22 aprile 2008

Che laici sono se han paura di un vescovo? Negli Usa il Papa colpisce, in Italia viene colpito (articolo di Farina da incorniciare)


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Su segnalazione di Alessia leggiamo questo editoriale di Renato Farina da incorniciare ed esporre sull'uscio di casa.
R.

Che laici sono se han paura di un vescovo?

di RENATO FARINA

Il Papa è tornato dall'America. Resterà impressa nelle profondità di New York la sua preghiera in ginocchio a Ground Zero. Peccato solo non ci fosse Oriana Fallaci lì vicino. Ratzinger ha provato a dare un senso al lutto, senza annacquare in nulla il dolore: giustizia e misericordia si sono baciate. Benedetto XVI è nemico non solo dell'odio, ma del vuoto di significato, che è l'alleato più forte dell'islam violento. Non essendo Libero di lunedì in edicola, è bene ricordarcene.
Ma sarà pure il caso di fissare subito un paio di cattiverie italiane a lui dedicate. In assenza di Benedetto XVI, nell'Italia dove trova dimora da duemila anni la sede apostolica, hanno impresso sui muri il segno dell'odio contro la sua presenza.
Ci sono frange di questo nostro Paese cui non va proprio esca dal Vaticano, e porti la sua fisicità di vecchio sorridente dove vive la gente. Così, in attesa che dagli Stati Uniti intraprenda un viaggio a Genova, previsto per il 17 e 18 maggio, scritte funeste appaiono sui muri liguri contro il Pontefice.
Gli autori sono degli estremisti svitati, sperabilmente mitomani. Ma c'è qualcosa d'altro che non suscita allarmi terroristici (ci mancherebbe) ma trova ormai terreni ubertosi.

Il rifiuto dell'Università La Sapienza di Roma ha fatto scuola. A Pieve Ligure doveva esserci una normale visita dell'arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, in una scuola della diocesi. Un saluto da parte del capo dei vescovi italiani. Se fossi stato un genitore ateo o persino musulmano avrei pensato che magari si può persino imparare da un uomo di religione che non sia un imam. Invece sono subito arrivate le lettere di genitori e insegnanti alla preside.

I soliti appelli alla laicità dello Stato, alla non interferenza, alla a-religiosità dell'insegnamento il cui dogma sarebbe stato infranto da un signore in tonaca che dice due parole in fondo legate alla nostra tradizione.

La preside si è spaventata. Ha chiesto un parere al consiglio di istituto, il quale a larga maggioranza ha dato il permesso al vescovo di venire dichiarandolo gradito, ma dando facoltà agli alunni di scegliere attività alternative. Bagnasco non ha fatto l'offeso, non ha rinunciato, andrà nelle scuole. Ci pare bella questa sua serenità, sono ragazzi, del resto non sarà atteso da una "fro cessione" come Ratzinger alla Sapienza. A noi però questa idea che se viene a scuola un ospite si può simbolicamente girargli la schiena, più che altro sembra l'affermazione del diritto alla maleducazione e all'ignoranza. Il diritto al rifiuto di quel che è il centro, piaccia o no, della nostra identità.

Su molti giornali sono apparsi in proposito commenti di appoggio alla mossa anti-vescovo (in realtà dicevano di Bagnasco perché il Papa intendesse). E questo inietta veleno nella nostra convivenza civile. Ci aspettiamo sviluppi. Espressi da domande tipo queste.

Calcare le strade pubbliche, in fondo pubbliche come le scuole, può essere consentito a un uomo che predica Cristo e la sua dottrina? O è un'ingerenza inaccettabile rispetto alla neutralità dei nostri guai; un disturbo intollerabile alle cuffie incollate alle orecchie dei ragazzi? Si scusi la forzatura paradossale. Ma proprio questo sta accadendo. La volontà di ridurre i confini della fede alla cerimonia liturgica, all'insegnamento privato per i membri del club. Se un Papa si rivolge fuori dal suo recinto, scatta la caccia al clandestino.

Sta passando nella cultura italiana un'idea di laicità dello Stato che pretende di imporre sul terreno pubblico l'esclusione di Dio e di chi ce lo ricorda. Questa è la differenza tra America e Italia. Il Papa là ha trovato rispetto, qui dispetto. Non si sopporta la sua idea che Dio non stia sopra le nuvole, ma la fede abbia un rilievo pubblico necessario non solo ai credenti ma alla democrazia.

In America questo è considerato pacifico. Ratzinger lo ha ripetuto senza suscitare scandalo. Neanche Platone avrebbe avuto nulla da dire («è più facile costruire una città sopra le nuvole che uno stato senza Dio»), figuriamoci Jefferson o Tocqueville. La libertà americana ha questa maniera di essere per cui non si deve nascondere il proprio credo in cantina, come qualcosa di cui vergognarsi, ma giocandolo senza timore sul prato della vita. Da noi si rischia come minimo di essere considerati fondamentalisti.

E di essere oggetto di intimidazioni di estremisti, ma anche di adepti veltroniani: le vignette a lui dedicate ieri sull'Unità dicono un odio persino superiore a quello riservato a Bush e a Berlusconi. Si aspetta solo la fucilata di Marco Travaglio.

Di un'altra cosa occorrerà ricordarsi a proposito di questo Papa. Come Karol Wojtyla ha saputo chiedere perdono: e non per le colpe dei cristiani di un passato remoto, ma per infamie di oggi.

La infanzia violata da sacerdoti grida dinanzi a Dio, e Benedetto XVI ha voluto inchinarsi dinanzi alle vittime. L'America è rimasta colpita, in Italia si preferisce colpirlo.

INTOLLERANZA

SOTTO SCORTA All'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, è stata assegnata nell'aprile 2007 una scorta da parte delle autorità di pubblica sicurezza, dopo numerosi episodi intimidatori che avevano fatto temere per la sua incolumità.

ANTICLERICALISMO Secondo l'allora viceministro dell'Interno Marco Minniti: «I ripetuti episodi intimidatori in atto sembrerebbero non ascrivibili a matrici di natura eversiva, ma troverebbero origine in un sentimento anticlericale volto a rimarcare la presunta interferenza della Chiesa nelle vicende politiche nazionali».

SOLIDARIETÀ PUBBLICA Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato il primo maggio 2007 al segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, aveva assicurato che «l'Italia non lascerà solo monsignor Angelo Bagnasco di fronte alle vili minacce di oscura provenienza. Occorre garantire il più sereno esercizio della missione pastorale del presidente della Conferenza episcopale».

I BAMBINI NON PROTESTANO Il card. Angelo Bagnasco, presidente della conferenza episcopale italiana, ha iniziato ieri, da Sori, il giro di visite pastorali presso le scuole della diocesi di Genova, di cui è vescovo. Oggi sarà nella media di Pieve Ligure, dalla quale sono partite le contestazioni di alcuni genitori. Ma l'Unione atei e agnostici ha in corso diverse iniziative legali su casi simili, perché ritiene ogni atto di culto nelle scuole «espressamente vietato dalla legge»

© Copyright Libero, 22 aprile 2008

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Buon giorno. Farina parla di vignette sull'Unità...Di che si tratta? Carla

Raffaella ha detto...

Ciao Carla, non ho visto le vignette ma posso immaginarle considerata la "fonte" :-)
R.

Anonimo ha detto...

Un articolo davvero commovente. Che illustradavvero bene la differenza tra noi e gli USA, dove un Papa può parlare quanto vuole in un istituzione e in Italia un Vescovo deve stare sotto scorta e per visitare una scuola della sua diocesi deve chidere il permesso ai genitori degli alunni.