13 novembre 2007
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Nuovo Lezionario «La Parola di Dio cuore del rito»
Cei, presentati ieri i primi tre volumi Betori: una traduzione più comprensibile
DA ROMA SALVATORE MAZZA
Per la copertina s’è scelto la fedeltà alla tradizione. Verde scuro, e la riproduzione in oro di un’opera di Mimmo Palladino. La novità, ovviamente, è tutta all’interno. Con il testo che segue la nuova traduzione delle Scritture, per offrire un testo «più sicuro» e «più coerente », e «più adatto ai tempi».
È la nuova edizione del Lezionario liturgico, frutto di un lavoro iniziato nel 2002, del quale la Conferenza episcopale italiana ha pubblicato ieri i primi tre volumi (per il ciclo domenicale e festivo delle letture, rispettivamente per l’Anno A, B e C). Lavoro nel quale sono stati coinvolti, oltre ovviamente a tutti i vescovi, biblisti, liturgisti e anche numerosi artisti, autori delle 87 tavole inedite che corredano il Lezionario.
Nel presentarlo alla stampa, monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ha sottolineato come questa sia la prima volta che, nella Chiesa cattolica, viene pubblicato un Lezionario con una rinnovata traduzione, dopo la pubblicazione dell’Istruzione Liturgiam authenticam, che detta i criteri per la traduzione nelle lingue moderne dei testi destinati alla liturgia. «La Nuova Vulgata – ha affermato il presule ripercorrendo il procedimento che ha portato alla nuova edizione – indica il testo e, nello stesso tempo, lascia vedere quali sono i testi critici su cui essa si basa. Su questi testi critici originali, ebraici, aramaici e greci, sono state rifatte tutte le osservazioni di rinnovamento del testo italiano».
In questo modo, ha aggiunto, «si è cercato di recuperare un’aderenza maggiore al tono e allo stile delle lingue originali, orientandosi verso una traduzione che fosse sì comunicativa e comprensibile, ma anche più letterale».
Il progetto completo, che sarà ultimato entro il 2008, prevede la pubblicazione di altri sei volumi, in due gruppi di tre: i primi dedicati al ciclo feriale (uno per Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua; uno per il Tempo ordinario Anno I e l’ultimo per il Tempo ordinario Anno II), mentre gli ultimi tre riguarderanno le letture per le celebrazioni delle feste e delle memorie dei Santi, per le Messe rituali (celebrazione dei Sacramenti) e per le Messe ad diversa e votive. Il nuovo Lezionario, tirato in trentamila copie, potrà essere usato «dalla prima domenica d’Avvento di quest’anno – ha spiegato don Angelo Lameri, direttore dell’Ufficio liturgico della Cei – e sarà obbligatorio dalla prima domenica d’Avvento del 2010».
Certamente, come ha ancora aggiunto Betori, il senso ultimo di questo sforzo d’aggiornamento davvero notevole è di «ricollocare la Parola di Dio al cuore della vita della Chiesa», anche per sottolineare «il valore teologico – ha detto monsignor Felice Di Molfetta, presidente della Commissione episcopale per la liturgia – della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia stessa». Un’evoluzione che, come detto all’inizio, si vuole porre tuttavia anche visivamente «in continuità con gli antichi libri liturgici – ha detto ancora Betori – dei quali eredita la preoccupazione di presentarsi in una forma nobile, ben curata, dignitosa arricchita dalle opere del genio umano».
A quest’ultimo riguardo è stato sottolineato il contributo che numerosi artisti italiani, «credenti e non», hanno dato al nuovo Lezionario, che una volta completato comprenderà oltre 200 tavole inedite. «Le opere – ha spiegato monsignor Crispino Valenziano, liturgista del Pontificio Istituto Sant’Anselmo – si attengono ai criteri del Concilio Niceno II del 787, secondo cui l’arte liturgica cristiana si deve adeguare a quanto è proclamato nella Sacra Scrittura». Tutte le opere, ha messo in evidenza Betori, sono state «realizzate gratuitamente », a riprova di «una ritrovata sensibilità del mondo dell’arte per la committenza della Chiesa».
Rispondendo infine ad alcune domande, il segretario della Cei ha precisato, a riguardo di una presunta 'incoerenza' tra la pubblicazione del Lezionario e il ritorno della Messa in latino, che «i vescovi italiani sono obbedienti alla Santa Sede in tutto, sia quando chiede di applicare il Concilio Vaticano II e la riforma liturgica, sia quando chiede in spirito di comunione di aprirci alla liturgia precedente».
Quanto al trasferimento del vescovo Giancarlo Bregantini da Locri a Campobasso, ancora Betori ha affermato che in esso «non c’è nulla di sospetto», e la «la Chiesa opera con spirito di continuità: Bregantini non è stato un vescovo di eccezione, ma espressione di una Chiesa attenta all’uomo, e ha sempre avuto il sostegno della Cei».
© Copyright Avvenire, 13 novembre 2007
Dall’Annunciazione al Padre Nostro 100mila differenze rispetto al vecchio testo
DA ROMA
I cambiamenti? Decine di migliaia, seimila solo dopo l’ultima delle revisioni. Che, in tutto, sono state quindici. In totale, dunque, si possono contare forse «oltre centomila» differenze tra il nuovo e il vecchio Lezionario. Sono state eliminate «forme arcaiche del lessico e della sintassi», ha spiegato monsignor Giuseppe Betori, e si è cercato di ricostruire «un ritmo delle frasi adatto alla proclamazione liturgica ed eventualmente al canto».
Sparisce così il termine 'mammona', «che non ha un significato di fede». E al posto di 'Dio e mammona' adesso c’è: 'Non potete servire Dio e la ricchezza'. «Potevamo aggiungere a 'ricchezza' l’aggettivo 'ingiusta' – ha osservato il segretario della Cei – ma questo lo chiarisce il contesto».
Avrebbe invece «creato confusione» togliere il termine 'ladrone' dal racconto della Passione, che così è rimasto «nonostante che il termine più corretto da usare sarebbe stato 'brigante'». Anche il racconto dell’Annunciazione adesso ha un inizio un po’ diverso: «Entrando da Lei l’Angelo disse: Ti saluto piena di grazia, il Signore è con te», è diventato «Entrando da Lei, l’Angelo disse: Rallegrati piena di grazia». E nel Salmo 8, dove leggevamo: «Hai fatto l’uomo poco meno degli Angeli», ora troviamo «Hai fatto l’uomo poco meno di un Dio». Diverso anche il Padre Nostro: ma, ha avvertito Betori, non cambia la preghiera, che «se cambierà, lo farà solo quando cambierà il Messale». Quello che cambia è il testo di Matteo, 6,9-13, dove non si dice più «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male», ma: «Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione». Altri cambiamenti li troviamo a proposito dello Spirito Santo, non più definito «Consolatore», ma «Paraclito» (che contiene in sé anche il termine “avvocato”, quindi difensore); o nel libro di Amos, dove i «buontemponi» diventano «dissoluti», mentre i «cembali e timpani» divengono «cimbali e tamburelli». E, ancora, l’esortazione «Andate e ammaestrate tutte le nazioni», è adesso: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli». Betori ha infine fatto notare come, raccogliendo un richiamo di Benedetto XVI (fatto durante l’omelia della messa pro eligendo pontifice, prima del Conclave che lo avrebbe eletto), oggi nella Lettera agli Efesini leggiamo: «Fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» e non la «maturità», com’era invece nel precedente.
(S.M.)
© Copyright Avvenire, 13 novembre 2007
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