Cristo) e catechismo che sono invece preposti a creare 1 mentalità di fede(non lo è l'ora di R.C.).

Non si capisce perchè si devono studiare Omero e i suoi mitici personaggi("Nel mondo dei miti e degli eroi",era il titolo di 1 dei testi) i dinosauri e quant'altro frutto di ben fervide fantasie e il naso si arricci di fronte a Gesù Cristo che non è ne mitico e neppure di fantasia ma personaggio realmente esistito (si consultino gli storici Tacito, Svetonio e Giuseppe Flavio x citarne alcuni) e che realmente ha insegnato all'uomo a vivere e a farlo in verità e pienezza.(I santi anche per chi non ci vuol credere ne sono la prova...e ce ne sono ancora oggi.)
E se lo stato (più laico che mai!!!anzi laicista))riconosce dei principi e dei valori alla religione cattolica atti ad educare e formare anche ad una corretta etica...significa che qualcosa di buono deve pur esserci nell'IRC con buona pace di chi si riempie la bocca di parole ma con poca cognizione di causa.