21 novembre 2007
Le monache di clausura fra internet, silenzio e totale sintonia con Benedetto XVI (Di Cicco, Vicedirettore dell'Osservatore Romano)
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Tra internet e silenzio
Scarpe aggrappate al cielo
Con il tempo è cambiata la clausura. Ora il silenzio è rotto da internet. Prima c'era solo la campana che scandiva il tempo. Il muro di cinta sembrava invalicabile.
Oggi l'informatica porta il mondo nella clausura. Chi naviga sulla rete trova centinaia di siti di monache che raccontano la propria vita, la propria vocazione, la propria attività. Che documentano l'esistenza di un ponte tra il monastero e la società di fuori. Ma non da oggi i monasteri vivono dentro il mondo.
Le donne che vi abitano sono speciali. Non appartengono a nessuno e sono disponibili a stare vicine ad ogni bisogno.
Una volta rimasi molto colpito da alcune centinaia di suore che vidi tutte insieme. Non erano suore qualsiasi, erano le superiori generali dei loro istituti. Guardavo le loro scarpe: non erano calzature ricercate, ma scarpe di ogni giorno, un po' sformate dal lungo uso.
Ma poi incrociavi i loro occhi. Sguardi di donne felici, pacificate. Le scarpe e gli occhi in una suora sono tutto: indicano per un verso il distacco dall'apparenza e dall'altro la loro forza nell'inseguire il sogno di incrociare dovunque qualcuno per il quale hanno scelto di restare nubili. Con occhi allenati a forare lo spazio e il tempo perché Dio abita oltre le apparenze.
Anche quando si parla di monache - ossia di quelle donne consacrate che vivono nella clausura di monasteri piccoli e grandi, in luoghi celebrati per storia e tradizione o in angoli sconosciuti e per niente turistici, aspri e monotoni, a volte perfino piantati dentro il clamore della città - mi tornano a mente le scarpe di quelle duecento suore. Insieme, suore e monache, hanno scelto di donarsi a Dio in contesti diversi.
La clausura è difficile a capirsi per noi che contiamo le nostre ore tra lavoro e svago, molti rumori e suoni di ogni genere e pochi silenzi. Noi che siamo attratti molto dalla terra e vi siamo affezionati al punto che la morte ci inquieta e incupisce. Essa segna la cessazione del nostro gratificarci. Loro, claustrali senza carriera, attendono la morte come una porta che le introduce da Colui che hanno sempre atteso. Nel passato tante donne, emigrate specialmente, o di paesi a cultura agricola si sposavano con un uomo conosciuto per lettera e per fotografia. Si affidavano a quest'uomo quasi nulla sapendo di lui. Le monache si sono messe in corrispondenza con Dio, l'unico loro amato, e trasformano la loro vita in operosa attesa di poterlo incontrare faccia a faccia. Questo Dio tanto atteso è la ragione che le tiene legate alla terra, al mondo delle donne e degli uomini che vivono fuori del monastero.
Le monache hanno uno strano modo di vivere nel mondo senza essere del mondo. Attirano su di sé la critica di essere improduttive, di guardare le stelle, di non lavorare, di stare comode. Perfino di essere furbe. In realtà lavorano, ma sono quasi del tutto fuori mercato e stentano a vivere, come capita ai poveri e ancor più agli emarginati. Non ce la fanno se qualcuno non li aiuta. Si tratta poi di capire di quale furbizia si parla. Nel vangelo Gesù disse che Maria, la sorella di Marta, aveva scelto la parte migliore perché si era seduta ad ascoltarlo.
Le monache ascoltano Dio per capire la gente. La gente si pone domande sconvolgenti su Dio se incontra monache che vivono per Dio solo. Queste donne che giungono al portone di un monastero dove si chiudono, rinunciando a ogni genere di realizzazione mondana della propria vita, testimoniano che Dio non è lontano neppure dalla modernità e dalle società lacerate dei vari continenti.
Per questo le monache sono donne interessanti. E per la Chiesa care e amate, anche se non sempre ricordate. E riescono a richiamare il primato di Dio anche a molti ecclesiastici che per vocazione dovrebbero non averne bisogno. E invece tutti si aggrappano alle preghiere di queste donne che vivono aggrappate al cielo.
C'è una sintonia tra Benedetto XVI e le donne della clausura monastica. Papa Ratzinger ha al primo punto della sua agenda l'impegno pastorale di riportare Dio al centro degli interessi dei cristiani e delle loro opere. Egli ricorda in continuazione la sua vicinanza spirituale alla regola benedettina che insieme al carmelo rappresenta molta parte dell'ispirazione alla base della vita claustrale.
Il "niente anteporre a Cristo" è diventata la regola di vita e di azione di Benedetto XVI che la declina in mille modi della sua predicazione. L'essere che viene prima del fare è la prima preoccupazione del Papa per rivitalizzare la testimonianza cristiana.
Papa Benedetto è convinto che molto si debba a queste donne oranti. E per questo ha rilanciato l'attenzione alla loro condizione in occasione della speciale giornata di preghiera e di aiuto ad esse dedicata il 21 novembre. Il monastero, "come oasi spirituale, indica al mondo di oggi - ha detto - la cosa più importante, anzi alla fine l'unica cosa decisiva: esiste un'ultima ragione per cui vale la pena di vivere, cioè Dio e il suo amore imperscrutabile".
Le donne claustrali hanno creduto a questo amore e risvegliano la voglia di uscire dal guscio solo materiale del vivere. Benedetto XVI a tutti propone di scoprirlo e di viverlo anche fuori del monastero, proprio grazie alla fiducia riposta in migliaia di donne che lo testimoniano avendo lasciato tutto quaggiù sperando nel Regno di Dio. (c.d.c.)
(©L'Osservatore Romano - 21 novembre 2007)
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3 commenti:
Molti anni fa sono stata a Vitorchiano-Viterbo- nel monastero delle Trappiste; è stata un'esperienza sconvolgente pe la letizia, la pace e l'accoglienza delle monache. Ancora mi porto dentro lo struggimento per non essere capace di una scelta cosi'radicale e totale, ma la mia vocazione è un'altra; è l'amore a Cristo nella sofferenza. Preghiamo che il Padreterno ci renda aperti al mondo e alle necessità di ogni uomo e donna che incontriamo,con lo stesso sguardo lieto e certo di queste donne amanti del Suo Mistero. Sono felici. Con affetto Ruth
Grazie Ruth :-)
Buona serata a te ed al blog...
Bell’articolo! Mi ha fatto tornare alla mente una mia carissima zia suora, una Francescana di Cristo Re. Ricordo che mi esortava ad affrontare i problemi della vita con un “sia fatta la Volontà di Dio”, cui dovevo far seguire le preghiere, affinché il Nostro Signore Gesù mi desse la forza di accettarla qualunque essa fosse!!!
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