14 dicembre 2007

"Adotta un prete", parte la campagna spirituale per salvare il clero (Rodari per "Il Riformista")


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Grazie alla preziosissima segnalazione del nostro Gianpaolo, possiamo leggere:

"Adotta un prete", parte la campagna spirituale per salvare il clero

di Paolo Rodari

Una campagna che dal cuore della cattolicità, il Vaticano, vuole arrivare in ogni remoto angolo della terra. Una campagna urgente e per certi versi drammatica a cui oltre Tevere si spera aderiscano, con discrezione e dedizione, il maggior numero di fedeli possibile.
Una campagna i cui contenuti sono esposti in una breve lettera datata 8 dicembre 2007, festa dell’Immacolata Concezione, alla quale è stato allegato un pamphlet di trentaquattro pagine ricco di immagini, approfondimenti, testimonianze.
La lettera è firmata direttamente dal responsabile del “ministero” vaticano che si occupa del clero, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, e dal suo vice, l’arcivescovo Mauro Piacenza, ed è visionabile sul portale della stessa congregazione retta da Hummes: www.clerus.org.
Il suo scopo è nel primo capoverso: si chiede a tutte le diocesi del mondo di creare «veri e propri cenacoli» in cui i fedeli si dedichino anima e corpo, spirito ed energie, all’«adorazione eucaristica continuata, nell’arco delle ventiquattro ore» al fine di riparare «alle mancanze dei preti» e, insieme, per sostenerli nella strada verso la santità.
L’iniziativa è proposta a tutti ma in particolare alle «anime femminili consacrate» affinché, seguendo l’esempio di Maria, adottino «spiritualmente sacerdoti per aiutarli con l’offerta di sé, l’orazione e la penitenza».
Si tratta, dunque, di una vera e propria chiamata a una mobilitazione generale. Perché attraverso la preghiera le colpe dei sacerdoti vengano espiate. La loro vita si diriga verso ciò a cui deve tendere, e cioè la santità. Affinché i preti «sempre meglio servano a Lui e ai fratelli, come coloro che, a un tempo, stanno “nella” Chiesa ma, anche, “di fronte” alla Chiesa tenendo le veci di Cristo e, rappresentandoLo, come capo, pastore e sposo della Chiesa».
Sono passati poco più di dodici mesi da quando, neo responsabile della congregazione per il clero, Hummes spiazzò le gerarchie vaticane offrendo nel corso di un’intervista al quotidiano brasiliano Estado do Sao Paulo una sua soluzione al problema - da sempre presente nella Chiesa - di quei sacerdoti che non riescono a vivere la castità come dovrebbero. Hummes parlò esplicitamente di abolire il celibato sacerdotale, salvo poi tornare sui suoi passi attraverso una dichiarazione ufficiale rilasciata tramite la sala stampa vaticana: «La questione del celibato sacerdotale - disse - non è attualmente all’ordine del giorno delle autorità ecclesiastiche».
Sono passati poco più dodici mesi da quell’intervista che fece sobbalzare il cuore di chi tanto aveva fatto per suggerire al Papa il nome del porporato brasiliano per sostituire al clero il colombiano Darìo Castrillòn Hoyos. Ma oggi, la lettera di Hummes, rivela la convinzione che, per supplire alle mancanze dei preti, non serva tanto “liberalizzare” il matrimonio, ma occorrano casomai suppliche e sacrifici da consumarsi preferibilmente in modo silenzioso attraverso preghiere nascoste all’interno dei templi di Dio.
Evidentemente non sono poche le vocazioni dei sacerdoti nel mondo che attraversano periodi che si potrebbero definire difficili. E, evidentemente, queste situazioni non sono sconosciute alla congregazione per il clero. Di qui, la richiesta di mettere in atto una rivoluzione silenziosa la quale, a onor del vero, già fu abbracciata nel corso della bimillenaria storia della Chiesa da tanti fedeli.
Il pamphlet allegato alla lettera di Hummes rende testimonianza della vita di tante persone che, come disse Benedetto XVI il 14 settembre 2006 incontrando i sacerdoti e i diaconi di Freising, «scuotono il cuore di Dio» e in cambio ricevono dal «padrone della messe santi operai».
Si tratta di semplici fedeli, tra questi parecchie donne, che tramite la preghiera continuata hanno deciso di assumere su di sé l’intera esistenza dei sacerdoti, peccati inclusi.
Lo disse anche san Pio X (1835-1914), al secolo Giuseppe Sarto, quando rivelò come un giorno sua madre, baciandogli l’anello vescovile, gli disse: «Sì, Peppo, però tu adesso non lo porteresti, se io prima non avessi portato questo anello nuziale».
Lo disse anche il cardinale Nicola Cusano (1401-1464), filosofo e matematico tedesco, poi vescovo di Bressanone che spesso i sacerdoti, nonostante i loro peccati, vivono grazie al potere dell’abbandono, della preghiera e del sacrificio delle madri spirituali nel segreto dei conventi.
Lo disse anche il barone Wilhelm Emmanuel von Ketteler (1811-1877), vescovo di Magonza, quando raccontò che un giorno vide in sogno Gesù e innanzi a lui una suora che alzava le mani in posizione d’implorazione: «Ella prega ininterrottamente per te», gli disse Gesù in sogno. Ketteler, svegliatosi, decise di farsi prete e, anni dopo, quando già era divenuto vescovo, per caso incontrò, in visita a un convento, «l’ultima e la più povera conversa» intenta a pulire una stalla. La suora lo guardò e lui riconobbe il volto di colei che anni addietro aveva sognato. Capì che era diventato ciò che era grazie a quella suora. Era stata lei, per per tutta la sua vita, a pregare per lui, per le sue colpe, per la sua santificazione.

© Copyright Il Riformista, 14 dicembre 2007

1 commento:

Anonimo ha detto...

pregare per i preti è cosa buona e giusta ma del clero fanno parte anche i diaconi permanenti. Stesso ordine ma grado diverso. se possibile cerchiamo di riscoprire la valenza di questo ministero a servizio della Chiesa. Anche i diaconi possono essere strumento nelle mani di Dio per la Comunità.
fraterni salyìuti