21 novembre 2007
Il saluto dell'Angelo a Maria: "Rallegrati". La spiegazione in due interventi del Papa.
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Cari amici, grazie a Luisa ed a Marco abbiamo trovato le "fonti papali" di quel "rallegrati", cioe' del saluto rivolto dall'Angelo Gabriele a Maria.
In questo post vengono "estrapolate" le parole di spiegazione del Santo Padre.
Sul blog del Magistero trovare il discorso del Papa durante la visita al Santuario del Divino Amore (Roma, 1° maggio 2006) e l'omelia pronunciata in occasione della visita pastorale alla Chiesa di Santa Maria Consolatrice a Casal Bertone (Roma, 18 dicembre 2005).
Grazie a Luisa ed a Marco per il preziosissimo contributo.
Raffaella
La prima parola che vorrei meditare con voi è il saluto dell’Angelo a Maria. Nella traduzione italiana l’Angelo dice: “Ti saluto, Maria”. Ma la parola greca sottostante, “Kaire”, significa di per sé “gioisci”, “rallegrati”. E qui c’è una prima cosa che sorprende: il saluto tra gli ebrei era “Shalom”, “pace”, mentre il saluto nel mondo greco era “Kaire”, “rallegrati”. E’ sorprendente che l’Angelo, entrando nella casa di Maria, saluti con il saluto dei greci: “Kaire”, “rallegrati, gioisci”.
...
Ma fermiamoci adesso soprattutto sulla prima parola: “gioisci, rallegrati”. Questa è la prima parola che risuona nel Nuovo Testamento come tale, perché l’annuncio fatto dall'angelo a Zaccaria circa la nascita di Giovanni Battista è parola che risuona ancora sulla soglia tra i due Testamenti. Solo con questo dialogo, che l'angelo Gabriele ha con Maria, comincia realmente il Nuovo Testamento. Possiamo quindi dire che la prima parola del Nuovo Testamento è un invito alla gioia: “gioisci, rallegrati!”. Il Nuovo Testamento è veramente "Vangelo", la “Buona Notizia” che ci porta gioia. Dio non è lontano da noi, sconosciuto, enigmatico, forse pericoloso. Dio è vicino a noi, così vicino che si fa bambino, e noi possiamo dare del “tu” a questo Dio.
(Omelia, pronunciata interamente "a braccio", in occasione della visita del Santo Padre alla parrocchia di Santa Maria Consolatrice, 18 dicembre 2005)
Abbiamo ripetuto e fatto nostre le parole dell'Angelo: "Rallegrati Maria, piena di grazia, il Signore è con te", e anche le espressioni con cui santa Elisabetta accolse la Vergine, che si era prontamente recata da lei per aiutarla e servirla: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo". Abbiamo contemplato la fede docile di Maria, che si fida senza riserve di Dio e si mette totalmente nelle sue mani
(Discorso del Santo Padre al termine della recita del Santo Rosario nel Santuario del Divino Amore, 1° maggio 2006)
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2 commenti:
L'esegesi del Papa è perfetta.
Lascia piuttosto qualche dubbio la modifica della traduzione, in quanto - al di là del significato letterale - si tratta in effetti di una formula di saluto, in cui l'esegesi opportunamente scopre poi sensi ulteriori (vedi il confronto con "shalom").
Ma sarebbe come tradurre "salve" con "stai bene". Il senso letterale è quello, ma in realtà la parola è diventata nell'uso comune un saluto (incidentalmente, anche "ave" ha lo stesso senso etimologico).
E ora il sacerdote dovrà spiegare all'omelia che si tratta "anche" di un saluto, oltre che di un invito a rallegrarsi che Dio l'ha così onorata.
Ce n'era proprio bisogno?
Condivido pienamente,anche perchè la parola AVE, in tutti questi secoli si è arrichita di tali e tanti valori spirituali che forse si smarricono in questa nuova traduzione. E poi AVE, si adatta bene a tutte le circostanze della preghiera: liete e meno liete.
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